Cultura e Società

Jean-Bertrand Pontalis Tra alte e basse maree. D. D’Alessandro

22/05/23
Jean-Bertrand Pontalis Tra alte e basse maree. D. D’Alessandro

Parole chiave: Pontalis, Psicoanalisi, Enciclopedia

Jean-Bertrand Pontalis

Tra alte e basse maree

di Davide D’Alessandro

HUFFPOST, 20 MAGGIO 2023

L’editrice Alpes colma una lacuna mandando in libreria un testo del noto psicoanalista francese non ancora tradotto in italiano. Sono brevi racconti che toccano tutti gli ambiti della fantasia, i misteri fra le sfere diurne e notturne della nostra anima

Ci sono psicoanalisti che amano chiacchierare, apparire ed esibirsi, affetti da quel narcisismo di morte, non di vita, che dicono si debba arginare, se non addirittura combattere. Il narcisismo dei pazienti, ovviamente. Spesso hanno impiegato decenni a lavorarci su, senza mai fare davvero i conti con il proprio.

Jean-Bertrand Pontalis è stato psicoanalista attento e rilevante, lavoratore assiduo e privo di narcisismo cattivo, aperto alla letteratura, tanto da meritarsi persino una punta di sarcasmo da André Green, secondo il quale avrebbe lasciato la psicoanalisi per dedicarsi alla letteratura.

In realtà, verrebbe da chiedersi: esiste la psicoanalisi senza la letteratura? Leggendo Pontalis, e altri raffinati psicoanalisti, la risposta è no. Anzi, la psicoanalisi si nutre giorno e notte di letteratura. I personaggi che si agitano nella nostra mente, con i loro tic, vizi e virtù, con le loro maschere buone per ogni appuntamento, sono i personaggi che ritroviamo nelle pagine dei grandi romanzieri.

Pontalis è morto dieci anni fa, il 15 gennaio, giorno del suo compleanno. Aveva scritto: “Ricordo di essermi creato un segreto: la morte mi avrebbe sorpreso il giorno del mio compleanno. Quando? Lo ignoravo, ma sarebbe stato quel giorno”. Così è stato, ricorda Nelly Cappelli nell’introduzione di “Alta marea, bassa marea”, il piccolo gioiello di Pontalis rimasto mancante nella traduzione italiana. Ora è l’editrice Alpes ad aver colmato la lacuna, con la cura della stessa Cappelli e di Barbara Serrati.

Chi ha amato “L’amore degli inizi”, “Tra il sogno e il dolore”, “Perdere di vista”, “La forza d’attrazione”, “Questo tempo che non passa”, “Limbo. Un piccolo inferno più dolce”, “Un giorno, il crimine” e, soprattutto, “Finestre”, non può non amare “Alta marea, bassa marea”.  Da chi è stato co-autore, insieme a Jean Laplanche, della “Enciclopedia della psicoanalisi”, non ti aspetteresti queste magnifiche pitture, questi delicati intarsi sull’animo umano, queste interpretazioni sottili, appena sussurrate con garbo e stile.

Scrive Cappelli: “I personaggi dei racconti di Pontalis sono fatti di materia impalpabile: figure che forse emergono dai sogni – tracce, resti di sogni – o forse da esperienze vissute, da ricordi, da fantasie a occhi aperti, invenzioni. I brevi racconti che compongono ‘Alta marea, bassa marea’ toccano tutti gli ambiti della fantasia, questa ‘entità ibrida’ fra inconscio, preconscio e conscio, come la definì Freud. Pontalis è scrittore del margine, del limite. Margine, orlo: ciascuna della due sponde tra cui scorre il fiume, il contorno bianco, vuoto, della pagina. Margine, dunque, più che frontiera. La scrittura mette in evidenza non tanto la continuità (come nella concezione del ‘pensiero onirico della veglia’) quanto la cesura, il lavoro psichico necessario a passare dalla veglia all’assopimento, al sogno, al risveglio, alla fantasia a occhi aperti, all’osservazione e alla contemplazione. Il mistero che affascina Pontalis è la parentela fra le sfere diurne e quelle notturne della nostra anima”.

Pontalis non scrive guardandosi allo specchio per lucidare la propria immagine, ma per comprendere la sua e quella degli altri, tutti poveri mortali alle prese con le alte e le basse maree. Chiude Cappelli: “Pontalis scrive in modo ‘semplice’, usa parole comuni, ma ci mostra come spesso siano proprio queste parole a contenere un senso sconosciuto, a essere polisemiche, evocative. Diceva che ciascuno dispone di un lessico personale. Allora: Limbo, Finestre, Maree, da nozioni personali che erano, attraverso il racconto, diventano condivisibili; rivelano al lettore, che ne resta sorpreso e toccato, tutto il loro potenziale metaforico”.

Come in ‘Il comandante’, protagonista del primo racconto, che “alla fine della giornata, lascia la sua roccia e se ne va, aiutandosi col bastone. Il suo equilibrio è incerto ma cammina ben eretto, da uomo elegante. Di tanto in tanto si ferma per prendere il respiro prima di incamminarsi di nuovo, procede con precauzione per evitare i ciottoli che ingombrano il sentiero”.

Sembra di vedere Pontalis novantenne. Sembra di vedere il novantenne che saremo, se lo saremo.

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