Cultura e Società

Lavori in corso. Poesie

19/05/09

Giuliano Fuortes (2008)

Antigone Edizioni, Torino, pagg. 152, € 13.00

 

 

 

             «Non me lo dire più, / non lo pensare, / mi fai sentire / troppo male, / troppo importante, troppo felice. / Dimmelo sempre» (Non me lo dire più, 83).

 

Le poesie di Giuliano Fuortes sembrano confermare alcune ipotesi freudiane sull’espressione poetica come qualcosa che scaturisce direttamente da un affetto (è il caso di scomodare il concetto di sublimazione?) o, in parole più semplici, da un’esperienza di vita che il poeta sente il bisogno (e ha la capacità) di trasformare, elaborandola linguisticamente per offrirla alla fruizione di tutti.

Freud in Studi sull’isteria, parla di un processo che si verifica «fin nelle più elevate sfere delle azioni umane. Goethe non riesce a venire a capo di un’esperienza fintantoché non l’ha risolta in attività poetica. In lui è questa che costituisce il riflesso preformato di un affetto, e fintantoché non si compie, sussiste la penosa esaltazione di eccitamento». (1892-95, 353)

             Afferma poi nella Minuta N a Fliess: “Il meccanismo della creazione poetica è lo stesso delle fantasie isteriche” (1897, 65). Ma, diversamente dal nevrotico, il poeta esprime i suoi affetti in quella che oggi potremmo definire una dimensione di apertura relazionale. Attraverso la sua voce, tutti i lettori possono immedesimarsi in quegli affetti, in quelle esperienze. Leggiamo nell’Autobiografia: «Al pari del nevrotico l’artista si ritirerebbe nel (…) mondo della fantasia fuggendo da una realtà che non lo soddisfa; tuttavia, a differenza del nevrotico, egli saprebbe trovare la strada capace di riportarlo coi piedi per terra nel mondo reale. Le sue creazioni (…) sarebbero soddisfacimenti fantastici di desideri inconsci, proprio come i sogni (…) Tuttavia, a differenza delle asociali e narcisistiche produzioni oniriche, le opere d’arte sono destinate a suscitare l’interesse e la partecipazione di altre persone nelle quali sono in grado di risvegliare e soddisfare gli stessi inconsci moti di desiderio.» (1924, 130)

“Più di una volta / m’illudo di raggiungerti / mentre nuovi pensieri si dileguano. / Fammi entrare, voglio capire. / Anche stasera / mi basta una briciola di luna” (Pensieri notturni, p. 27). Oppure: «E tu non credevi / ed io che piangevo/ mi dicevi / guardati dal dolore / ma come faccio / a cancellare / tutto questo. / È la mia vita / e continuo / ad amarla / stasera / stanotte / dopo» (Tempo rarefatto, 135).

Nel linguaggio – un linguaggio “comune” e niente affatto aulico – la poesia di Fuortes denota immediatamente il legame con l’esperienza vissuta e ancora palpitante. Non si tratta però di una poesia “ingenua”: nel libero fluire delle proprie personali associazioni, il lettore può scoprirvi echi di Wislawa Szymborska e di Les Murray, come in Incontri fortuiti: «Ieri ho intravisto / un uomo anziano, / quegli incontri casuali / al bancone dei bar. / Un tipo un po’ collerico, / ma non sapeva / con chi prendersela. / Forse con i suoi anni / ormai fuggiti, / o con quelli / che non lo stavano a sentire, / di più con quelli andati via / e dei quali sentiva la mancanza. / Sì, continuava a cercare il senso / di tutto ciò, / ma troppo spesso invano. / Anch’io l’ho poi / dovuto salutare, / quando una dolce ragazza / mi ha chiesto gentilmente / di spostarmi, / per pulire lo specchio alla parete.» (73)

Uno psicoanalista che è anche un poeta, o un poeta che fa lo psicoanalista, ha un accesso particolarmente diretto al mondo dei sogni. Si veda Dormi?: «Dormi? / sogni poesie? / ne scriverai altre / col tuo metodo strano, / far finta di niente / e toccare la mente? / dimmi, / oggi che gioco hai inventato?» (93). Oppure Puzzle: «Ho riunito spezzoni / dei sogni di stanotte. / Quando mi hai incrociato / le tue labbra lucide / rispecchiavano il mondo. / Io intanto immaginavo/ un possibile bacio. / Ma il cielo in bianco e nero / dove lo hai trovato.» (113)

 Altri inevitabili riferimenti freudiani. Troviamo sottolineata la stretta vicinanza tra l’attività onirica e la creazione poetica anche nell’Interpretazione dei sogni: «Possiamo immaginare che buona parte del lavoro intermedio che si svolge nel corso della formazione del sogno (…) si effettui (…) attraverso un’adeguata trasformazione linguistica dei singoli pensieri (…) come si verifica nell’opera del poeta (…) Le poesie più belle sono certo quelle in cui non si nota l’intenzione di trovar la rima, in cui sin dall’inizio i pensieri hanno scelto per reciproca induzione l’espressione linguistica che, ritoccata appena, fa sorgere l’identità di suono» (1899, 313.)

    Nel costituire il “materiale grezzo” della produzione poetica sono particolarmente importanti le fantasie e i sogni a occhi aperti, «poiché dai suoi sogni a occhi aperti il poeta, mediante certi rimodellamenti, travestimenti e omissioni, crea la situazione che inserisce nelle sue novelle, nei suoi romanzi, nei lavori teatrali. L’eroe dei sogni a occhi aperti è però la persona stessa del poeta» (Introduzione alla psicoanalisi, 1915-17, 273 sg.).

     Lavori in corso, introdotto da Domenico Chianese e dalle riflessioni della poetessa Maria Grazia Calandrone, è suddiviso in dieci sezioni i cui titoli, a loro volta “poetici”, non hanno la funzione di strutturare dei contenuti: “Altri mari”, “Sono in pausa”, “Ci piacciono le spezie”, “Sotto luce riflessa”… sono suggestioni scaturite da associazioni libere e, come i titoli stessi delle poesie qui raccolte, offrono al lettore ulteriori spunti associativi e ulteriori occasioni di leggervi, e rivivere, ricordi, emozioni, nostalgie.

            La lettura come dialogo del poeta con il suo lettore, e del lettore con se stesso. Lo psicoanalista Giuliano Fuortes così definisce la poesia: «Poesia è / un collage di memorie, / la mia, le vostre, / a volte non c’è distinzione. / Io scrivo, / ma chi legge / riscrive la poesia, / non c’è distinzione. / Provo malinconia, / per questo scrivo, / ma anche voi la sentite / o non leggereste, / non c’è distinzione. / A volte basta una foglia, / un sasso o la luna, / non c’è distinzione» (Poesia è, 38).

 

 

 

Bibliografia

 

Freud S. (1892-95). Studi sull’isteria. O.S.F., 1

Freud S. (1892-97). Minute teoriche per Wilhelm Fliess. O.S.F., 2

Freud S. (1899). L’interpretazione dei sogni. O.S.F., 3

Freud S. (1915-17). Introduzione alla psicoanalisi. O.S.F., 8

Freud S. (1924). Autobiografia. O.S.F., 10

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

"La mosca Verdolina" di G. Parisi. Recensione di M. F. Turno

Leggi tutto

"Tutta la vita che resta" di R. Recchia. Recensione di N. Muscialini

Leggi tutto