ANSA, 8 MARZO 2014
BIMBI E TEENAGER ‘CYBORG’. Tablet e cellulari protesi del corpo, gli apparecchi sono vissuti come parte di sé.
INTRODUZIONE: Daniele Biondo, psicoanalista della Società Psicoanalitica Italiana (SPI), illustra in uno studio sui ‘nativi digitali’ i significati che assume per adolescenti e bambini il possesso e l’uso di uno smartphone riguardo al senso del Sé, alla relazione con i coetanei, con le figure genitoriali, con il mondo. Suggerisce ai genitori di utilizzare le difficoltà con i figli ‘cyborg’ per creare con loro nuove forme di comunicazione, non rinunciando comunque alla funzione genitoriale regolatrice. (Giuliana Rocchetti)
ANSA – Roma, 8 marzo 2014
Quasi quattro bambini su cinque negli Usa possiedono un iPod o un altro lettore musicale, e il 60% dei dodicenni ha un cellulare personale: dati che rivelano ormai non solo quanto siano diffusi questi apparecchi nell’infanzia, ma anche che ormai sono un ‘prolungamento’ del loro corpo, un oggetto indossabile che inaugura il corpo ‘neo-cyborg’ dei giovani nativi digitali. Dati a cui sono ormai vicini anche
Europa e Italia, visto che secondo i recenti dati della ricerca Net Children Go Mobile, finanziato dal Safer Internet Programme
della Commissione Europea, il 53% dei ragazzi europei tra i 9 e i 16 anni possiede uno smartphone e il 48% lo usa ogni giorno
per andare online. A rilevarlo e’ Daniele Biondo, psicoanalista della Societa’ Psicoanalitica Italiana (Spi), in un suo studio sui nativi digitali. ”Il dispositivo ‘palmare’, che non e’ piu’ il semplice cellulare – spiega – ma una piattaforma complessa per chattare ed essere perennemente collegati alla rete, ascoltare e scaricare musica , giochi, applicazioni, messaggiare, raramente per telefonare (visto che costa troppo), rappresenta ormai una protesi naturale degli adolescenti e dei bambini”. In questo modo si allarga la ”dimensione pubblica del Sé” – continua Biondo – “si verifica un’inflazione del pubblico sul privato, la perdita della dimensione privata del Sé con la pubblicizzazione del tempo privato”.
Ecco perche’ quando si toglie a un bambino o un adolescente uno di questi strumenti la reazione e’ molto forte. ”A parte alcuni casi di suicidio – rileva – che sono gli eventi peggiori, molti adolescenti provano una rabbia enorme verso i genitori, perche’ quando gli viene tolto lo smartphone o il tablet lo sentono come un attacco alla propria persona e alla propria crescita, che li lascia senza via di fuga. E’ come se gli si chiedesse di camminare senza una gamba, proprio perche’ l’apparecchio e’ una parte di sé, che lo tiene collegato al gruppo, fuori dalla famiglia”. I genitori non devono criminalizzare, secondo lo psicoanalista, ne’ il gruppo, ne’ internet, né la tecnologia. ”Se sono ‘analfabeti digitali’ – conclude – devono farsi iniziare dal figlio e non vivere questo passaggio come una perdita di ruolo. E anche se analfabeti, non devono rinunciare al loro ruolo regolatorio e da mediatore tecnologico, lasciando cosi’ soli i ragazzi, che non vogliono essere abbandonati”.(ANSA).