INSMLI Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia
SPI Società Psicoanalitica Italiana
Archivio Storico della Presidenza della Repubblica
Luciana Nissim Momigliano
Una vita per la psicoanalisi. Il paziente miglior collega
Le ragioni di un seminario
Alessandra Chiappano, Anna Ferruta
L’idea di questo seminario è nata dalla pubblicazione della biografia di Luciana Nissim Momigliano e dal contemporaneo allestimento, prima a Torino, poi a Fossoli e infine a Roma al Quirinale su invito del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, della mostra “A noi fu dato in sorte questo tempo 1938-1947” che è in gran parte incentrata sulla figura di Luciana Nissim Momigliano e sugli amici che ruotarono intorno a lei negli anni fatidici delle leggi antiebraiche e della guerra.
In particolare il seminario, di cui presentiamo gli atti, grazie alla generosità dell’Archivio Storico della Presidenza della repubblica che l’ha ospitato, si proponeva di operare una riflessione sul contributo dato alla psicoanalisi da Luciana Nissim, come persona che è passata attraverso l’esperienza estrema di Auschwitz e che non si è chiusa in un ritiro solitario, ma che ha partecipato profondamente alla vita culturale e sociale e scientifica italiana e internazionale, arricchendo la competenza psicoanalitica di conoscenze sulla natura umana in diversi campi e livelli, e ha contribuito a migliorare la vita dei cittadini di questo paese.
Partendo da queste premesse si è sviluppato un fecondo intreccio tra competenze e conoscenze diverse: per meglio delineare la complessità della vita di Luciana Nissim, che ha attraversato tutto il Novecento, sembrava opportuno ascoltare voci diverse, riflessioni su un medesimo tema che provenissero da letture e sensibilità differenti. Così si è andato costruendo un seminario che, nel toccare i momenti più salienti della parabola di Luciana Nissim, ha affidato ad una lettura multi prospettica l’analisi di questi nodi. Infatti, si è pensato, intorno ad uno stesso tema, di ascoltare voci provenienti da mondi diversi, avviando un dialogo fra psicoanalisti, storici, archivisti e giornalisti, tutti studiosi che in modo diretto o indiretto avevano avuto modo di conoscere e di confrontarsi con l’opera e la figura di Luciana Nissim Momigliano.
Così abbiamo chiesto ad Anna Foa e ad Alessandra Ginzburg di riflettere sulla specificità della città di Torino, sulla borghesia ebraica di quella città, sui rapporti amicali, così importanti, intrecciati fin dagli anni degli studi universitari, con Vanda Maestro, con Primo Levi, con Franco Momigliano, il futuro marito.
Alessandra Chiappano, da un punto di vista storico e Anna Ferruta sul piano della psicoanalisi hanno riflettuto su Auschwitz e sul lascito di quella terribile esperienza, sulla quale la Nissim tornerà a meditare con grande intelligenza e raccogliendo il testimone lasciato vacante dalla scomparsa di Primo Levi negli ultimi anni della sua vita.
Chiara Cattelan si è invece soffermata sulla prima fase del lavoro medico della Nissim, quando appena tornata dal Lager insieme a suo marito Franco Momigliano e ad altri intellettuali italiani prestò la sua opera presso l’asilo dell’Olivetti prestando la sua opera come pediatria, ma già allora dimostrando una particolare attenzione nei confronti della psiche dei bambini, preludio di un interesse che poi sarebbe diventato prevalente, quando dopo la specializzazione in Psichiatria la Nissim approderà definitivamente alla psicoanalisi, dedicandosi prevalentemente alla cura degli adulti.
Silvia Giacomoni Bocca rivisita gli anni milanesi e soprattutto tratteggia un indimenticabile ritratto di Luciana: non la testimone, non il medico, non la psicoanalista, ma l’amica affettuosa con la quale litigare e fare la pace, con la quale andare al cinema e discutere, in un dialogo intenso, mai interrotto neppure dalla malattia: sono particolarmente intense la parole con cui Silvia racconta gli ultimi anni di Luciana.
Francesco Barale, allievo di Luciana Nissim, ha sviluppato il tema del contributo che la Nissim ha dato alla psicoanalisi come studiosa impegnata e sensibile alle istanze internazionali, in particolare il suo approdo ad una psicoanalisi “dal volto umano” in cui il paziente altri non diventa che il miglior collega dell’analista che deve saper ascoltare scendendo dalla sua turris eburnea.
Il volume si chiude con una serie di riflessioni che ruotano intono alla biografia di Luciana Nissim Momigliano a cui hanno partecipato storici e psicoanalisti, perché anche in questo caso abbiamo voluto che la riflessione non fosse in se e per sé definitiva, ma si prospettasse come un dialogoa più voci, nella tradizione del “cerchio magico” che ci piace pensare avrebbe fatto sorridere Luciana Nissim.
Last but not least un ringraziamento agli enti che hanno sostenuto il seminario e a Paola Carucci che si è impegnata perchè questi contribute potessero essere pubblicati.