Stefano Arienti
“Ce l’ho, non ce l’ho … il gioco delle figurine e i suoi risvolti pedagogici”
di Adelia Lucattini
Su Repubblica.it – Moda e Beauty
09 giugno 2021
Attaccare le figurine per completare un album gioca un ruolo nello sviluppo neuropsicologico del bambino, lo aiuta nella socialità e, attraverso semplici oggetti transizionali che “si appiccicano”, rappresenta l’amore della mamma, del papà o dei nonni che li regalano. I consigli della psicoanalista infantile per trasformare un semplice passatempo in un veicolo di apprendimento, utile anche per la scuola e per i bambini con bisogni speciali
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Le figurine hanno sempre avuto un grande successo fin dalla loro prima comparsa, nel 1866, con la figurina prodotta dai supermercati francesi Bon Marchè e il suo bel calendario stampato sul retro. Sono divenute oggetti di culto per grandi e piccini e soprattutto oggetti da collezionare. È il 1950 quando anche in Italia inizia la passione per le figurine, grazie alle Edizioni Astra e al bellissimo album “Animali di tutto il mondo”, ristampato fino al 1969, non più associate a un prodotto da pubblicizzare, un programma televisivo o radiofonico, bensì vendute proprio come un oggetto in sé, da collezione.
Perché gli album sono importanti per i bambini
I bambini adorano le figurine, che sono da sempre state una ricompensa per essere stati bravi o coraggiosi ad esempio dal dentista, o per un bel voto, o per un compito speciale che hanno assolto per un adulto. Le figurine sono amate di per sé, per i loro colori vivaci, sono belle da guardare, si possono collezionare ma hanno soprattutto una caratteristica, si “attaccano”. Non sono dei semplici oggetti transizionali che rappresentano l’amore della mamma, del papà o dei nonni che le regalano, ma si “appiccicano”, proprio come i bambini desiderano stare con le persone che amano, vicini-vicini e che non si staccheranno mai da loro, saldi sul loro album non si possono perdere mai. Rappresentano in modo chiaro e diretto il bisogno e il desiderio che l’amore della mamma per loro sia per sempre al sicuro. Gli album sono custoditi con cura per anni, tra i libri di scuola o in un cassetto, anche da adolescenti, portato sempre con sé nei traslochi e poi tramandato ai propri figli.
Le figurine mostrano a tutti le qualità dei loro piccoli collezionisti, soprattutto quando sono una ricompensa per un buon comportamento o un’attività svolta bene. In questo caso solitamente finiscono in bella mostra sul frigorifero, sull’armadio o sul letto, dove loro per primi e poi tutti quelli che passano, li possano vedere, a volte ancora dopo anni! L’amore per le figurine è condiviso anche con gli adulti che difficilmente nascondono la passione e la gioia che hanno provato da bambini e che riappare vivace come allora, mentre ne parlano, inconsciamente attivata dalle immagini che il ricordo delle figurine evoca. Gli “adesivi” sono un buon modo per preservare il proprio bambino interno, anche per questo molti genitori desiderano collezionarli, magari regalando il primo album al loro bambino o aiutando nella scelta tra tanti proprio di quello “giusto” per quel momento.
L’intelligenza si sviluppa (anche) attaccando figurine
Lo sviluppo delle capacità intellettive dipende dalle relazioni personali tra genitori e figli, dall’ambiente e dalla predisposizione genetica, ma le buone relazioni, l’educazione consapevole e il gioco svolgono il ruolo determinante. Studi recenti hanno dimostrato che giocare con le figurine oltre che favorire lo sviluppo affettivo gioca un ruolo nello sviluppo neuropsicologico del bambino. Essere in grado di riconoscere bandiere e giocatori, ambienti naturali o urbani, tipi diversi di animali domestici o selvatici, quadri, sculture, personaggi storici, monumenti, etc., è solo una piccola parte di un impegno mentale ben più ampio. Se consideriamo che lo sviluppo del pensiero matematico e logico è influenzato dai cosiddetti “giochi di classificazione” (quando i bambini devono ordinare i blocchi in base ai colori – blu, verde, bianco, etc. – ) e dai “giochi di seriazione” (quando i bambini dispongono diversi blocchi in base alle dimensioni – dal più grande al più piccolo -). La raccolta di figurine richiede entrambe: le figurine vanno riconosciute per colore e dimensioni, hanno un numero progressivo, le immagini devono essere completate o composte (come nei puzzle), una parola che le definisce, hanno un significato e alla fine il bambino costruisce il senso della storia inserendola in una sequenza logica attraverso la corrispondenza giusta, nella squadra di calcio, nell’ambiente naturale, nelle associazioni di esseri viventi e animali, negli abiti dei personaggi, etc.
Collezionare belle immagini sviluppa tutti i sensi
Noi siamo abituati a considerare cinque i sensi: vista, udito, olfatto, tatto, gusto. In realtà esistono molti altri sensi che hanno un valore psichico, emotivo, affettivo e che si legano ai cinque sensi come il senso del bello, dell’estetica, dell’artistico, del naturale, delle proporzioni, delle geometrie e la “giusta distanza” fisica ed affettiva da situazioni, persone, cose.
