D-REPUBBLICA.IT – LIFE
18 febbraio 2019
Come, quando e perché cominciare con l’educazione sessuale dei figli
Stefania Medetti intervista Adelia Lucattini
Introduzione: Scuola per genitori del terzo millennio: come aiutare i millenial a scoprire progressivamente e senza traumi nella relazione con il genitore quello che implicitamente già sanno sulla sessualità? La società postmoderna oscilla fra l’ambigua ipersessualizzazione del quotidiano e il rifugio anacronistico della teoria del gender, come comunicare ai nostri figli con un linguaggio rispettoso, a secondo delle diverse età della mente, i principi dell’educazione sessuale? Adelia Lucattini, Psichiatra, Psicoanalista della Società Psicoanalitica Italiana, esperta di Psiconalisi bambini adolescenti, nell’intervista di Stefania Medetti propone una riflessione critica sull’educazione sessuale oggi. (Maria Naccari Carlizzi)
D-REPUBBLICA.IT – LIFE
18 febbraio 2019
INTERVISTA AD ADELIA LUCATTINI
DI STEFANIA MEDETTI
Come, quando e perché cominciare con l’educazione sessuale dei figli
Le ricerche dimostrano che la formazione è determinante per lo sviluppo di un’intelligenza sessuale-emozionale e per la capacità di vivere relazioni intime e sane da adulti
Ricercatori della Rutgers University hanno confermato quello che sapevamo già e cioè che l’Olanda è uno fra i paesi in cui la soddisfazione per la vita sessuale è fra le più alte del mondo, senza sostanziali differenze fra uomini e donne. Dallo studio “Sexual health in the Netherlands 2017” emerge, inoltre, che nove persone su dieci sono convinte dell’importanza dell’educazione sessuale nelle scuole e, infatti, il paese comincia ad avvicinare i bambini all’argomento a partire dai quattro anni di età. L’Italia, insieme a Lituana, Polonia e Romania, fa invece eccezione alla “regola” europea dell’obbligo di insegnare questa materia a scuola. “L’educazione sessuale dei bambini italiani è a macchia di leopardo”, conferma la dottoressa Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista che ha esperienza diretta con gli studenti in alcune scuole della capitale. Il nostro paese, infatti, affida alla buona volontà dei presidi la gestione della questione. Di fronte al vuoto delle istituzioni, come ci si orienta in famiglia per l’educazione sessuale dei figli?
Comprendere le fasi di sviluppo
A differenza di quello che si potrebbe pensare, la curiosità dei bambini verso il mondo della sessualità degli adulti è molto limitata nella prima infanzia, sotto i cinque anni. “Il dove, come e perché non rientrano nei loro interessi, perché il loro bisogno di conoscenza, in una fase della vita caratterizzata dalle dicotomie, vero-falso, giusto-sbagliato, possibile-impossibile, è “meccanico”, prosegue l’esperta che cita l’esempio dell’incontro con una donna in gravidanza. “I bambini chiedono come il bambino sia finito dentro la “pancia” della donna. Spesso, sono domande non espresse direttamente sulla propria nascita e concepimento. Magari, si preoccupano di poter fare la stessa misteriosa esperienza non avendo memoria della propria. Altre volte, se gli si annuncia l’arrivo di un fratellino, si domandano “perché stia nascosto”. In questa fase, insomma, la necessità di sapere è un bisogno di conoscenza legato all’esistere, all’essere, al micro-cosmo della famiglia.
Attenzione alla comunicazione non verbale
Nel conto, in realtà, entra anche la comunicazione non verbale, come la nudità e i rapporti fra i genitori. “Per i genitori è sconsigliabile mostrarsi nudi, perché i bambini fanno una comparazione immediata e un bambino non potrà mai competere con le forme del corpo di un adulto”. Il bambino, infatti, vive il confronto con un senso di inferiorità che può impattare su un naturale sviluppo dell’Edipo. “L’Edipo non è un retaggio culturale, ma una funzione mentale degli esseri umani”, precisa la psicoanalista. L’affettività fra i genitori, come un abbraccio o un bacio, va promossa, ma senza andare oltre: tecnicamente parlando, infatti, essere coppia è ‘un’azione parlante’, in cui i bambini sono separati dai genitori e questo serve loro per apprendere un ruolo e sviluppare, appunto, un Edipo sano. Va da sé, che i genitori devono prestare la massima attenzione nel tutelare la privacy dei loro rapporti: “È una cosa estremamente dannosa per i bambini assistere a un rapporto fra i genitori, la cosiddetta ‘scena primaria’. Il bambino piccolo lo percepisce come una lotta e teme un’aggressione, i più grandi, invece, sono shockati da questa esclusione ed è un trauma che rischia di segnarli per tutta la vita”. In pratica: l’innamoramento per i genitori va considerato una sorta di “prova generale” per la vita adulta e deve rimanere mentale.
