INTRODUZIONE: Irene Ruggiero, attuale presidente del Centro Psicoanalitico di Bologna, intervistata dalla giornalista Caterina Giusberti, si sofferma sul tema del “limite”, filo rosso della rassegna Il Lettino e la Piazza, ciclo di conferenze pubbliche tenute in Sala Borsa nei mesi scorsi che hanno avuto un importante successo di pubblico. Le configurazioni della genitorialità e le esperienze dell’età evolutiva nella contemporaneità sono al centro delle argomentazioni di Irene Ruggiero nel corso dell’intervista.(a cura di Stefano Tugnoli)
La Repubblica “Bologna”
Domenica 17 maggio 2015
I 40 ANNI DEL CENTRO PSICOANALITICO
Figli fragili, genitori assenti
Così l’analisi cura la città
Caterina Giusberti
Una città senza limiti. Che tracima di sesso ma ha perso il desiderio. Fatta di genitori latitanti e adolescenti annoiati. Di fragili narcisisti: capaci di dipendere da tutto, fuorché dalle persone. Benvenuti a Bologna, vista dal Centro Psicoanalitico di via Cesare Battisti, il centro di psicoanalisi freudiana, uno degli undici in Italia, cui fanno capo una novantina di analisti emiliani.
Da alcuni anni, accanto al lavoro di formazione e aggiornamento “interno”, il Centro ha lanciato una serie di iniziative aperte a tutti, gratuite, e frequentatissime. Psicoanalisti civici, li si potrebbe chiamare. E i numeri sembrano dar loro ragione. Alla rassegna “Il lettino e la piazza” organizzata in Sala Borsa, hanno partecipato mille persone, in tre diversi incontri dedicati alla maternità, alla paternità e all’età adulta. Poi ci sono le rassegne cinematografiche, in collaborazione con la Cineteca. Le lanciò negli anni ottanta Glauco Carloni, fondatore del Centro con Egon Molinari (nel 1974), insieme all’allora direttore della Cineteca Vittorio Boarini. E gli incontri con gli autori alla libreria Zanichelli, “Il colore delle esperienze”, dove a confrontarsi con gli psicoanalisti sono gli scrittori.
Ogni anno scelgono un tema: questo è stato l’anno del limite, in tutte le sue sfaccettature. «Siamo partiti dalla constatazione che nella società in cui viviamo mancano limiti – spiega la presidente del Centro, Irene Ruggiero – Intesi anche come confini identitari: tra maschio e femmina, uomo e donna, bambino e adulto, pubblico e privato. Questo finisce per generare un grande senso di insicurezza, e di aumentata fragilità. Si è accorta che ormai nessuno vuole più fare il genitore? In particolare latitano le funzioni paterne». In che senso? «C’è una rincorsa a fare le mamme, non c’è nessuna voglia di autorità: si finisce per allevare figli tiramisù che hanno la sola funzione di rassicurare i genitori». Il messaggio che passa è che tutti possono tutto, tutti sono tutto, non esistono confini, non occorrono rinunce. Anche nel sesso. «Per i ragazzi è spesso un cosa da fare, un peso da togliersi, un’attività quasi sportiva. Il desiderio è assente. Affettività e sesso girano spesso separate, senza integrarsi». Perché il desiderio ha a che fare con la rinuncia, con l’assenza; se tutto è presente, disponibile e pronto, si smette anche di averne fame. Il sesso è ovunque, il desiderio è in via di estinzione. «E’ come se stesse scomparendo l’età di latenza». Quella in cui i bambini, dopo la grande erotizzazione dei primi anni, si prendono una vacanza dal sesso, che torna prepotentemente sulla scena verso i 12-13 anni. «Adesso si fidanzano a sette anni, i loro nonni si risposano a 70. Sono molto più esposti di un tempo alla sessualità dei loro genitori, è come se non esistessero più porte chiuse». Si può entrare dappertutto, ma non basta mai. «Gli adolescenti sono dipendenti da tutto: alcol, droghe, social network, meno che dalle persone, questa è l’unica dipendenza che li terrorizza». Internet ha cambiato le cose? «Ha aggravato la dimensione dei fenomeni, la portata, non la loro essenza. La rete amplifica i fenomeni, li rende esplosivi, ma i ragazzi non sono cambiati. Sono fragili, e se ne trovano uno ancora più fragile si accaniscono su di lui. Ma lo hanno sempre fatto, si sono sempre riuniti in bande, il bullismo è sempre esistito. Trent’anni fa avevo in terapia il boss di una delle bande di via Petroni: mi diceva di non aver paura a uscire la sera, perché tanto mi avrebbe protetto lui…».
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