HAYAO MYAZAKI, 1985
Parole chiave: adolescenza, immagine corporea, dismorfofobia, disturbi alimentari
Intervista ad Adelia Lucattini di Maria Luisa Roscino
Il Mediterraneo, 30 Settembre 2022
Introduzione: L’adolescenza è un periodo nel quale avviene un importante processo trasformativo a partire dal corpo che perde le sue caratteristiche infantili per assumere un nuovo aspetto e un nuovo significato. Le modificazioni corporee però determinano paure e conflitti che possono sfociare in una difficoltà di integrazione tra mente e corpo causando dismorfofobie e/o disturbi alimentari. Adelia Lucattini in questa intervista descrive l’efficacia del trattamento psicoanalitico per i disturbi dell’immagine corporea (Maria Antoncecchi)
Adelia Lucattini, psichiatra, membro ordinario della Società Psicoanalitica Italiana e dell’International Psychoanalytical Association, esperta di Psicoanalisi bambini /adolescenti
Il Mediterraneo, 30 Settembre 2022
SPORTELLO SALUTE. I Disturbi dell’immagine corporea nell’adolescenza.
Intervista ad Adelia Lucattini di Maria Luisa Roscino
Il Mediterraneo, 30 Settembre 2022
Disregolazione emotiva nei Disturbi dell’Immagine Corporea, quale approccio strutturale è possibile utilizzare con i pazienti attraverso la psicoanalisi? Quali le possibilità terapeutiche? Recentemente abbiamo assistito ad una importante dichiarazione degli esperti della Società Italiana di Prevenzione Cardiovascolare: “Valorizzare la body positivity e condannare il body shaming è sacrosanto se intesi come ‘inclusività’ e guerra alla discriminazione del ‘diverso’, del non allineato ai canoni estetici mainstream. Ma per nessuna ragione dobbiamo far passare il messaggio che l’obesità vada considerata come una condizione ‘normale’, addirittura alternativa alla magrezza eccessiva o al normopeso. In questo campo ‘uno non è uguale a uno’”. Body positivity, Disturbi Alimentari, diagnosi strutturale e psicoanalisi, sono al centro di questa intervista, ma non solo. Tutto questo ed altro ancora, lo abbiamo chiesto alla Dott.ssa Adelia Lucattini, Psichiatra e Psicoanalista della Società Psicoanalitica Italiana e dell’International Psychoanalytical Association esperta in età evolutiva.
Dott.ssa Lucattini, quando si può parlare di disturbi dell’immagine corporea?
Tra i disturbi dell’immagine corporea abbiamo il Disturbo da dismorfofobia, che è una condizione psichica in cui una persona passa molto tempo ad occuparsi e preoccuparsi dei difetti del proprio corpo e del proprio aspetto. Questi difetti sono spesso impercettibili agli altri. Questo disturbo può manifestarsi a qualsiasi età, ma è più comune negli adolescenti e nei giovani adulti. Studi scientifici hanno evidenziato che tale disturbo colpisce in egual misura sia uomini, che donne. Gli adolescenti con un’ossessione dismorfofobica non vanno scambiati con essere vanitosi o ossessionati da sé stessi, è proprio uno scollamento tra il proprio corpo reale e la rappresentazione psichica che si ha di sé, tra come si è e come ci si vede. Chi ne soffre è prigioniero del suo disturbo che può avere un forte impatto sulla vita. Un altro grande gruppo sono i disturbi dell’immagine corporea correlati ai disturbi alimentari. In questi casi, si osserva un’alterazione della percezione del proprio corpo che porta i pazienti a sopravvalutare le proprie forme corporee, a percepirsi e definirsi “grassi” o “gonfi” nei pazienti con anoressia mentale o a sottovalutarle percependosi “troppo magri” o “sciupati” nei pazienti affetti da disturbo da alimentazione incontrollata o da bulimia.
Qual è la specificità del trattamento psicoanalitico negli adolescenti?
