Haggadah Pesach
Dario Coen dialoga con il rabbino Roberto della Rocca e lo psicoanalista Alberto Sonnino
(Salomone Belforte Sas di Ettore Guastalla& C. 2021 editore)
Recensione a cura di Gabriella De Intinis
Ho accettato con piacere di leggere e recensire un libro emozionante e complesso come l’Haggadah di Pesach, che apre ad una dimensione profondamente spirituale e permette di conoscere attraverso le domande poste da Dario Coen al rav Roberto Della Rocca e allo psicoanalista Alberto Sonnino alcuni aspetti del pensiero ebraico affiancati da una visione psicoanalitica.
La struttura del commento è interlocutoria, a domande precise apparentemente semplici seguono risposte, che ciascuno dei due nel proprio ambito, aprono sia ad una lettura profonda della Torah e ad alcuni riferimenti al Talmud, che ad una lettura psicoanalitica.
L’Haggadh è narrazione in questo caso della Pasqua ebraica in cui si riattraversa una storia millenaria, tramandata e rievocata di generazione in generazione, accompagnata dalla celebrazione rituale nel sedar di Pesach.
La festa di Pesach celebra l’uscita dall’Egitto preceduta dal sacrificio, evoca l’amarezza della schiavitù del popolo ebraico e l’avvio di un processo di liberazione attraverso il viaggio nel deserto fino al monte Sinai per ricevere la Torah. Sia rav R. Della Rocca che A. Sonnino mostrano come ci siano stati momenti di smarrimento e rifiuto in questo complesso cammino.
Sonnino parla del meccanismo della regressione, che permettendo una idealizzazione del passato, rispetto ad un presente difficile da affrontare, arriva a cancellare il ricordo della terribile realtà vissuta in quanto schiavi, fino a rimpiangere la condizione cha gli ebrei hanno lasciato uscendo dall’Egitto. La schiavitù come l’esilio vengono descritti come condizioni esistenziali e non soltanto fisiche e geografiche.
Rav R. Della Rocca citando il Talmud ci ricorda che la povertà è una ruota che gira. Non esiste vera libertà quando si vive nella povertà, ma, anche quando si vive nella libertà, la propria origine va sempre portata con sé, non può essere dimenticata. Così il ricordo dell’essere stati stranieri dovrebbe favorire l’identificazione e la comprensione del prossimo.
Albergare diverse condizioni esistenziali e diversi stati del Sé è la base di un’identificazione empatica con gli altri.
Viene spesso attribuito come essenza dell’ebraismo la discussione, la dialettica, ma è nella prassi che i diversi aspetti dell’ebraismo trovano il loro punto di incontro. Così rav. R. Della Rocca sottolinea che l’ebraismo è una realtà collettiva che si attualizza nella sfera dell’azione e delle realizzazioni comuni, sono le azioni che influenzano il pensiero e non il contrario.
Sonnino introduce il tema dell’Inconscio che condiziona incessantemente le azioni umane. Riporta una citazione di Freud quando afferma che “l’Io non è padrone in casa propria”, profondamente condizionato dall’inconscio. Riprende il concetto di determinismo psichico che denota come dietro ogni atto si celano ragioni profonde, sempre presenti, sebbene ignote, che influiscono potentemente sulla condotta umana e le scelte fondamentali della vita, e che solo l’indagine analitica può rivelare.
Così, dice Sonnino, la libertà va riconquistata quotidianamente sulla base di una maggiore consapevolezza e assunzione delle proprie responsabilità, sulle proprie scelte e delle loro conseguenze.
Il tema della memoria così come quello del tempo sono dei punti fondamentali del pensare e del pensiero ebraico.
Le dimensioni temporali nel testo sono molteplici, c’è il tempo lineare, circolare, generazionale. II conteggio dell’Omer è quello dei giorni che trascorrono dall’uscita dall’Egitto a quello del dono della Torah; il calcolo del tempo, collocare gli eventi nel tempo è anche una metafora di una progressiva conquista verso la libertà – gli schiavi non dispongono del proprio tempo – e verso una definizione di identità. Il tempo di rinnovamento, di cambiamento che riguarda ognuno come frutto di un percorso di crescita.
