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“Freud e il mondo che cambia” Huffpost, 15/01/23 D. D’Alessandro

20/01/23
"Freud e il mondo che cambia" Huffpost, 15/01/23 D. D’Alessandro

Alejandro Xul Solar

Freud e il mondo che cambia

Huffpost, 15/01/23

Stefano Bolognini, già presidente della SPI e dell’IPA, dialoga con Luca Nicoli sulla psicoanalisi del presente, sui cambiamenti che la riguardano, sulle nuove prospettive da accogliere

di Davide D’Alessandro

Se alcuni analisti scrivessero di meno e facessero più interviste, non risulterebbero noiosi. Stefano Bolognini, per la verità, non risulta noioso né quando scrive né quando colloquia. “Freud e il mondo che cambia. Psicoanalisi del presente e dei suoi guai”, edito da Damiani editore, scritto con Luca Nicoli, ne è la dimostrazione. Pur lettore fedele dei suoi libri, dal prezioso “Come vento, Come onda” del 1999 a “Lo Zen e l’arte di non sapere cosa dire” del 2010, fino a “L’empatia psicoanalitica del 2002 e a “Flussi vitali tra Sé e Non-Sé” del 2019, ritengo che un analista possa dare il meglio di sé attraverso l’intervista, che consente una maggiore apertura dei propri scrigni. Non a caso, per tre dei mei libri dedicati alla psicoanalisi, ho optato per il modello dell’intervista, modello fruttuoso se l’intervistatore non fa il fenomeno e se l’intervistato ha qualcosa da dire.

Bolognini, che è membro ordinario con funzioni di training della SPI, già Presidente dell’IPA, di cose da dire ne ha e le dice con passione, con rigore, da autentico innamorato della psicoanalisi senza essere tuttavia un integralista, riconoscendo e apprezzando le novità che la disciplina è obbligata ad accogliere. Si parte dall’esplorazione dell’inconscio, si arriva all’offline e all’online, per entrare nell’ambito dell’esperienza analitica, perlustrando questo rapporto a due, tra analista e paziente, questo incontro così tanto decantato da alcuni, disprezzato da altri, ma che resta una la grande scoperta per accedere alla conoscenza del mondo interiore, per liberare ed espandere lo sviluppo psichico dell’essere umano.

Dice Bolognini, dialogando con Nicoli: “Per un lungo periodo, l’analita si considerava come uno specchio, che doveva fare e dire il meno possibile, mentre oggi diamo per assodato che il processo sia più complesso e che l’analista, per quanto riservato e astinente, faccia anche lui, o lei, qualcosa, che lo voglia o no. L’analista fa qualcosa con il suo modo di aspettare, di stare in completo silenzio o di intervenire, di fornire al paziente le proprie associazioni o di tenerle per sé. Fa qualcosa nel creare il vuoto ‘aspirato’ – di attesa e di ascolto sensibile e disponibile oppure facendo sentire un proprio ritiro – che sono due cose ben diverse – e via dicendo”.

Anche se in tante parti del mondo l’analisi online viene praticata da tempo, in Italia, almeno per quanto riguarda alcune scuole, c’è sempre stata una certa resistenza. Poi, complice il Covid, è cambiato tutto. La svolta, per chi non mente, è stata epocale.

Afferma Bolognini: “A posteriori non mi assumo la responsabilità di stabilire quanto l’analisi in presenza o da remoto si possano equivalere, né mi sento di dire che siano la stessa cosa; ma mi sento di testimoniare che anche da remoto accadono processi profondi, avvengono scambi efficaci e interpretazioni che vanno a segno, in un mutuo lavoro di contatto e di comprensione reciproca che mi ha abbastanza impressionato”.

I dilettanti allo sbaraglio sono diventati professionisti, l’emergenza sanitaria ha aperto prospettive dalle quali sarà molto difficile tornare indietro. Il libro, però, è soprattutto una radiografia puntuale dello stato della psicoanalisi, di ciò che era, di ciò che è, di ciò che potrà essere. Grazie a un buon glossario e a una discreta bibliografia, è un libro che può aprire ad altri libri, è un libro su come ci si forma e come si esercita, con numerosi rimandi a esperienze di altri Paesi, è un libro utile agli analisti e ai pazienti, a chi sta sul lettino e a chi sta dietro, perché gli abissi dell’inconscio riguardano tutti e, presto o tardi, meglio presto, tutti dovrebbero buttarci almeno uno sguardo. Con l’aiuto dell’analista si evita il rischio di essere risucchiati da quell’abisso, come temeva Nietzsche, che di un buon analista si sarebbe certamente giovato. Purtroppo, lui moriva mentre la psicoanalisi muoveva i primi passi. Scherzo del destino.

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