Cultura e Società

(In)attualità, rassegna stampa di Spiweb per psicoanalisti non rassegnati/1 di C. Buoncristiani

5/03/25
(In)attualità, rassegna stampa di Spiweb per psicoanalisti non rassegnati/1 di C. Buoncristiani

Parole chiave: esame di realtà, negazione, mass media, fake news, perversione

di Chiara Buoncristiani

Questo spazio dedica all’attualità e agli scambi comunicativi della “semiosfera” un particolare tipo di sguardo. La rubrica nasce dal presupposto che gli effetti dell’inconscio si esprimano in modo eterogeneo nel mondo di oggi. Mondo che abitiamo, a partire dal quale ci costruiamo e siamo costruiti come soggetti contemporanei.

Il nome scelto, (In)attualità, allude a una considerazione di Giorgio Agamben: il contemporaneo sarebbe una singolare relazione col proprio tempo, che aderisce a esso e, insieme, ne prende le distanze, è un’abilità particolare, che equivale a neutralizzare le luci che provengono dall’epoca per scoprire la sua tenebra, il suo buio speciale. (Agamben, 2010).

Di volta in volta quello che si proverà a fare, con l’intervento dei colleghi che vorranno partecipare, sarà immergersi e al tempo stesso cartografare il “buio speciale” di questa nostra epoca.

Pilot: #Fake news e Intelligenza Artificiale. Ovvero del non credere più ai propri occhi

“Noi non siamo fatte della stessa sostanza dei sogni”. Sopra le immagini fake girate nelle ultime campagne elettorali americane, indiane e, più di recente, tedesche sarebbe stato utile un alert che nega le parole di Shakespeare?

In questo primo numero, l’inattualità dello sguardo si sofferma sulle immagini sintetizzate dall’Intelligenza Artificiale e sul loro ruolo di supporto materiale nella dinamica psichica attivata dalle post-verità.

Si tratta di immagini fake clamorose e seducenti. Tanto impeccabili dal punto di vista estetico, quanto magnetiche da quello emotivo. “Notizie bomba” che – seppure si rivelino poi completamente false – eccitano e monopolizzano l’attenzione (investimento) per via di quel piccolo-grande trauma che accompagna la loro ricezione.

Ma procediamo con ordine. Milena Gabanelli, nel suo Dataroom ha riassunto bene la situazione tedesca. Citiamo dal servizio giornalistico: “Informazioni diffuse e costruite da bot [Intelligenza Artificiale] di provenienza russa, social media dell’ultradestra americana e tedesca e influencer della estrema destra tedesca hanno creato incertezza, perfino caos, nel tentativo di rafforzare le ali estreme. Ondata di falsità in cui è entrato anche il vicepresidente Usa Vance che ha addirittura confuso Mosca con l’Europa, accusando proprio l’Europa stessa di «censurare e mettere in prigione gli avversari»”. E ancora: “A gennaio in Germania vengono diffusi sulle piattaforme social due video: la villa da 90 milioni di euro del cancelliere tedesco Olaf Scholz a Hollywood prima che il rogo di Los Angeles la incenerisse e pure quella della presidente dei Verdi tedeschi, Franziska Brantner, con tanto di mappa di Google Earth. Il messaggio è: «Loro guadagnano milioni tradendo gli interessi della gente comune»”.

Fermo restando che le immagini dell’AI, così come le notizie false, non sono create esclusivamente da una particolare fazione politica, ci interessa indagarne la logica implicita. Le fake news sono create ad arte, immagini indistinguibili da foto e video ‘reali’, ma completamente artificiali. Fintanto che non le si smentisce sono ri-postate in ogni dove e fanno milioni di visualizzazioni.

Aspetto non trascurabile, la smentita degli organi ufficiali, quasi sempre agenzie di stampa che si occupano di fact checking, il vecchio “esame di realtà”, non arriva sugli stessi canali in cui è diffusa la notizia: non arriva cioè nelle bacheche degli stessi utenti cui è stata proposta la fake proprio perché quel tipo di narrazione iconica, creata ad hoc, è un evento ‘desiderabile’, che è stato ‘creato’ e trovato da un determinato profilo utente…

Non sarà sfuggito il lessico winnicottiano della frase precedente. Ebbene sì, il marketing sfrutta le dinamiche della psiche. Ma da un punto di vista psicoanalitico, visto che queste immagini appartengono alla sfera culturale e possono essere usate come ‘oggetti soggettivi’, bisogna almeno chiedersi se queste immagini sintetiche appartengano a quell’area terza dei processi transizionali di cui ci parla Winnicott. Anche con l’AI, in effetti, si può giocare, fare arte, sognare.

