Introduzione : La pubblicazione di «Psicoanalisi in giallo – L’ analista come detective» – (Cortina editore, 194 pagine) a cura di Antonino Ferro, Giuseppe Civitarese, Maurizio Collovà, Giovanni Foresti, Fulvio Mazzacane, Elena Molinari e Pierluigi Politi- offre alla giornalista Lilli Garrone insieme a Giovanni Foresti e Fulvio Mazzacane l’occasione di una ricostruzione del lungo rapporto tra Giallo e psicoanalisi, a partire da Freud, intorno a temi comuni dell’indagine, delle congetture e della colpa.(Silvia Vessella)
CORRIERE DELLA SERA 28-02-2012
LILLI GARRONE
San Lorenzo Un libro mette insieme la psicoterapia e il giallo.
L’ analista fa il detective tra Freud e Montalbano
Presentazione Alla libreria Assaggi interverranno anche due dei co-autori: Fulvio Mazzacane e Giovanni Foresti
Il primo – si può dire – è stato il regista americano Alfred Hitchcock che nel film del 1945 «Io ti salverò», interpretato da Ingrid Bergman e Gregory Peck, usa la psicanalisi per risolvere un giallo: quello dell’ assassinio di un giovane e talentuoso dottore Antony Edwards del quale Gregory Peck-John Ballantyne avrebbe preso inconsciamente il posto. Sogni, ricerche, simbologia per arrivare alla soluzione del caso: lo psicanalista – in questo caso una donna – diventa così un detective. E in fondo la domanda alla base sia della psicanalisi che del cinema o del romanzo poliziesco è la stessa: di chi la colpa? È dunque talmente simile l’ interrogativo che unisce queste scienze che adesso è arrivato un libro: «Psicoanalisi in giallo – L’ analista come detective» (Cortina editore, 194 pagine) a cura di Antonino Ferro, Giuseppe Civitarese, Maurizio Collovà, Giovanni Foresti, Fulvio Mazzacane, Elena Molinari e Pierluigi Politi. Verrà presentato stasera alla libreria Assaggi (via degli Etruschi 4 a San Lorenzo alle 20.30, subito dopo il Freud’ s bar alle 19) da Gioacchino De Chirico, dallo scrittore Beppe Sebaste, e da due dei co-autori: Fulvio Mazzacane, segretario scientifico del Centro psicoanalitico di Pavia e Giovanni Foresti, segretario della Società psicoanalitica italiana. Dunque il modo in cui funziona un giallo e quello in cui si dipana un’ analisi sono talmente affini che i sette autori del libro, un affiatato gruppetto di psicoanalisti pavesi, lo svolgono a tanti livelli, non tralasciando di parlare di due dei più famosi detective dei nostri giorni, il tenente Colombo e il Commissario Montalbano. Dal racconto di storie di alcuni casi clinici, a quelli più letterari, gli autori ricordano come la letteratura poliziesca nasca con Edgard Allan Poe, in un periodo storico di poco precedente i primi lavori di Freud. Quindi anche temporaneamente c’ è un legame da non sottovalutare, del quale gli autori parlano nella prefazione: «La decisione di scrivere alcuni lavori psicoanalitici partendo dalla letteratura gialla – dicono – non è stata per il nostro gruppo solo un esercizio di stile. Vi sono vari elementi che giustificano un libro in cui la psicoanalisi viene avvicinata al romanzo giallo e alle sue evoluzioni, non ultimo il fatto che questo genere letterario nasca in un periodo appena precedente i lavori di Freud». E così come «l’ investigatore è dotato di estrema fiducia nel suo metodo basato su procedimenti logici infallibili… – scrivono gli autori – allo stesso modo l’ analista affianca alle verità interpretative altre funzioni, che diventano necessarie se si accetta l’ immersione nelle turbolenze del campo analitico». Dunque i meccanismi della detective story possono a peno titolo essere accostati a quelli di una indagine nella mente del paziente, dato che in ogni caso si parte da congetture in cui il «colpevole» non è facilmente identificabile. E se il commissario Montalbano o il tenente Colombo procedono guidati da ragione e scienza, sicuri del trionfo della verità, dall’altra parte l’ analista, attento osservatore delle vicende del paziente, è mosso dalla convinzione che il suo intervento interpretativo porterà alla soluzione migliore.