Cultura e Società

Il saggio che echeggia Freud e ridà ricchezza alla psicoanalisi, IL VENERDI’ DI REPUBBLICA, 17 ottobre 2014

20/10/14

Il Venerdì di Repubblica

Il saggio che echeggia Freud e ridà ricchezza alla psicoanalisi

INTRODUZIONE: Corrado Augias recensisce il saggio che Antonio Alberto Semi, psicoanalista con funzioni di training della Società Psicoanalitica Italiana, Direttore della Rivista di Psicoanalisi dal 1995 al 1997, pubblica per Raffaello Cortina con il titolo “Psicoanalisi della vita quotidiana”. Augias sottolinea come l’Autore, prendendo spunto da fobie ed ossessioni quanto mai comuni (in questo senso echeggiando il titolo di Freud ‘Psicopatologia della vita quotidiana”), sviluppi quesiti fondamentali e riflessioni che, attraverso la proposta dell’esperienza clinica e personale dell’Autore, ci riconducono alla psicoanalisi ed alla ricchezza della relazione analitica come percorso privilegiato per ritrovare nella diversità la propria soggettività. (Giuliana Rocchetti)

Il Venerdì di Repubblica, 17 ottobre 2014

Corrado Augias

Che cosa ci fa soffrire di più, una piccola fobia o un’imponente ossessione? Caso pratico: contare tutte le pietre del selciato – o tutte le righe del marciapiede – da casa a ufficio: ossessione notevole. Essere angosciati dall’incontro possibile con un millepiedi, un ragno, un topo: piccola fobia. La risposta che dà Antonio Alberto Semi è quella intuitiva: il millepiedi ci spaventa, ovvero ci fa soffrire di più. Trovo questo caso nel libro del professor Semi dal titolo Psicoanalisi della vita quotidiana che echeggia scopertamente quello analogo di Freud. Mi sembra però che le finalità di Semi siano diverse da quelle del maestro. L’autore (dirige la Rivista di psicoanalisi) punta sul riconoscimento delle nostre nevrosi come potenziale fattore di uguaglianza. Volgarizzo: siamo tutti fatti della stessa pasta, anche se poi ovviamente ognuno la sviluppa a modo suo. «Parlo, egli scrive, non solo dell’esperienza particolare che si può compiere in qualsiasi analisi ma dell’avventura umana che tutti compiono». Con notevoli capacità divulgative, l’autore ricostruisce per prima cosa il complicato rapporto che si istaura tra terapeuta e paziente, dove ognuno dei due soggetti recupera con la libertà la propria diversità: «In questo sente di potersi davvero considerare uguale all’altro». L’esposizione si sviluppa in capitoli che si rifanno a esperienze cliniche ma anche (inevitabilmente) a eventi personali. Nel capitolo Riflessioni su una fotografia è interessante il percorso dall’immagine, al «ritorno al passato», alle parole. Un’altra domanda è: «Che cosa c’è di nostro nella realtà intorno a noi? Nostro, ovvero comunemente condiviso». Qui Semi accoppia la teoria monistica dell’individuo con il monoteismo, domanda cruciale in un’epoca nella quale lo sviluppo delle «neuroscienze» elabora teorie che rischiano di creare un’immagine meccanica, neurologica, dell’individuo. Semi restituisce invece alla psicoanalisi la sua ricchezza interpretativa, anche se non ne nasconde pericoli e punti deboli. Lo studio e la scansione del cervello può individuare aree e funzioni relative di quest’organo. Ma è all’analisi che bisogna ricorrere per rispondere alla vecchia domanda: «ma come sono fatto?»: «Penso che questa riflessione per quanto repressa nella società attuale ci faccia essere umani». Lo sapeva anche l’oracolo a Delfi: «Conosci te stesso».

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