Cultura e Società

Disforia di genere tra confusione e complessità F. De Masi intervistato da D. D’Alessandro, HuffPost, 7/02/2023

10/02/23
Disforia di genere tra confusione e complessità D. D’Alessandro dialoga con F. De Masi, HuffPost, 7/02/2023

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Parole chiave: Disforia di Genere, Psicoanalisi, Tavistock Clinic, D. Bell

Disforia di genere tra confusione e complessità

A colloquio con lo psicoanalista Franco De Masi, che invita a fare maggiore chiarezza sul tema: “La discussione non dovrebbe limitarsi soltanto a postulare la libertà di scelta dei ragazzi e la necessità di non patologizzarli”

di Davide D’Alessandro

Dopo il comunicato di Sarantis Thanopulos, presidente della SPI (Società Psicoanalitica Italiana), sugli organi d’informazione si è sviluppato un ampio dibattito sulla disforia o incongruenza di genere. Approfittando di un Convegno a Roma sul tema del “Rischio”, incontro Franco De Masi, psichiatra e psicoanalista di lungo corso, autore di volumi di rilievo soprattutto su psicosi, perversione sadomasochistica e pazienti difficili.

Che cos’è la disforia o l’incongruenza di genere?

È la convinzione, che può manifestarsi dalla nascita o più tardi nell’adolescenza, di non appartenere a quel sesso anatomico connotato dagli organi fisici e dai funzionamenti fisiologici che distinguono i generi. Un conflitto radicale tra mente e corpo.

Ha fatto studi particolari sul tema?

Dieci anni fa ho studiato, dal punto di vista analitico, il problema del transessualismo, pubblicando le mie riflessioni in un capitolo di un libro “Lavorare con i pazienti difficili”, edito da Bollati Boringhieri. Il quadro dell’incongruenza di genere in questo ultimo decennio è molto cambiato, sia per l’età di insorgenza (dall’infanzia all’adolescenza), sia per il vertiginoso numero di richieste di trasformazione, sia per il loro carattere (mentre dieci anni fa prevalevano le richieste da maschio a femmina ora sono altrettanto frequenti quelle da femmina a maschio). Fare un po’ di storia sul tema non è male. Più di cinquanta anni fa questo problema non trovava soluzioni. Le persone trans minacciavano il suicidio, cercavano a volte di evirarsi o dovevano camuffarsi con abiti dell’altro sesso. I più ricchi potevano, invece, andare a Casablanca, dove un chirurgo, il professor Wolf, provvedeva in modo semplicistico all’operazione chirurgica. Con l’avvento della medicina e della chirurgia moderna e dell’aumentata sensibilità su questo tema, la trasformazione chirurgica del sesso è possibile ed è diventata una soluzione a cura del Servizio Sanitario Nazionale, che prevede un iter articolato e attento.

Che cosa accade realmente con l’intervento?

In verità, con l’operazione l’individuo non cambia davvero sesso, ma acquisisce alcuni aspetti esteriori dell’altro sesso, ad esempio le mammelle e una vagina artificiale per il M/F, la dislocazione pilifera maschile e un abbozzo di pene artificiale per la F/M. La binarietà sessuale, stabilita geneticamente, non può, veramente, essere alterata: la M/F operata sarà sempre portatrice dei due cromosomi Y e X, che caratterizzano il genere maschile, la F/M avrà sempre in ogni sua cellula i due cromosomi X che caratterizzano il genere femminile.

Quali sono le differenze tra le “vocazioni” infantili e quelle adolescenziali?

