Il libro, prezioso per gli specialisti, è una lettura accessibile anche ai non addetti ai lavori. Un’introduzione molto documentata descrive i numerosissimi casi in cui si può dimostrare una fondatezza e un’utilità del confrontare un’opera con la biografia dell’autore per offrirne un punto di vista psicoanalitico. Il testo è il risultato dell’incontro dei due amori dell’autrice, la letteratura e la psicoanalisi e con amore e tenerezza è scritto. Così l’autrice accompagna il lettore a conoscere l’infanzia di Joyce e di Flaubert , a scoprire dietro lo scrittore francese, esteta egoista e francamente scostante, un’autentica insostenibile tristezza dell’essere, ad individuare i motivi psicologici che portano i celebri amanti, Don Giovanni e Casanova , ad esistenze che si condannano alla solitudine più totale.
Alla fine della lettura la mia sensazione è che a tutti i personaggi, sia della fantasia, sia della storia, “analizzati” dall’autrice, si possa estendere la considerazione finale dedicata a Joyce.: “Poiché per tutta la vita trovò persone disinteressate che gli offrirono amicizia e mezzi, dobbiamo pensare fosse dotato di una seduttività involontaria o più probabilmente presentasse una sostanziale fragilità e una muta ma urgente richiesta di soccorso, che erano percepite al di là della sua altezzosità e del suo proporsi come una creatura eccezionale cui tutto era dovuto”.