Introduzione: da non perdere (per chi può): per la prima volta a Bolzano alla Galleria Civica sono in mostra i più interessanti reperti di arte classica, che Freud collezionò, studiandone la storia e la provenienza e che saranno fonte di ispirazione in molti dei suoi scritti scientifici.
Un’occasione di incontro prezioso con oggetti ricercati con una passione assoluta dal padre della psicoanalisi. (Silvia Vessella)
Repubblica del 25 novembre 2011
LAURA LARCAN
Un archeologo di nome Freud
A Bolzano i miti del re della psicoanalisi
La Galleria Civica presenta per la prima volta in Italia la collezione di reperti antichi del grande Sigmund. Tra arte egizia e romana, sfilano eroi e simboli, raccolti per tutta la vita, chiavi di lettura della sua ricerca
BOLZANO – “Ho letto più di archeologia che di psicologia”. Lo confessava nel 1931 Sigmund Freud in una lettera confidenziale all’amico e scrittore Stefan Zweig. “I miei vecchi e sudici Dei, mi mettono di buon umore e mi ricordano tempi e luoghi lontani”, annotava il padre della psicanalisi. Quella per l’archeologia fu un’autentica passione, tale da indurlo negli anni a collezionare oltre duemila reperti originali, provenienti da scavi egizi, greci, etruschi, romani, ma anche da civiltà più lontane, come quella indiana e cinese. Un aspetto poco noto del grande studioso (Pribor-Freiberg 1856 – Londra 1939), che ora viene raccontato da una singolare mostra “Divina Follia. Freud Archeologo”, in scena alla Galleria Civica dal 2 dicembre al 29 gennaio, sotto la cura di Francesco Marchioro.
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Un evento che nasce in stretta collaborazione con il Freud Museum di Londra, dove si custodisce questo patrimonio di antichità. Proprio nella capitale inglese, Freud era riuscito a portarlo con sè dopo che nel 1938 era stato costretto all’abbandono forzato di Vienna. “Per la prima volta questi oggetti arrivano in Italia – racconta Marchioro – Si tratta di una selezione di statuette e manufatti antichi, tra cui Atena la preferita di Freud, e altre figure mitologiche di Dee e Dei che hanno forgiato la materia del pensiero freudiano e rappresentato una significativa metafora della ricerca psicoanalitica sin dagli inizi”.
La mostra evoca proprio il famoso studio di Berggasse 19 dove Freud teneva la sua collezione. “A partire dal 1896 – racconta Marchioro – Freud raccoglie più di 2000 reperti nell’abitazione di Berggasse, pezzo dopo pezzo, scegliendo gli oggetti durante i suoi viaggi in Italia, America e Grecia o sguinzagliando allievi ed amici lungo le rotte della grecità e dei tesori archeologici, in particolare Roma, Pompei, Atene. Oltre a collezionare approfondisce i testi antichi, studia la storia, l’antropologia, l’archeologia come dimostra la sua imponente biblioteca”. Una passione che trova in un episodio della sua infanzia la sua scintilla: il dono che il padre gli fece al suo settimo compleanno della Torah familiare, illustrata con quasi 700 immagini archeologiche. Ad alimentare la sua smania per il collezionismo sarà, poi, la risonanza che assumono le nuove scoperte archeologiche, a partire da Heinrich Schliemann con l’antica Troia e il tesoro di Priamo.
E l’archeologia diventerà confronto metaforico per i suoi metodi psicanalitici. “I reperti antichi non solo ricorrono nelle figure e nei concetti che informano i suoi scritti scientifici, ma diventano anche simbolizzazioni terapeutiche, presenze ispiratrici”, avverte Marchioro. In questo viaggio intimo nella vita di Freud, si incontrano una figura femminile di epoca siriana in terracotta accanto ad un Eros del II secolo a. C. E scriveva Freud nel 1921: “L’Eros del filosofo Platone mostra, per la sua provenienza, la sua funzione e il suo rapporto con l’amore sessuale, una coincidenza perfetta con la forza amorosa o libido della psicoanalisi”. Una coppia di figure, in steatite, Amenofi I e la madre Ahmose – Nefertari e, come osserva Marchioro: “Freud può aver colto un aspetto edipico nella loro sepoltura comune”.
Una statuetta bronzea di Venere del I secolo d. C., la testa di Osiride, una statuetta in bronzo raffigura Iside che allatta Oro bambino. Fino alla statuetta “preferita” da Freud: Atena copia romana da originale greco del V secolo a. C. Come racconta una paziente americana, H. Doolittle: “Prese una statuetta. È questa, disse, la mia prediletta. Me la porse e io la presi in mano. È perfetta, disse. L’unico neo è che ha perduto la sua lancia. Non dissi nulla. Restai a guardare Pallade Atena”. La mostra si arricchisce anche della prima edizione di “Totem e tabù” un’opera iniziata nell’estate del 1911 sul Renon durante le vacanze con la famiglia, dove l’analogia tra nevrotici e antichità lo induce a scrivere che “l’uomo preistorico è anche in un certo senso nostro contemporaneo”.
Notizie utili – “Divina Follia. Freud Archeologo”, dal 2 dicembre al 29 gennaio 2012, Galleria civica di Bolzano, piazza Domenicani, 18.
Orari: mar, mer, giov, ven: 9-12.30; 15.30-19.00; sab, dom: 10-18, chiuso: lunedì