Far West a Milano. Una Sindrome Psicosociale?
Gabriella Giustino (Psicoanalista Ordinario della SPI)
A partire dallo sconcertante episodio di cronaca che si è verificato al Tribunale di Milano, ultimo di una catena d’ eventi simili e sconvolgenti, mi sono chiesta cosa possiamo dire come psicoanalisti a proposito di situazioni che sembrano occupare una posizione “extraterritoriale” rispetto alla nostra disciplina.
La mia opinione è che, al di là delle psicopatologie e delle dinamiche individuali, è utile riflettere sulla dimensione psicosociale contagiosa di questi fatti di cronaca.
Di Chiara nel 1999 ha sviluppato una riflessione psicoanalitica profonda su questi aspetti cercando di descrivere situazioni sociali che assolvono a funzioni difensive patologiche: le Sindromi Psicosociali. E’ questa un’area fertile della nostra disciplina che si sviluppa a partire dalle esperienze sulla psicoanalisi dei gruppi felicemente inaugurata da Bion.
E’ un aspetto che s’intreccia con altre scienze umane e che chiama la psicoanalisi a far parte della comprensione e della cura dei fenomeni psicosociali.
Non solo la cura del singolo nella stanza d’analisi, dunque, ma anche lo studio interdisciplinare di quello che Bion chiamava “socia-lismo” (1965 ).
Uno dei motivi principali che lega l’uomo alle istituzioni sociali è la difesa contro ansie profonde di natura persecutoria e, nei fatti accaduti, sembra proprio il legame Uomo-Istituzioni ad essere malato.
Spesso le reazioni violente e vendicative sono rivolte (oltre che a se stessi) anche all’Autorità, che non è più vissuta come Regolatore e Contenitore delle ansie sociali e individuali.
Il Potere (non il Governo direbbe Di Chiara), sembra vessare i cittadini ( intesi come massa indistinta: il popolo, la gente) con leggi inique ed ingiuste.
Il sistema fiscale, ad esempio, può portare le persone a sentirsi sottoposte ad ingiuste persecuzioni; oppure la “Legge” è considerata come provvedimento fatto contro e non a favore del cittadino.
Queste ansie paranoiche hanno purtroppo un drammatico nucleo di realtà che spinge le persone a sottrarsi alle leggi in un circolo vizioso che si autoalimenta.
In questa sorta di pervertimento dei valori l’Istituzione non rappresenta più il garante della Cura, della Responsabilità e della Giustizia (per quanto imperfetta) ma diventa il contenitore (malato e quindi incapace di Governo delle angosce) di proiezioni persecutorie individuali e sociali.
La sindrome psicosociale “povertà-ricchezza” descritta da Di Chiara è, a mio parere, particolarmente utile per aiutarci a comprendere l’episodio di Milano.
Proviamo ad intrecciare la situazione psicosociale individuale con quella del gruppo.
L’autore del gesto violento è stato descritto come un ex “Yuppie” della Milano da bere. Egli ha una visione della ricchezza senza limiti e ottenuta senza troppe fatiche, in barba agli sforzi degli altri. Il suo stile di vita dei tempi “migliori” appare maniacale e onnipotente, totalmente inadeguato a sopportare la frustrazione.
La sua vicenda sembra intrecciarsi fatalmente con la “crisi economica” (elemento scatenante della crisi individuale) che provoca diffuse condizioni sociali di precarietà ed insicurezza. Del resto la propaganda illusoria di un’abbondanza senza limiti e senza meriti deve aver preparato il terreno per tutto questo.
L’aumento reale di gruppi sociali che passano dallo stato di benessere allo stato di povertà da un lato e la dimensione illusoria e onnipotente della ricchezza dall’altro possono innescare una sindrome psicosociale ricchezza-e-povertà e la conseguente difesa potente contro una dimensione realistica della ricchezza che significherebbe sottrarla all’universo illusorio .
Il rischio è che s’ innestino condizioni di reattività condivisa paranoiche e distruttive.
Il Far west incita a difendersi da soli vendicativamente perché l’istituzione ci attacca non ci difende. I colpevoli sono tutti coloro (giudici, avvocati, colleghi-“sono loro non io!”) che minacciano questo l’equilibrio patogeno preesistente.