Eppure, a mio avviso, è proprio seguendo il profilo tracciato da Freud, che possiamo cogliere pienamente il significato emotivo di queste “opere minori” di Leonardo. Freud nutrì un tale interesse per Leonardo, da rallentare la stesura delle Cinque Conferenze di Worcester (1910) per completare la prima edizione di “Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci”, saggio che, nella seconda e terza edizione, fu ulteriormente ampliato 1. Freud cita Leonardo anche in L’uomo Mosè (1934-38), annoverandolo fra i grandi uomini della storia 2 e nel “Discorso nella casa natale di Goethe a Francoforte” (1930), in cui afferma: “nella natura di Leonardo il ricercatore non andava d’accordo con l’artista, che ne rimase disturbato e forse, alla fine, conculcato” (O.S.F.11, 7). Già vent’anni prima, Freud aveva sostenuto che Leonardo aveva “più indagato che amato” e forse per questo la sua vita era stata più povera d’amore di quella di tanti altri artisti 3.
Secondo Freud, Leonardo non amava, né odiava, ma si chiedeva da dove venisse ciò che doveva amare o odiare, e cosa significasse. I suoi affetti erano controllati, sottomessi alla pulsione di ricerca. Era un uomo mite e benevolo, rifiutava di mangiar carne perché disapprovava che venissero uccisi gli animali, condannava la guerra, eppure accompagnava i condannati a morte al patibolo per studiarne le espressioni del volto e progettava le armi offensive più atroci, al servizio di Cesare Borgia. Non sembrò essere particolarmente toccato dalle passioni più intense, quelle che rappresentano per altri le esperienze più ricche 4; sembrò invece avere vissuto la propria sessualità (con rilevanti tratti di omosessualità) in maniera sublimata.Non gli mancò la scintilla della passione, ma la convertì in bramosia di sapere. Questa assenza di “carnalità” si manifesta in modo diretto negli scritti letterari di Leonardo e ne compromette la riuscita da un punto di vista estetico, secondo Freud.
E’, tuttavia, proprio questa peculiarità a renderli ai nostri occhi interessanti e ricchi, forse perché rivelano le falle di una difesa dell’Io, altrove perfettamente funzionante; forse perché evidenziano un animo sospeso fra timori e desiderio di conoscenza, come nel passo in cui Leonardo raffigura se stesso dinnanzi all’oscura caverna.
1 Freud si attenne, per il racconto del ricordo d’infanzia di Leonardo, alla traduzione di M. Herzfeld, la quale aveva commesso un errore, traducendo il vocabolo “nibbio” di cui parla Leonardo, col termine “Geier”, che significa “avvoltoio”. Ciò aveva indotto Freud a una serie di considerazioni sulle raffigurazioni dell’avvoltoio nell’antico Egitto, che si rivelano, dunque, infondate. Tuttavia, ciò non pregiudica la validità delle principali osservazioni svolte da Freud e legittimate dall’esperienza psicoanalitica sulla figura di una madre fallica e le conseguenze di una tale immagine sullo sviluppo della sessualità.
2 grandi nel senso di grandi dimensioni di certe qualità umane prossime in qualche modo al significato originario della parola “grandezza” (O.S.F. 11, 428).
3 il “differimento -per cui si ama solo dopo aver conosciuto- diventa una sostituzione” (O.S.F.6, 222).
4 “La rimozione sessuale non riesce a respingere nell’inconscio una pulsione parziale del piacere sessuale; la libido invece si sottrae al destino della rimozione nella misura in cui sin dall’inizio si sublima in brama di sapere e si aggiunge, rafforzandola, alla vigorosa pulsione di ricerca” (O.S.F. 6, 227).