Questo romanzo inizia col racconto della morte dell’anziano padre di Iza, a cui segue la decisione della moglie di accettare l’invito della figlia, medico affermato, di andare a vivere con lei nella capitale, a Pest (le vicende sono ambientate in Ungheria, terra d’origine della scrittrice, intorno agli anni ‘60). Il lutto per questa morte, che impegna le due donne in modo molto diverso, è in realtà il pretesto per narrare gli effetti in Iza di una morte molto più antica, e cioè quella di un suo fratello, nato e morto molti anni prima di lei.
L’arrivo alla vita di Iza è infatti innestato su questo lutto e la bambina arriva quando i due genitori non aspettavano più di poter diventare nuovamente genitori. Ci viene raccontata la sua strana infanzia di bambina saggia, sempre così nel giusto che anche le rare volte che era stata punita, ogni volta si veniva a scoprire che era stata un’ingiustizia farlo…. Interessante leggendo il libro è rendersi conto che quanto più elementi di conoscenza sulla sua vita ci vengono forniti, tanto più ci accorgiamo di non sapere affatto chi lei in realtà sia. Veniamo a conoscerla soprattutto per quello che lei suscita negli altri, sappiamo che era molto legata a suo padre, conosciamo la storia del suo fidanzamento con Antal, anche lui medico, innamoratosi di lei la prima volta che la vide, ci viene detto che il matrimonio è stato improvvisamente rotto dallo stesso Antal, che pure sembrava molto felice di vivere con lei nella casa dei suoi genitori, vediamo con quale trepidazione e riconoscenza la madre Etelka cerchi di adattarsi alla sua nuova vita a Pest, eppure più leggiamo e meno riusciamo a comprendere chi lei sia in realtà.
La vicenda si conclude in modo tragico, eppure come lettori proviamo un senso di liberazione arrivando a comprendere finalmente il segreto di Iza, la sua fondamentale mancanza di umanità che la condanna a non potere avere una vita emotiva piena, capace di relazioni davvero intime.