L’esperienza fisica di aprire il pacchetto, da soli, con i fratelli o gli amichetti, il loro l’odore, la loro superficie, lucida o opaca, colorata, soffice, rugosa o profumata, sono un’esperienza indimenticabile! Le figurine oltre che dare un grande piacere, veicolare significati affettivi, incrementare le capacità intellettive, possono essere strumento di trasmissione di informazioni e di cultura attraverso le immagini, giocando con piacere. Poiché la memoria a lungo termine è una memoria che si lega alle emozioni e alle immagini, le figurine con significati particolari possono rimanere nella mente per tutta la vita e costituire la base su cui inserire ulteriori informazioni. Possono essere stesse un veicolo di apprendimento e uno strumento utile anche per la scuola e per i bambini con bisogni speciali, per cui la comunicazione attraverso le immagini ha una particolare importanza.
Collezionare figurine aiuta la socializzazione
Sarebbe un errore pensare che le figurine tradizionali siano “antiquate” rispetto a quelli “virtuali”, già in voga. Sono due cose diverse. Le sensazioni sensoriali, fisiche, sono molto potenti, innate, indispensabili per una buona crescita. Le figurine sono come sogni, hanno significati segreti, raccontano storie, appagano desideri, allontanano i mostri facendoli uscire allo scoperto, evocano associazioni con altri momenti, risvegliano ricordi. Attingono direttamente nell’inconscio, anche per questo attraggono, divertono e piacciono tanto. Allo stesso modo gli adulti adorano insieme alle figurine, i giocattoli di legno, perché danno una sensazione e hanno un odore unici e inconfondibili. Inoltre, esistono anche nella realtà esterna, non sono solo dentro l’oggetto elettronico e nel mondo interno del bambino, sono reali nella mente e si possono anche toccare con le dita.
Le figurine inoltre sono tra i pochi giochi che “si scambiano” per definizione, per completare una serie, una collezione o un album. Sono uno strumento di socializzazione, consolidano le amicizie, le alleanze, e abituano a una competizione sana in cui ognuno porta a temine il proprio obiettivo, magari cercando di raggiungerlo prima dell’altro, ma senza tirarsi indietro regalando un doppione d un compagno, se gli serve per completare un “vuoto”, colmando un suo momento di solitudine o dispiacere con un gesto generoso. Insegna a competere con se stessi, tenendo però l’altro sempre presente, senza danneggiarlo e favorendo una collaborazione costruttiva.
L’infanzia è un momento unico e irripetibile, il mondo è tutto una scoperta, la vita è interamente dispiegata, libera e creativa. Alcuni giochi più di altri mantengono sempre vivo il contatto con questa dimensione interna e anche da adulti continuano ad agire dal profondo: alimentano la curiosità, spingono verso la scoperta, sostengono l’entusiasmo, ci permettono di continuare a sorprendersi e danno fiducia che i desideri, alla fine, se si è costanti e pazienti, si realizzeranno resistenti e visibili sugli album della nostra vita.
L’album che insegna a conoscere il mondo
Dal Taj Mahal in India agli scavi archeologici in Siria, passando per l’arte aborigena australiana, da Canova a Jackson Pollock passando per Roy Lichtenstein, fate il giro con Artonauti, l’album di figurine che attraverso l’immancabile «ce l’ho, ce l’ho, manca» aiuta i bambini a memorizzare e riconoscere opere, artisti, monumenti. Il terzo album ha titolo Tutto Mondo in omaggio all’omonima opera di Keith Haring ed è la storia di due bambini, Ale e Morgana, che mentre seguono le lezioni in Dad vedono scomparire il loro gatto Wizart e così partono alla sua ricerca: dalla Russia attraversano l’Asia fino al Giappone, esplorando l’Australia e l’Africa, per arrivare in America latina e fare ritorno in Europa. Un viaggio in 116 pagine, 15 tavole di illustrazione e 99 tra opere d’arte e monumenti da ricostruire con 288 figurine, più 23 indovinelli sulle culture del mondo, un gioco di Twin Cards per allenare la memoria e riconoscere le opere dai dettagli e contenuti extra cui si accede tramite Qr code: tutorial per creare mandala, acchiappasogni, matrioske e lanterne cinesi. L’album è stato creato con intento pedagogico da Daniela Re – insegnante, mediatrice culturale ed esperta in riabilitazione cognitiva nella scuola primaria – con il marito Marco Tatarella, alla guida di una casa editrice che si occupa di libri d’arte e periodici di musica. Assieme hanno fondato Wizart S.r.l., impresa sociale no profit che con Artonauti ha vinto la quarta edizione del bando Innovazione Culturale di Fondazione Cariplo. Oggi è giunta alla terza edizione e promuove un nuovo progetto per le scuole: l’anno scorso è stato “Imparare davanti a un quadro”, per far appassionare i bambini al mondo dell’arte e gestire un loro primo approccio alle opere, mentre quest’anno ha pubblicato una guida da accompagnare all’album Artonauti distribuita nelle scuole con il coinvolgimento degli insegnanti.
Per richiederla e saperne di più: www.artonauti.it
* l’autrice è Psicoanalista della Società Psicoanalitica Italiana e International Psychoanalytical Association