Interessante il commento di Massimo Ammaniti
– La Repubblica, 18 luglio 2011 – alle ragioni che hanno condotto il Gruppo di
lavoro che cura il Manuale Statistico Diagnostico dei Disturbi Psichici (il
celebre DSM-5), in uscita nel 2013, a
modificare il Sistema Diagnostico dei Disturbi di Personalità, attraverso una
revisione che è stata, finalmente, messa nel sito il 21 giugno scorso e che
decreta il ritorno sulla scena dei disturbi psichici del narcisismo.
Interessante
mettere a confronto quanto Ammaniti scrive oggi con il suo articolo Il narcisismo non è più una malattia (La
Repubblica 10 dicembre 2010) che
commentava il fatto che invece, in quei giorni, la psichiatria "scagionava" chi
ama troppo se stesso….
Daniela Scotto di Fasano
CONTRORDINE PSICHIATRI, TORNA IL NARCISISMO
la Repubblica 18 luglio
2011 – pagina 34 sezione: CULTURA
Contrordine
psichiatri, il narcisismo torna ad essere una "malattia". Detto in
termini tecnici, il "disturbo narcisistico di personalità" che era
stato escluso nell’ edizione preparatoria del Manuale Statistico Diagnostico
dei Disturbi Psichici (il celebre DSM-5), in uscita nel 2013, è stato
recentemente reintrodotto. I narcisisti non si devono sentire più al
"sicuro": il loro disturbo psichico torna ad essere riconosciuto
ufficialmente. Di fronte alla molteplicità di critiche piovute da ogni parte
era inevitabile che il Gruppo di lavoro che cura il Manuale, cercasse di
modificare il Sistema Diagnostico dei Disturbi di Personalità, attraverso una
revisione che è stata, finalmente, messa nel sito il 21 giugno scorso. Un passo
in avanti è stato fatto, ma il sistema diagnostico rimane poco utilizzabile
quantunque nel sito si sostenga cheè applicabile alla pratica clinica
quotidiana. D’ altra parte dal Gruppo di lavoro che l’ ha compilato sono stati
esclusi studiosi e clinici di orientamento psicoanalitico. Il motivo di questa
scelta è purtroppo evidente. Dal 1952, epoca in cui fu pubblicata la prima
edizione del DSM, è cambiato il clima culturale negli Stati Uniti: mentre negli
anni ‘ 50 la psicoanalisi esercitava una forte egemonia, oggi il lettino
analitico ha perso il suo appeal a favore di nuove tecniche psicoterapeutiche
più brevi e meno costose. Ma soprattutto la psichiatria a indirizzo biologico
ha ripreso in mano le redini della ricerca favorita dal forte supporto, non
disinteressato, delle case farmaceutiche. Per questo motivo la strategia che ha
orientato il lavoro di preparazione del DSM-5 è abbastanza chiara, gli
psichiatri devono formulare le categorie diagnostiche in modo da privilegiare
la scelta degli interventi farmacologici. E il "disturbo narcisistico di
personalità" non richiede psicofarmaci: l’ unica via per aiutarlo è la
psicoanalisi. Ora, viste le molte critiche ricevute, c’ è stato un cambiamento
di rotta. Le critiche arrivavano ovviamente dagli psicoanalisti che erano stati
esclusi. Ad aprire il dibattito fu un commento pubblicato sull’ American
Journal of Psychiatry che metteva in luce le incongruenze della nuova classificazione
che aveva eliminato il Disturbo Narcisistico. E poi molte Associazioni di
psicoterapeuti sia americane che europee, clinici e ricercatori avevano
inondato di mail il sito dell’ American Psychiatric Association, la Società
americana che sponsorizza la nuova edizione del DSM, accusandola di aver creato
un sistema diagnostico farraginoso, difficile da utilizzare nella pratica
clinica di tutti i giorni. Bisogna tener presente che gli psicoanalisti sono tendenzialmente
allergici a fare diagnosi, perché questa rischia di essere un’ etichetta
clinica che crea dannosi pregiudizi e allo stesso tempo non aiuta nella
relazione terapeutica. Dopo tutto questo, il cambiamento di rotta. Verrebbe da
aggiungere che questa tardiva ammenda da parte del Gruppo di lavoro dimostra la
povertà di un sistema diagnostico che non ha tenuto presente il grande
dibattito avvenuto fra gli anni ‘ 70 e ‘ 80 in campo psicoanalitico attorno al
problema del narcisismo normale e patologico. I due grandi protagonisti sono
stati Heinz Kohut, dell’ Istituto Psicoanalitico di Chicago, e Otto Kernberg
professore alla Cornell University di New York. Mentre Kohut riteneva che
esistesse un narcisismo normale che è alla base dell’ autostima e dell’
accettazione di sé e che il narcisismo patologico è la conseguenza di
inadeguate conferme nell’ infanzia da parte dei genitori, la posizione di
Kernberg, invece, ricalcava la teoria classica di Freud secondo cui il
narcisismo rappresenta una fase iniziale dello sviluppo che deve essere
superata da una capacità più matura di rapporto con gli altri. E’ indubbio che
il narcisismo non è soltanto un atteggiamento individuale, vi è anche una
società che negli ultimi decenni ha alimentato l’ autocelebrazione ed il
ripiegamento su di sé. Tutto questo complica la distinzione fra narcisismo normale
e patologico e anche se il DSM-5 ha accettato la rilevanza clinica di quest’
ultimo, non è in grado di definirne chiaramente i confini e ancora una volta l’
approccio psicoanalitico si dimostra più ricco di significati conoscitivi nella
pratica clinica. – MASSIMO
AMMANITI