Gli adolescenti devono compiere un lungo percorso d’integrazione della propria immagine corporea nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza con lo scatto puberale e la maturazione sessuale. Lo si vede in modo chiaro nei frequenti cambiamenti di look, del colore e taglio dei capelli, dell’inizio di tatuaggi e piercing. Sono tutti modi che fanno parte della sperimentazione dell’adolescente che desidera riconoscersi e affermare la propria esistenza, differenziandosi dai genitori uniformandosi ad uno o più gruppi di coetanei, il gruppo dei “pari”. Il pannicolo adiposo, il grasso sottocutaneo e la pelle sono un involucro su cui sono proiettati e riconosciuti molti processi psicologici di crescita del tutto naturali, ma anche quelli disfunzionali o espressione di un disturbo psicologico, della personalità o dell’umore. La psicoanalisi permette di entrare in contatto con la propria sofferenza, di conoscere il funzionamento della propria mente insieme ad un adulto che accompagna in questo percorso di maturazione, abbandono dei sintomi, riconoscimento e talvolta “costruzione” di sé stessi.
Perché l’adolescenza è un momenti critico per i disturbi dell’immagine corporea?
Quando durante l’adolescenza si verifica una crisi, un breakdown evolutivo, la mente dei ragazzi tende inconsciamente a trovare nel corpo punti di debolezza e vi proietta i propri “fallimenti”, poiché il corpo si vede e si sente. Lavorando contemporaneamente sulla mente e sulla sua rappresentazione sul corpo e nel corpo, è possibile completare il cammino maturativo che porta alla propria individuazione, ovvero diventare un “individuo” con la sua unicità e specificità. Inoltre, durante l’adolescenza è necessario fare il lutto dell’infanzia vissuta inconsciamente come una “età dell’oro” di cui ogni tanto si sente la nostalgia e separarsi dai propri genitori per recuperarli successivamente in un modo più adulto. Tutti quei passaggi necessari per diventare persona autonoma e indipendente sono facilitati o permessi da un trattamento psicoanalitico che va intrapreso alla comparsa dei primi sintomi. Rivolgersi ad uno psicoanalista aiuta a superare problemi, disagi e difficoltà. Farsi aiutare rende più forti e liberi di essere sé stessi.
Si è parlato molto di body positivity, può spiegare in cosa consiste?
È un movimento sociale incentrato sull’accettazione del proprio corpo e del corpo di altri indipendentemente da dimensioni, forma, tonalità della pelle, sesso e abilità/disabilità fisiche, contestando alcuni standard e prototipi di bellezza come sovrastruttura sociale che condiziona e mette a disagio chi si discosta dagli standard contemporanei e sociali. Il movimento porta avanti e sostiene l’idea che le persone non debbano vergognarsi del proprio l’aspetto e del proprio corpo inteso sia nel suo insieme, che per alcune caratteristiche specifiche.
È iniziato con i primi movimenti femministi intorno al 1850, il movimento vittoriano di riforma dell’abbigliamento mirava a porre fine alla tendenza delle donne a modificare il proprio corpo attraverso l’uso di corsetti e stringhe per adattarsi allo standard sociale di un girovita minuscolo.
Attualmente il movimento mira a cambiare la percezione sociale e individuale del peso, delle dimensioni e dell’aspetto per accettare maggiormente tutti i corpi, indipendentemente dalle loro diverse caratteristiche. Poiché, la percezione che ognuno ha del proprio corpo può influenzare notevolmente la salute mentale e il benessere generale in particolare negli adolescenti, i sostenitori si concentrano più sulla funzionalità e la salute del corpo, anziché sul suo aspetto esteriore.
Perchè è ritenuta efficace?
Innanzitutto, perché si propone di combattere alcuni stereotipi che incidono negativamente sull’equilibrio psicologico e sul benessere personale. Inoltre, promuove l’inclusività combattendo la stigmatizzazione di persone, gruppi, minoranze, etnie, religioni, etc., in base a delle caratteristiche sia fisiche che psicologiche. Attraverso l’accettazione di aspetti di sé stessi solitamente non considerati “alla moda”, promuove l’accettazione di sé stessi come fattore di salute psicologica e in senso lato, di prevenzione contro la dismorfofobia o alcuni tipi i disturbi alimentari reattivi socialmente determinati. Sappiamo bene, che i canoni di bellezza sono culturali, variano di epoca in epoca, attualmente quasi di anno in anno.
