Cultura e Società

Still life, quando la psicoanalisi mostra la sua vivacità. D. D’Alessandro

5/12/22
"La zona fra i vivi e i (non) morti" il Manifesto 25/11/2022 di M. Horenstein

ORI GERSHT

Parole chiave: morte; psicoanalisi

Still life, quando la psicoanalisi mostra la sua vivacità

di Davide D’Alessandro

Ho detto a Lorena Preta che aspetto il libro. Sorpresa, mi ha risposto: “Quale libro?”. Be’ il libro che la Giornata scientifica della SPI si è meritato con il Convegno del 26 e 27 scorsi a Roma dal titolo: “Still life. Ai confini tra il vivere e il morire”. Tanto aspetto il libro che, pur avendo le relazioni degli intervenuti, non oso anticiparne neppure una virgola. Oso, però, ricordarli e citarli, per la qualità del pensiero espresso, per la capacità di dare vita a un dibattito fecondo, per la dimostrazione che la SPI, quando si muove e organizza, lo fa sempre mantenendo un alto livello di confronto e spaziando tra nazionale e internazionale.

I nomi dicono tutto: dopo i saluti e le introduzioni del Presidente Sarantis Thanopulos, del Segretario scientifico Elena Molinari e della stessa Preta, abbiamo ascoltato Sudhir Kakar, Gohar Homayounpour, Andrea Baldassarro, Brian Greene, Rosa Spagnolo, Silvia Ronchey, Mariano Horenstein, Daniela Scotto di Fasano, Marco Francesconi e Nadia Fusini.

Le due giornate hanno spinto anche Silvia Vegetti Finzi, storica della psicoanalisi, a intervenire con parole lodevoli verso l’iniziativa e, soprattutto, verso quanto prodotto. Viviamo in un contesto particolare in cui la quantità ha da tempo soppiantato la qualità. A Roma è avvenuto il contrario, non solo perché il confine tra vivere e morire si presta a molteplici interpretazioni, ma anche per l’attenzione mostrata da chi è intervenuto e da chi ha soltanto voluto ascoltare. Penso a Roberto Musella, che ha voluto porre domande intriganti, e penso ad altri, silenti, che ho chiamato a fine convegno. Tutti clamorosamente soddisfatti. Scrivo clamorosamente, poiché non è semplice né facile mantenere alto il livello per tante ore.

Se è vero che le due giornate, come detto da Vegetti Finzi, rappresentano un punto fermo, è doveroso che questo punto fermo venga trasmesso a un pubblico più ampio attraverso la carta, con la pubblicazione degli atti. Sono questi i momenti che segnalano la vivacità della psicoanalisi, data per morta da decenni ma ancora in grado di sorprendere, di suscitare emozioni, di scavare su parole e concetti, di lavorare su temi cruciali che accompagnano la nostra vita, di interrogarci su chi siamo, sull’incidenza del dolore e del limite, sulla possibilità di sostenerli senza scappare.

Quando alcuni anni fa ho scritto “L’inestricabile intreccio. Vita&Morte: passaggi”, ho compreso, studiando autori e testi determinanti, che il passato è il respiro del presente, che la psicoanalisi ha una funzione decisiva per sciogliere i nodi, per contribuire allo sviluppo psichico, per concedere consapevolezza a chi la vuole, a chi la cerca, a chi sa mettersi in umile ascolto.

Nel convegno di Roma sono stati umili coloro che hanno parlato e coloro che hanno ascoltato. Aspettiamo il libro. Non c’è altro da aggiungere. Se non dire grazie. A chi ha organizzato e alla psicoanalisi che tutti ci comprende.

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