Franco De Masi, la luce oltre il buio
HuffPost, 30/09/2023
L’ultimo libro del noto psichiatra e psicoanalista, edito da Bollati Boringhieri, è un chiaro messaggio affinché l’indagine analitica del futuro si rivolga ai territori inesplorati della psiche
di Davide D’Alessandro
Il privilegio di aver letto in bozza l’ultimo libro di Franco De Masi, noto psichiatra e psicoanalista, non mi ha impedito, durante la rilettura, di continuare ad apprezzarne il contenuto, il tratto, la forza del messaggio. “Oltre l’inconscio dinamico. Pensieri per una psicoanalisi in sviluppo”, edito da Bollati Boringhieri, ci dice di un professionista innamorato, ma senza punte di enfasi, della disciplina che frequenta da diversi decenni, ci aiuta a districarci all’interno della psicopatologia, a cogliere il significato della relazione analitica, il concetto di verità, l’importanza della psicoterapia in tarda età, a fare i conti con un Super-io che da elemento strutturante può diventare oggetto invasivo, a scandagliare la perversione come ritiro sessualizzato. Fin qui la prima parte, dedicata al territorio dell’inconscio dinamico. Nella seconda, oltre l’inconscio dinamico, il lettore entra nella mente dei pazienti che non sognano, del potere delle realtà alternative, nella non rappresentabilità, nell’inconsapevole, nella ricerca sulla psicosi, di cui l’autore è uno dei massimi esperti.
“I malati gravi, a Milano, li mandano da De Masi” non è soltanto la battuta di qualche buontempone, ma ha del vero poiché, con i cosiddetti malati gravi o difficili, De Masi ci si misura da tempo, preso dall’insoddisfazione di certe teorie, parola che lui preferisce sostituire con modelli, capaci di “descrivere funzionamenti parziali della psiche e corrispondenti a ipotesi che possono essere superate mano a mano che la conoscenza analitica si amplia”.
Sui pazienti difficili, l’ipotesi di De Masi “è che ci troviamo di fronte a menti che vengono usate non per conoscere e sviluppare la propria identità, ma per creare mondi alternativi ed eccitanti in cui vivere. In questi casi la distorsione della realtà avviene non attraverso la rimozione, come nella nevrosi, ma tramite l’alterazione degli strumenti necessari per la conoscenza della realtà soggettiva e di quella oggettiva. Questi pazienti sono privi di un apparato psichico capace di comprendere il significato dei propri pensieri; potremmo dire che essi non sanno pensare i propri pensieri”.
Ovviamente per frequentare e lavorare con questi pazienti, per ascoltarli nel profondo, occorre che ci si inoltri nel non ancora conosciuto, per evitare che la psicoanalisi resti prigioniera di sé stessa, esaurendo il suo compito rivoluzionario e finendo omologata al senso comune”.
È il messaggio più importante lanciato da De Masi, che ha a cuore le sorti della psicoanalisi, autentico processo di sviluppo, e teme per il suo presente e futuro. Ha paura che finisca nelle secche, insieme ai pazienti: “Io amo molto Venezia, la città in cui ho vissuto da giovane e che ho lasciato venendo a Milano per specializzarmi in Psichiatria. Mi piace esplorare in barca la laguna veneziana, a volte perdermi in spazi quasi deserti per poi tornare in luoghi più conosciuti. Per non smarrirmi in laguna devo seguire i canali segnati dalle briccole, quei pali di legno raggruppati in forma piramidale, che segnalano il percorso dei canali ed evitano di arenarsi nelle secche. Mi piace pensare che questo mio testo possa avere la stessa funzione delle briccole, che rendono possibile il transito delle imbarcazioni, favoriscono la comunicazione, ed evitano che i mezzi di trasporto finiscano nelle secche”.
Se è vero che per Freud, come recita l’esergo, “soltanto quando si studia il patologico, s’impara a conoscere il normale”, leggendo il libro di De Masi s’impara che esiste una psicoanalisi robusta ed esistono psicoanalisti rilevanti in grado di traghettarci per vie impervie senza perdersi, di affrontare il buio sapendo che la luce non è poi così lontana.