Best practice per rispondere alle domande
Molte volte, i genitori hanno paura a priori delle domande dei loro figli, perché temono che chiedano di loro, ma ai figli, rassicura l’esperta, non interessa quello che fanno i genitori. Capita, invece, che i bambini non chiedano direttamente. In questo caso, i genitori devono decodificare la domanda e intercettare il dubbio di fondo. “Cogliamo gli spunti e i segnali, senza pensare di tenere una lezione scollegata dal vissuto del bambino”, propone Lucattini che sottolinea l’importanza di risposte concrete e mai vaghe: “Se non ci si sente pronti, si può dare una risposta parziale o rinviare, assicurando al figlio che si tornerà sull’argomento. Non bisogna, invece, fare domande dirette, perché è invadente e i bambini hanno bisogno di preservare uno spazio interno. Piuttosto, si può stimolare la loro curiosità attraverso un racconto”. Nessuna differenza, invece, nella comunicazione a seconda del sesso del bambino: “I libri restano lo strumento migliore per comunicare, ma vanno bene anche stampe da internet. L’importante è stare accanto ai figli”.
Come si gestisce la masturbazione
Nella prima infanzia, capita che la masturbazione sia usata come mezzo per rassicurarsi e auto-consolarsi prima di addormentarsi. È un comportamento di cui non allarmarsi, poiché tende a scomparire in pochi anni. Se persiste superata la fase dei quattro-cinque anni, invece, è un segnale che richiede attenzione. “La masturbazione, infatti, non va impedita, in quanto è un elemento del rapporto mente-corpo, ma va intercettata, perché potrebbe essere sinonimo di una situazione di disagio”. La stimolazione dei genitali è rivitalizzante e distensiva. “Può diventare un modo per scaricare la tensione, per tranquillizzarsi in momenti stressanti, come succede ad alcuni bambini che lo fanno a scuola, per esempio”. Il consiglio per i genitori è di intervenire senza impedirla con forza, dando invece attenzione alla fonte di stress del bambino. “Mentre li si invita a riservare a questa attività uno spazio privato come il bagno, i genitori devono mettere a fuoco le radici della difficoltà e aiutare il bambino ad affrontare e risolvere il suo problema”.
Adolescenti: arriva il momento dei significati
Se nei bambini la domanda legata all’amore è “come”, negli adolescenti si passa al “perché”. “Verso il nono anno di età, inizia a subentrare la separazione del sé dai genitori e i bambini cominciano a capire che la vita non è un film. È così che le loro domande cominciano ad abbracciare il mondo dei significati”. Quello che serve a quest’età sono modelli per attraversare il lutto dell’infanzia, per aprirsi a nuove fasi della vita, per identificare e gestire pulsioni che non avevano mai provato prima. “Si dà per scontato che sia già tutto chiaro, ma la verità è che non è così. Ci vorrebbero lezioni mirate con specialisti di diverse branche della sessualità”. La conoscenza, infatti, va collegata al contesto culturale contemporaneo, fatto di una rappresentazione fuorviante delle donne sui media e di un accesso non regolamentato alla pornografia (secondo Telefono Azzurro, quattro adolescenti su cinque navigano su siti pornografici). Parlare, dunque, è più importante che mai, soprattutto per l’outcome a lungo termine.
“Conosco ragazzi che, con il consenso dei genitori, hanno avuto accesso a spiegazioni scientifiche sulla sessualità in quarta e quinta elementare e adesso, a 17-18 anni sono informati, sereni sulla loro sessualità e capaci di collegare i rapporti alla componente affettiva”. Il Sessantotto, infatti, è finito da un pezzo: “Le generazioni precedenti erano mosse da curiosità, oggi invece il sesso non è più una trasgressione, ma resta la necessità di un’educazione che informi e di una comunicazione aperta in famiglia. È come la cucina, uno può leggere la ricetta, preparare gli ingredienti, ma poi è necessario farne l’esperienza e non si possono lasciare soli i ragazzi ad affrontare un momento così delicato e speciale della loro crescita in uno snodo essenziale della loro vita”. L’invito per i genitori degli adolescenti, dunque, è parlare, ascoltare e raccontarsi, sempre nel rispetto della privacy dei figli.
STEFANIA MEDETTI : Giornalista, autrice e content strategist