Per poter segnare una differenza decisiva, è l’ipotesi di questo articolo, è necessario contestualizzare il particolare uso che in determinate circostanze se ne può fare e gli effetti che ne derivano: la trasformazione, ad esempio nella cornice del setting analitico, implica l’apertura di una serie di domande nuove; mentre la manipolazione, nella circostanza delle notizie false, implica la chiusura in una serie di piacevoli certezze.

Un funzionamento, quest’ultimo, che si potrebbe piuttosto leggere attraverso la categoria di perversione, nell’accezione che ne dà Janine Chasseguet Smirgel (1987), come bisogno della psiche di alterare l’ordine logico, trasformando ciò che è falso in vero. Qualcosa che sembra essere la cifra di uno psichismo collettivo sofferente, in ultima analisi incapace di accordarsi perfino sui fondamenti logici delle forme condivise.

Come osservava Bernand Chervet, già nel 2021 nella sua relazione al congresso della Fep sul tema Realities, siamo in un’epoca in cui “la vita politica del XXI secolo non teme più di imporre, al posto dell’esame di realtà, il potere assoluto di una realtà alternativa, [istituita come vera] perché pronunciata da un principe”. Una semiologia della falsificazione e dell’ipocrisia, vicina alla mitomania, tende a usare “la logica dell’equivalenza”, per scopi ideologici di gruppi particolari.

Da analisti conosciamo bene logica dell’equivalenza, perché quando ascoltiamo un paziente e “sogniamo con lui”, siamo operatori di una sospensione del giudizio di verità. Concediamo cioè uguale investimento a tutte le associazioni che emergono in seduta. Per noi tutto ciò che attraversa l’esperienza analitica, che si manifesti come una credenza, una certezza o una conoscenza del paziente ha equivalente possibilità di assumere senso nel lavoro psichico. Tale equivalenza è però funzionale all’emersione di connessioni inconsce e di una loro mobilitazione a favore di una trasformazione.

Tuttavia, è proprio per via di questo “mettere in equivalenza” legato al metodo analitico che lo psicoanalista si è imposto la sfida di considerare un esame di realtà che non sia la semplice accettazione conformista di ciò che è validato in un dato momento da un dato gruppo.

Al contrario, nel discorso delle immagini delle fake news i confini classici tra diverse realtà (materiale, intrapsichica, intersoggettiva…) sono erosi in nome del potere. Questo annullamento delle differenze tra livelli di realtà è, infatti, solo il primo stadio di un progetto che ne contiene un secondo: “Quello di imporre una realtà. La negazione delle differenze [tra diversi tipi di realtà] presiede come padrone assoluto. Queste tendenze attuali legate al gruppo non riguardano solo i discorsi politici, ma portano alla luce costellazioni psichiche fino a ora sono rimaste più o meno latenti” (Stantchev, 2021).

Dobbiamo considerare molte delle strategie politiche della nostra epoca come una forma di sfruttamento e spaventosa amplificazione di queste costellazioni psichiche che avviene sfruttando alcune caratteristiche prima impensabili dei nuovi media e dell’Intelligenza Artificiale? Un’apertura interessante su questo interrogativo la fornisce Marshall McLuhan. Ne parla un articolo firmato di recente dal semiologo Stefano Bartezzaghi su Doppiozero.

In Understanding Media, McLuhan si chiede quali domande dobbiamo porci di fronte ai cambiamenti piccoli e grandi. Individua quattro principi che operano quando l’ingegno umano introduce un qualunque elemento nuovo, che sia una teoria, un oggetto culturale o materiale, la lavorazione neolitica dell’ossidiana, l’esplorazione di Marte, i ritrovati delle telecomunicazioni le dottrine scientifiche

I quattro principi si traducono in domande.

Eccole: di qualsiasi sorta essa sia, la novità non si limita (come normalmente si crede) ad accrescere una facoltà umana (1) e a superare una condizione precedente (2): essa consente anche il recupero di qualcosa che era caduto nell’oblio (3) e, quando è portata all’estremo, produce un proprio ribaltamento (4). McLuhan suggerisce in sostanza di pensare alle innovazioni chiedendosi: quale Amplificazione, quale Obsolescenza, quale Recupero e quale Capovolgimento sono comportati da questa novità? (Bartezzaghi, 2025)

Un esempio su cui riflettere è quello delle droghe pesanti, gli oppioidi, che amplificano la tolleranza del dolore e superano con ciò la pregnanza dei sintomi, recuperano il senso di isolamento protetto della vita fetale e si capovolgono, divenendo da rimedio circostanziale, intero stile di vita.

Come funziona dunque con l’AI? Ciò che si amplifica è “innanzitutto la possibilità di produrre immagini e storie realistiche (sino all’illusionismo) a partire da pensieri di tipo fantastico, mentre ciò che va in obsolescenza sono i ‘vecchi’ metodi di manipolazione delle verità, dai fotomontaggi,” alla tecnica del depistaggio utilizzata dai servizi segreti. Ma a interessare al nostro discorso sono il Recupero e il Capovolgimento.

