Repubblica 5 marzo – lettere
Caro Augias,
Ho letto con interesse l’articolo di Massimo Recalcati “Ciao figlio, è il tempo della mamma Narciso” e la risposta di Chiara Sraceno “Non c’è scampo per le madri”, che puntualmente rivendica il diritto/dovere delle madri “a dare e ricevere cura senza perdere il diritto a essere anche altro”, cittadine. La chiara posizione della Saraceno, che richiama anche il libro di Mariella Gramaglia, circa il desiderio delle donne che va non “contro” ma “oltre” la maternità, è un invito a riflettere. Dal mio osservatorio di psicoanalista, anch’io penso che non viviamo il rischio che “la donna possa sopprimere la madre” (Recalcati), viviamo piuttosto la difficoltà a tenere insieme i due termini del problema. Per ciò che scrive la Saraceno, ma anche per altro. Si tratta di quella cultura del narcisismo, che definisce il disagio della nostra società e riguarda le donne come gli uomini, i padri come le madri, i nostri figli. In questo tipo di cultura assistiamo a relazioni in cui la separatezza e la differenza tendono a essere negate e l’altro è vissuto piuttosto come riflesso di sé o forma della propria realizzazione.Lo testimoniano le patologie attuali con cui ci confrontiamo (le anoressie, le tossicomanie, ecc.), in cui prevale l’evitamento della frustrazione e del conflitto interiore.E’ un tema complesso che richiede lo sforzo integrato di più discipline per essere pensato: della psicoanalisi che guarda al mondo interno, ma anche di tutte quelle discipline come la sociologia, l’economia, che si rivolgono al mondo esterno.
Paola Marion
(SPI Società Psicoanalitica Italiana)