GIOVANNI FRANGI 2015
parole chiave: Freud, rete, psicoanalisi, tecnologia
Con Freud dal lettino al telefonino. Huffpost 15/7/2022 di D.D’Alessandro
Due libri e una rivista per dire di un fenomeno che sta cambiando radicalmente, anche nel nostro Paese, l’approccio alla psicoanalisi. Non tutto ciò che impone la potenza tecnologica è negativo
Huffpost 15 luglio 2022
Introduzione: “Freud si rivolterebbe nella tomba”, è stato il pensiero di molti analisti durante la pandemia di fronte alla necessità di svolgere le sedute in modalità virtuale, come racconta Davide D’Alessandro nel suo articolo. In realtà cambiamenti di setting erano già stati sperimentati prima della pandemia con pazienti che si allontanavano per motivi di lavoro o di studio. Oggi l’esperienza della flessibilità del setting è oramai consolidata come molti studi dimostrano ma rimane evidente che l’incontro reale con la sua dimensione sensoriale ed emotiva rimane un pilastro fondante della pratica psicoanalitica che non la rende sostituibile a quella virtuale pur utile e necessaria in alcune circostanze. (Maria Antoncecchi)
Davide D’Alessandro, saggista
Huffpost 15 luglio 2022
Con Freud dal lettino al telefonino
Due libri e una rivista per dire di un fenomeno che sta cambiando radicalmente, anche nel nostro Paese, l’approccio alla psicoanalisi. Non tutto ciò che impone la potenza tecnologica è negativo
di Davide D’Alessandro
Sono le immagini, come sempre, a dirci molto di più di tanti libri articoli e inchieste.
17 aprile 2022. Pasqua. Sul settimanale “Specchio”, inserto domenicale de “La Stampa”, campeggia a tutta pagina una foto di undici giovani cinesi in fila. Ognuno indossa la mascherina, ognuno ha il capo piegato sul telefonino, ognuno evita accuratamente di parlare con un altro.
È fuor di dubbio che se l’impatto della tecnologia sulla psiche, negli ultimi decenni, è stato notevole, negli ultimi due anni, a partire dalla tragedia epocale del Covid-19, l’impatto sul corpo e sulle relazioni si è trasformato in uno tsunami capace di travolgere tutto e di modificare radicalmente le nostre vite. Ma è tutto davvero negativo quanto deriva dalla potenza tecnologica, oppure ci sono ambiti in cui la stessa ha risolto problemi, ha creato nuove possibilità, ha aiutato le relazioni invece di stroncarle?
Nessuno, almeno in Italia, avrebbe potuto immaginare, prima della pandemia, di ritrovarsi un giorno a seguire le lezioni da casa, a fare esami da casa, a laurearsi da casa, a lavorare da casa, a incontrarsi da casa. Pochi psicoanalisti, almeno in Italia, avrebbero potuto immaginare, prima della pandemia, di ritrovarsi un giorno a fare sedute attraverso skype, mediate dal mezzo tecnologico, senza la presenza del corpo in studio, oppure di parlare al telefono con i propri pazienti ascoltandone soltanto la voce.
“Freud si rivolterebbe nella tomba”, mi dicevano diversi analisti intervistati nel periodo in questione. I più recalcitranti hanno chiuso lo studio, altri hanno intervallato periodi di chiusura e di timida riapertura, la maggioranza però è stata costretta a rompere il tabù e a dare il via libera a nuove forme di rapporto clinico. E su queste nuove forme di rapporto, soprattutto per la psicoanalisi, comincia a esserci una letteratura importante, in grado di evidenziare pregi e difetti, elementi di forza e di debolezza di entrambe le soluzioni (in presenza e da remoto), auspicando, ove possibile, un’integrazione che possa dare frutti inaspettati.
Al lettore di Huffpost vorrei segnalare, edito da Mimesis, “Nella stanza virtuale. Dal lettino alla psicoterapia psicoanalitica online”, di Luciano Di Gregorio, il quale analizza gli esordi della tecnologia nella psicoterapia, affronta i cambiamenti del setting e i processi interattivi in psicoanalisi, per giungere a formulare una nuova teoria della tecnica; “Fondamenti di Tecnica Psicoanalitica. Un approccio lacaniano”, di Bruce Fink, edito da Alpes, il quale, soprattutto in un capitolo, “Analisi al telefono”, riesce ad andare oltre la mitologia del linguaggio del corpo, smontando punto per punto lo scetticismo degli ortodossi dell’analisi classica, senza trascurare di mettere in rilievo i punti critici del nuovo approccio, peraltro in voga da decenni soprattutto negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e nell’Europa del Nord; infine, “Psiche”, l’ultimo numero, davvero eccellente, della Rivista di Cultura Psicoanalitica, edita da il Mulino, che ha per titolo “Distanza”. Stefania Nicasi, in un ponderoso editoriale, presenta i tanti saggi che offrono un panorama completo sul tema della distanza e, tra tutti, senza offesa per alcuno, mi piace segnalare, con profondo affetto, “Appunti per un discorso sull’intimità”, del compianto professore Aldo Masullo. Negli ultimi giorni di vita non si separava dall’amato Leopardi e scriveva sull’intimità, rimasto attratto da un’opera di François Jullien.
Due libri e una rivista per dire che, davanti a cambiamenti radicali, l’uomo è portato ad avere nostalgia del passato, a ricordarlo e celebrarlo, ma è lo stesso uomo, talvolta inconsapevolmente, a creare e a crearsi nuove strade. Prima di giudicarne la bontà o meno, andrebbero percorse senza alcun pregiudizio. In un contesto globale radicalmente mutato, è ancora possibile continuare a resistere e a opporsi? Se undici persone fanno la fila e ognuno è occupato a guardare il telefonino, anche Freud, chiedendo scusa al lettino, sarebbe costretto a tenerne conto.