Un appuntamento imperdibile: Luise Bourgeois approda nella casa di Sigmund Freud, a Londra, con il ritrovamento e pubblicazione delle riflessioni sul proprio trattamento analitico ed i suoi lavori artistici. (Silvia Vessella)
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Patrizia gioia
Lunedì, 16 aprile 2012 – 08:16:00
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Luise Bourgeois e Freud, il loro amore in mostra
Luise Bourgeois ama Freud e Freud ama lei. E’ un matrimonio questo, riuscito, nella casa museo di Londra del celebre maestro dell’inconscio, un corto circuito perfetto tra pensiero e creazione, con le provocanti sculture dell’artista americana sospese sul celebre lettino.
Chi ama “i ragni della nostra infanzia” non potrà non essere toccato nella ragnatela del suo cuore, per una volta l’immaginario si fa presenza e sostanza, quella porta sull’abisso si apre facendoci vedere quel che appare sempre in trasparenza, tra “chiari nel bosco” e non detto, più che non dicibile.
“The return of the repressed“, è un’emozionante esposizione curata da Philip Larratt-Smith, nata dalla scoperta nel 2004 di due scatole contenenti oltre mille fogli che costituiscono un archivio sulle reazioni della Bourgeois al trattamento psicoanalitico iniziato nel 1951 con henry Lowenfeld, medico freudiano. La mostra presenta questi documenti e circa una decina di sculture, sparse nelle stanze, lungo i corridoi, sulle scale, in dialogo con gli arredi della abitazione, ma soprattutto con la memoria della casa di Freud, scrive Gianluigi Colin sul Corriere.
“Ogni cosa esiste attraverso il significato che gli diamo”, ci dice Freud e credo non ci possa essere nulla come le sculture di questa donna, tanto minuta quanto vigorosa nel dare vita a quello “spazio vivo” tra mano mente cuore , una donna che ha affrontato le tematiche femminili dell’identità e della relazione complessa tra vita e arte. “Ho paura del silenzio. Ho paura del buio. Ho paura di cadere. Ho paura dell’insonnia. Ho paura del vuoto. Mancare…cosa ti manca? Niente. Sono imperfetta ma non mi manca nulla, mia madre, forse, forse qualcosa manca ma non lo so, per questo non ne soffro…”. Così scrive su un telo ricamato, un’opera del 2009, un merletto che disegna i disegni dei merletti invernali sui vetri dell’Anima e sulle prime inflorescenze primaverili del Corpo, un canto che evoca la dimensione della danza umana tra finito e infinito, sospesa nel vuoto, su un filo che a tratti scompare colpito e scolpito dalla trasparenza rarefatta delle stelle.
Anche la sessualità, forte tema di questa artista, trova pace nella casa di Freud, mettendo in luce le contraddizioni e le lacerazioni “tra” corpo e psiche che ci sono compagne “tra” luce e buio.
Ma è il ragno, per me naturalmente, quello che nel piccolo giardino troviamo a guardiano, che più inquieta e dice. Il ragno che spaventa come la cattiva madre, il ragno che ci può stare addosso e mancare d’amore lungo l’autostrada di un corpo pietrificato dal dolore di non essere amati come serve a noi, una forza del dolore che non sa sbocciare e costruisce troppo spesso invece torri di ragnatele da lasciarci prigionieri per una vita.
La mano della Bourgeois è entrata nel marmo della nostra vita come anche Freud ha saputo fare, ha aperto polmoni fegato cuore che erano murati e soffocati dentro una forma che doveva emergere come dal rovescio del calco, dal rovescio di tutti gli Dei che abbiamo sempre messo al di là della vita e che ora invece dovranno valicarla quella linea delirante di un confine che non esiste e che non si confonde. Potremmo dire con Rilke: “soglia: oh, pensa che è, per due che si amano logorare un po’ la propria soglia di casa già alquanto consunta, anche loro, dopo dei tanti di prima, e prima di quelli di dopo….leggermente”
la mostra fino al 27 maggio – telefono 0044 20 74 35 20 02 www.freud.org.uk, catalogo Violette Editions