CORRIERE DELLA SERA
– Venerdì 03-06-2011
CULTURA
FRANCA PORCIANI
La nomina Stefano
Bolognini presidente dell’Ipa, ente fondato nel 1910
Sigmund Freud già nei primi anni del Novecento accarezzava
l’idea di fondare una società psicoanalitica internazionale, ma la nascita
ufficiale della sua «creatura», l’International Psychoanalytical Association,
avvenne solo qualche anno più tardi, a Norimberga, nel marzo del 1910.
L’istituzione, tuttora prestigiosa a distanza di un secolo, conta dodicimila
iscritti distribuiti in tutto il mondo, dal Nord America all’Europa, dall’India
al Giappone, fino al Brasile.
Ora a guidarla
viene chiamato per la prima volta un italiano, lo psicoanalista bolognese
Stefano Bolognini, che assumerà formalmente l’incarico di presidente al
prossimo congresso dell’associazione, che si terrà in agosto a Città del
Messico. Vicepresidente, una donna (anche questa è la prima volta, ma non ci
sembra il caso di gridare la miracolo), la svedese Alexandra Billinghurst.
Notissimo agli
addetti ai lavori per la sua intensa attività nell’ambito dell’associazione con
articoli, seminari e conferenze, presidente della Società psicoanalitica
italiana e membro del comitato editoriale europeo dell’«International Journal
of Psychoanalysis», Bolognini, nato nel ’49, medico e psichiatra, resta però
uno sconosciuto al grande pubblico.
I suoi libri
pubblicati per Bollati Boringhieri – come curatore Il sogno cento anni dopo,
come autore L’empatia psicoanalitica e Passaggi segreti – tradotti in varie
lingue, sono tecnici, rivolti agli operatori, e la ribalta televisiva non piace
allo psicanalista. «Come molti colleghi dell’associazione – ci dice raggiunto
al telefono a Parigi dove si trova per un congresso – sono convinto che i
salotti mediatici abbiano un effetto disturbante sui pazienti».
Sposato, tre figli
(e già nonno), svolge tuttora un’intensa attività clinica, ama i cani, scrive
racconti (l’ultimo, Lo Zen e l’arte di non sapere cosa dire, uscito nel 2010
ancora per Bollati Boringhieri) e colleziona disegni italiani dal Cinquecento
al Settecento.
E questo nuovo
impegno? «Ne sono ovviamente orgoglioso – confessa Bolognini – anche perché
dimostra il grande rispetto di cui a livello internazionale gode la comunità
analitica italiana. Ma mi aspetta anche un lavoro delicato di mediazione fra
scuole di pensiero che, pur nella ortodossia freudiana, hanno spesso elementi
di diversità». RIPRODUZIONE RISERVATA