Il Talmud, dice rav R. Della Rocca, appare come un’antologia dell’inconscio ebraico per i quali il ragionamento tematico, ricco di flashback e libere associazioni, è privilegiato rispetto a quello cronologico. Un maestro dell’VIII secolo può dialogare con uno vissuto quattro secoli prima espandendo e contraendo il tempo come una fisarmonica.
A questo si ricollega A. Sonnino dicendo che nell’inconscio non c’è alcun vincolo temporale. In ogni lavoro psicoanalitico è possibile constatare quanto il passato produca effetti nella vita presente, ma anche come un’esperienza vissuta nel presente possa modificare i vissuti legati al ricordo di un evento passato.
Il seder di Pesach è una festa a cui partecipano i bambini così come i nonni e un’armonia familiare si crea combinando diverse esigenze.
Se gli adulti cercano in questa serata occasioni di riflessione e di studio, i bambini hanno bisogno di altri stimoli, debbono potersi incuriosire ed esprimere domande. Il modello interrogativo/narrativo favorisce un dialogo intergenerazionale. Quando ci si confronta con delle domande si continua a cercare, nel proprio interno e nel mondo estero.
Rifacendomi all’esperienza psicoanalitica, penso che un problema risieda nelle risposte. I bambini spesso fanno domande mostrando curiosità non solo verso le cose che li circondano ma anche per idee, emozioni e sensazioni concepite da loro stessi. La capacità di fare domande, se non viene lungamente ostacolata, promuove la conoscenza. La Klein parla di istinto epistemofilico alla base della conoscenza, Bion della conoscenza come legame emozionale, che insieme a L e H (love e hate) è decisamente importante per la crescita e lo sviluppo della mente e della personalità.
Aggiungerei che le domande a volte non hanno bisogno di avere risposte troppo immediate o troppo codificate che rischiano di saturare ogni curiosità e chiudono la questione.
A questo proposito è indicativo come nel Talmud non esiste la pagina numero uno, ma inizia dalla pagina due. Un modo per insegnarci che seppure credi di aver studiato tutto, ti mancherà sempre una pagina.
Tanti sono gli spunti di riflessione e le domande che questo libro solleva nel lettore. Belle le immagini del libro e quelle che evoca.
Per concludere vorrei riportare una domanda di D. Coen: “Può esserci un modo per uscire dalla Shoah così come c’è un’uscita dall’Egitto? O la Shoah è un Egitto senza uscita?”
Risponde Sonnino con una importante intuizione.
“L’uscita dall’Egitto ha permesso ai figli di Israele di costituirsi come popolo, come se avessero generato loro stessi sul piano identitario.
In modo analogo ritengo che l’uscita dagli effetti del trauma della Shoah potrebbe aver trovato un incoraggiamento nel momento in cui i sopravvissuti hanno dato vita ad una seconda e poi ad una terza generazione, esprimendo in tal modo le proprie capacità vitali”.
L’evidenza e la rassicurazione sulle proprie capacità vitali può costituire un vero balsamo dell’anima, anche se la cicatrice resta.
Presentazione degli Autori:
Dario Coen da sempre impegnato nella trasmissione della cultura ebraica e nella difesa dei diritti del popolo e dello stato di Israele.
Rav Roberto Della Rocca Direttore del Dipartimento Educazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Insegna Esegesi Biblica e Pensiero Ebraico presso il Collegio Rabbinico Italiano.
Micol Nacamulli, autrice delle tavole che accompagnano il testo, è un’artista ed educatrice romana.
Alberto Sonnino psichiatra psicoanalista membro ordinario della Società Psicoanalitica italiana e dell’International Psychoanalytical Association.
Vedi anche:
“Haggadah di Pesach” a cura di D. Coen, R. Della Rocca, A. Sonnino
CMP – Giornata della Memoria 2021 “Com’è difficile non essere razzisti” 31/01/21
CdPR e CPdR – Giornata della memoria 30/01/21
CVP – Giornata della Memoria 27/01/21
Giornata della Memoria Milano 2020. Report di M. Antoncecchi
Giornata della memoria 27/1/2020 Testo di A. Sonnino
Intervista ad Alberto Sonnino – Rai.tv – 16/4/2016
Il Manifesto 2 febbraio 2018. Lo sterminio: la memoria e l’oblio di S. Thanopulos
“Dire i traumi dell’Italia del Novecento” Recensione di M. Pappa