Esiste, ampiamente studiata, un’incongruenza di genere che si manifesta all’infanzia; sono ad esempio quei bambini maschi che amano vestirsi da donna e si raffigurano come donna nei loro disegni. Le trasformazioni di direzione opposta, da femmina, a maschio sono più tardive. Ci sono stati alcuni studi psicoanalitici su questi bambini e molte ipotesi sono state fatte per comprendere il carattere delle famiglie in cui questi bambini vengono allevati. In realtà, la transessualità primaria infantile rimane molto esigua numericamente. Risulta che alcuni di questi piccoli (M/F), dopo una terapia analitica ben condotta, modificano il desiderio di cambiare sesso e sviluppano una scelta d’oggetto omosessuale. Quando questo iter non è possibile, queste vocazioni diventano molto determinate e conseguenti e arrivano, all’inizio dell’adolescenza, alla trasformazione prima ormonale, poi chirurgica. Ben diverso è il caso delle vocazioni più tardive, come quelle degli adolescenti, il cui numero è vertiginosamente aumentato negli ultimi anni. La disforia o incongruenza di genere riguardava, infatti, in passato, solo una piccola parte della popolazione adulta (0,005-0,0014%) ed era prevalentemente M/F. Risulta ora che il numero di richieste sia vertiginosamente aumentato e riguarda soprattutto il periodo adolescenziale.

Destò scalpore il caso della Tavistock Clinic di Londra…

Sì, nel 2018 la Tavistock – unico centro pubblico inglese dedicato al trattamento dei minori e punto di riferimento internazionale sino al luglio 2022 quando è stata chiusa – ha registrato un aumento del 4400% di richieste da parte dei ragazzi/e, rispetto al decennio precedente. Per inciso, la struttura è stata chiusa a seguito della causa intentata e vinta da un’adolescente (F/M) che si era pentita della trasformazione fisica irreversibile avvenuta e aveva accusato la clinica di averla sostenuta acriticamente.

Che cosa accade nella mente dell’adolescente?

Se consideriamo solo i numeri, dovremmo interrogarci di più su quanto stia avvenendo da circa un decennio nella mente di alcuni adolescenti. Dovremmo chiederci perché un così gran numero di giovani manifesta questa vocazione che giunge raramente a compimento. Dalle statistiche internazionali effettuate risulta, infatti, che solo una piccola percentuale del complesso delle molte richieste (dal 10 al 20%) arriva alla trasformazione ormonale prima e chirurgica poi. La mia impressione è che alcuni disagi etichettati come disforia o incongruenza di genere si riferiscono a problematiche molto più generali e che richiederebbero di essere meglio individuate. La discussione sull’incongruenza di genere non dovrebbe limitarsi a postulare la libertà di scelta dei ragazzi e la necessità di non patologizzarli, ma dovrebbe anche approfondire un fenomeno dalle molte complessità. Non dimentichiamo che nel corso di alcune psicoterapie di adolescenti, non raramente emerge la dichiarazione di voler cambiare sesso, che poi gradualmente si dissolve. Questi casi non rientrano naturalmente nelle statistiche ufficiali. Sembrerebbe quindi trattarsi quasi di una crisi su vasta scala dell’adolescenza che ha preso la direzione del sessuale e non è detto che il fenomeno non si attenui o addirittura scompaia nel tempo. Si tratterebbe, pertanto, di distinguere due tipi di vocazione, quelle infantili, spesso irriducibili e conseguenti e quelle più spurie e transitorie, quelle adolescenziali, che raramente esitano in trasformazioni ormonali e chirurgiche. Mi chiedo: quanto, in alcuni di questi casi, pesano la mancanza di una reale funzione genitoriale e l’uso e l’abuso dei social, che sottopongono questi ragazzi a continui eccitamenti e a fantasie espansive?

La trasformazione chirurgica, quando ci si arriva, è molto complessa e dolorosa e implica una costante e prolungata cura nel mantenerla. Dai resoconti analitici di persone in terapia emergono, inoltre, le molte difficoltà emotive per adattarsi a una condizione che rimane sempre complessa e difficile da vivere. Pochissimi, se non nulli, sono i report analitici di trattamenti di persone prima della trasformazione, mentre più cospicui e numerosi sono quelli di coloro che hanno chiesto aiuto solo dopo l’intervento.

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