Il Recupero dell’AI sta nel tornare a un modo tipico del mondo antico: nell’antichità il piano di realtà degli dei era distinto da quello umano, ma il transito era consentito – basti pensare alle unioni feconde fra esseri umani e dèi. L’invisibilità degli dèi era la prova di una loro esistenza che non aveva bisogno di essere verificata con un esperimento scientifico. Oggi l’AI recupera la coesistenza di mito e realtà in un unico universo.

Ma ciò che l’AI fa in un modo del tutto inedito è immettere, in un contesto dominato dal metodo scientifico e da dimostrazioni della verità che sono “evidence based”, immagini che consentono a qualunque elemento, a prescindere dal livello di realtà cui apparterrebbe, di raggiungere lo stato dell’evidenza visiva.

Ecco come il bacio appassionato fra Elon Musk e Giorgia Meloni è commentato da Bartezzaghi con una vignetta:

“Ma sei sicuro che Musk e Meloni si siano baciati? “Sì, certo: l’ho visto coi miei occhi”

A qualcuno parrà vero, ma anche chi sospetterà la mistificazione subirà almeno in parte l’effetto dell’immagine.

Questa articolazione dell’AI fa leva sull’introduzione selettiva e strategica di uno stato epistemico tipico del processo primario, in cui non vige il principio di non contraddizione. L’esistente visibile può convivere con l’inesistente irreale nell’uguaglianza conferitagli da una medesima visibilità.

Nel mondo che si avvia a includere l’evidenza sintetica, Musk e Meloni non si sono baciati e si sono baciati.

Può essere utile notare che l’evidenza sintetica lavora per via di porre, anziché di levare. Come il diritto positivo, essa istituisce il proprio fondamento, fa cioè sempre un discorso di potere, nella misura in cui auto-iscrive se stessa – senza negoziare il proprio riconoscimento – nel novero della realtà.

La sfida che l’AI pone è, infine, quella di arrivare al Capovolgimento epistemico: cessare di credere ai nostri occhi, abdicare al primato illuministico della vista, assumere una posizione scettica quando le informazioni costruite ad hoc proveranno a catturaci con la loro evidenza sintetica.

In questo compito qualche strumento di una certa utilità lo potrebbe fornire anche quella disciplina del sospetto che continua a chiamarsi psicoanalisi.

Per chiudere un po’ di clinica può aiutare a comprendere in che modo tali questioni entrano nei nostri studi.  

Un giovane paziente mostra all’analista alcune immagini costruite con l’AI a partire dal sogno della notte precedente. All’analista appare un’immagine in cui tutto, fino all’ultimo dettaglio, è già messo in forma dalla sintesi visiva creata dall’AI. Questo accade prima che una qualunque associazione del paziente o rêverie della coppia analitica possa lavorare immergendosi in quel sogno.

L’immagine sintetica occupa la casella vuota di quello che prima dell’esistenza delle immagini create dall’AI poteva essere solo evocato e immaginato.

Con quali effetti?

Che natura ha l’immagine che guarda l’analista in seduta?

Cosa sta facendosene il paziente facendone ostensione?

Che cosa toglie e cosa aggiunge al processo di lavorazione delle immagini del sogno in seduta? Sta provando a controllare la discesa agli Inferi del sogno?

Evita o trasforma la seduta in modo spregiudicato, a partire dalle nuove possibilità del nostro tempo?

Bibliografia

Agamben, G., Che cos’è il contemporaneo e altri scritti, Roma,Nottetempo,  2010.

Chasseguet-Smirgel, J., Creatività e perversione, Milano, Cortina, 1987

Chervet, B. 2021, “Which Reality Testing in Psychoanalysis at the Period of the Post-Truth? From Kettle Logic to Cauldron to the Witch Trial”, FEP Bullettin, n. 75

Gabanelli, M. 2025: https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/fake-news-germania-sotto-attacco-ecco-da-dove-arriva-l-ondata-di-disinformazione/98c5f6e1-f790-45de-b125-fb241ed00xlk.shtml

Marshall & Eric McLuhan (1988), Le leggi dei media, Marshall e Eric McLuhan, Edizoni Lavoro Roma, 1994.

Marshall & Eric McLuhan, (2017) Le tetradi perdute di McLuhan, Il Saggiatore, 2019

Batezzaghi, S. 2025: https://www.doppiozero.com/evidenza

Stantchev, D. 2021, “The Butterfly Parable. Discussion of Bernard Chervet’s Paper: ‘Which Reality Testing in Psychoanalysis at the Period of the Post-Truth? From Kettle Logic to Cauldron to the Witch Trial”, FEP Bullettin, n. 75

Vedi anche:

Umani-Robot: una relazione pericolosa? – Ottobre 2017

Le relazioni umane e le nuove tecnologie nell’ immaginario cinematografico e nella psicoanalisi

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