Certamente, non si propone di incidere sui disturbi che hanno ragioni profonde nell’inconscio individuale o nelle relazioni interpersonali e familiari, che possono essere alla base di alcune forme serie di disturbi dismorfofobici e del comportamento alimentare.
Che differenza c’è tra donne e uomini?
La body positivity è rivolta a tutte le persone, senza distinzione di genere. Come le donne, anche gli uomini possono essere vittime di standard di bellezza, che non rispettano la diversità, l’individualità e talvolta, neppure la fisiologia del corpo umano, se pensiamo alle top model affette da anoressia degli anni Ottanta o agli attori body-builder dello stesso periodo. Le donne e gli uomini possono subire le stesse pressioni sociali per adattarsi a “prototipi ideali”, alcune volte, creati artificialmente, soprattutto in una società mediatica come quella contemporanea con un ampio e dichiarato uso del Photoshop a scopo professionale o “di gioco” sui Social. Quando si perde la dimensione del gioco, del “far finta di” ma la manipolazione della propria immagine corporea viene presa sul serio, come può accadere agli adolescenti alla ricerca di modelli a cui riferirsi nella ricerca e definizione della propria identità, allora lì si possono creare problemi psicologici anche importanti.
Dott.ssa Lucattini, negli anni ‘80 e ‘90 c’era una spinta verso l’anoressia, adesso il rischio è una legittimazione della bulimia, cosa può dirci a riguardo?
La body positivity combatte il fenomeno pericoloso del body shaming, ovvero il fatto di deridere qualcuno per il suo aspetto fisico, soprattutto online e sui Social. Il body shaming è un ciclone di commenti offensivi, sarcastici e velenosi, su chi si mostra “troppo grasso”, “troppo magro” o semplicemente ha un corpo che non corrisponde ai parametri imposti dalla società. È una delle piaghe sociali del nuovo millennio che può colpire chiunque che a partire da persone esposte per ragioni professionali (cantanti, attrici, giornaliste), si è molto diffusa anche tra i preadolescenti e gli adolescenti.
Di fatto, però attualmente, ci troviamo di fronte ad alcuni fraintendimenti delle finalità del movimento della body positivity che arrivano a sostenere stili di vita non salutari, ad esempio il sovrappeso patologico, le malattie dermatologiche come gravi forme di acne che necessitano di cure specialistiche o incoraggiano la “trasandatezza”, che può essere espressione di un sintomo depressivo, ma che in questo modo, non viene intercettato e correttamente interpretato.
Per quanto riguarda in particolare, l’obesità, quale tipo di intervento psicologico consiglia?
Mai dimenticare quanto sia attuale la massima di Giovenale “Mens sana in corpore sano”. Un buon equilibrio psicologico permette di occuparsi della propria salute fisica, quindi, di fare tutto ciò che è necessario per mantenersi in forma e star bene: una buona alimentazione, attività fisica quotidiana, evitare uso di alcol e di sostanze, prendersi cura del proprio corpo attraverso gli screening di prevenzione, avere una buona vita sessuale e rapporti protetti. Ugualmente, una buona condizione fisica non crea disagio nella vita quotidiana. Un disordine alimentare che porti ad un’obesità provoca un profondo malessere anche se il cibo è vissuto come una consolazione nei momenti di solitudine. Se l’ambiente in cui viviamo è caratterizzato dal culto della buona tavola e del buon cibo, però non bisogna abusarne. Può essere rischioso scambiare la body positivity con un inno all’obesità.
D’altro canto, persone che abbiano delle patologie che modificano il loro metabolismo o che necessitino di terapie che ne aumentano il peso corporeo, non devono essere stigmatizzate o isolate ma comprese e aiutate da tutti coloro che li circondano.
È sempre difficile convivere con un eccessivo aumento di peso, per questo ricorrere ad uno psicoanalista è sempre consigliabile. Stare bene, migliorarsi e cercare di essere felici è un diritto, e ognuno deve essere messo in condizione di poterlo esercitare anche ricorrendo a un sostegno psicologico nei momenti di difficoltà.