Anna Baruzzi
Anna Baruzzi (1939-2020)
Nel febbraio scorso è scomparsa a Bologna Anna Baruzzi, psicoanalista Didatta, figura rilevante nel campo della Psicoanalisi del Bambino e dell’Adolescente, importante riferimento per gli allievi in formazione nella clinica e nella ricerca, promotrice e sperimentatrice di gruppi psicoterapeutici di bambini.
Ho conosciuto Anna Baruzzi negli anni ottanta, un tempo che per noi fu di incontro e di ricerca intorno ai temi della conoscenza psicoanalitica, agli studi bioniani e alle esperienze, nel loro verificarsi, dei gruppi con adulti e bambini. Colpiva la naturalezza con cui esplorava vasti campi conoscitivi, riuscendo a esprimere aspetti teorici molto complessi, articolandoli alla dimensione clinica in modo diretto e trasparente, fulmineo nel cogliere elementi determinanti.
La sua attività psicoanalitica, sostenuta da solidi fondamenti teorici, era arricchita da una particolare capacità di risonanza emotiva; cogliendo in profondità snodi e flussi emotivi e sensoriali primitivi, Anna Baruzzi sapeva correlarli ad aspetti cruciali dello sviluppo della persona.
Negli anni in cui fervevano gli studi su W.R. Bion, da lei stessa introdotti anche con numerose traduzioni (l’ultima riguarda Memoria del Futuro), Anna prospettava e si confrontava con nuove angolazioni sulla psicoanalisi infantile, tratte dai contributi della Klein e di Meltzer, ma anche di Winnicot, di Daniel Stern, e di altri ancora, integrando modelli e spunti teorici sempre orientati a un maggiore contatto clinico con le realtà interne non espresse.
Si tratta di approfondimenti che hanno posto l’attenzione su temi divenuti poi irrinunciabili anche nel lavoro clinico con gli adulti. Mi ricollego alle sue riflessioni sull’importanza del desiderio di sapere, correlato, in una viva e moderna interpretazione, alla necessità di conoscere e rappresentarsi non solo ciò che la madre ha “dentro”, ma altresì una esperienza di sé e una possibilità di comunicazione privata con sé stessi, promossa all’interno di una intensa relazione interattiva. Ciò, attraverso uno specifico apparato “per sentire”, che prende le mosse da esperienze molto primitive, legate al corporeo e al movimento, là dove si forma un nucleo di rudimentale senso di identità e di autoconoscenza.
Altri spunti si sono affacciati nel percorso di vicinanza personale e professionale, segnato da un’autenticità di cui sento intensamente il dolore dell’assenza. Mi riferisco qui al coraggio di sperimentare la sofferenza del caos e della mancanza di senso, nelle situazioni di gruppo, in cui come scrive Anna Baruzzi, citando Winnicott “un paradosso è in causa e deve essere accettato ma non risolto: la non risoluzione produce pensieri”.
Il paradosso prelude alla costruzione di una identità fondata su un senso di sé autentico e creativo, per arrivare al quale bisogna tollerare il caos del “non-sensuale” da cui può emergere il desiderio di esistere e la speranza che questo si realizzi. Citandola : “Vista secondo questa prospettiva l’operazione analitica appropriata è quella che consiste nella possibilità di fornire un’area transizionale come luogo ove si colloca il dialogo analitico. ….. Attraverso la tolleranza e la sopravvivenza a un cambiamento catastrofico.”.
Non è trascurabile la spinta vitale impressa alla ricerca Psicoanalitica tra gli anni 80 e 90 da Anna Baruzzi, che muovendo da interessi e precedenti studi sulla psicologia dell’Arte, diede ruolo e valore di indispensabile complemento della nascita della mente alla Creatività, che negli stati psicotici è danneggiata da complesse vicende di relazioni con “oggetti inanimati”. Relazioni carenti o assenti di rispecchiamenti emozionali, di ostacolo a trasformazioni creative verso l’essere in quella area dello sviluppo psichico, che Anna ritiene attiva ancor prima che si strutturi una pur primitiva conoscenza intorno alle persone e alle cose.
Viaggiatrice infaticabile, giovanissima ebbe in U.S.A. esperienza e conoscenza diretta di Rudolph Arnheim e delle sue teorie gestaltiche relative alla Psicologia dell’Arte.
Anna Baruzzi si laureò in Filosofia presentando una tesi sulla Creatività concordata con Rudolf Arnheim, frequentandone per un anno intero l’istituto presso la Columbia University, a New York.
Tornata in Italia si integrò nel gruppo condotto da Renzo Canestrari, allievo di Giulio Cesare Pupilli e di Cesare Musatti, e fondatore della Scuola bolognese di Psicologia.
Appassionatasi alla dimensione clinica, si interessò alle problematiche delle classi scolastiche allora definite “differenziali” con esperienze dirette sul campo, criticandone gli aspetti emarginanti, e incrementando il suo interesse in ambito neuro-pediatrico e psico-pedagogico e in definitiva diretto alla cura di bambini afflitti da disturbi della integrazione psichica.
Questo la condusse in Svizzera dove frequentò per alcuni anni gli istituti di Neuropsichiatria infantile, in quel tempo radicalmente innovativi per il trattamento di bambini, sotto l’influsso di ben noti studiosi e ricercatori tra cui Gaetano Benedetti. Divenne in seguito Professore Associato di Psicopatologia generale e dell’età evolutiva presso l’Università di Bologna.
A Bologna intraprese la sua analisi con Egon Molinari, uno dei pionieri della Psicoanalisi in Italia, capostipite e iniziatore dell’estesa discendenza di psicoanalisti della Emilia-Romagna.
Nell’ambito della sua formazione psicoanalitica infantile, oltre ai numerosi incontri, esperienze e collaborazioni con studiosi del settore tra cui D. Meltzer e Martha Harris, e altri noti membri della Tavistock Clinic, è da menzionare il percorso formativo effettuato con Adda Corti, ben nota esponente nella SPI delle teorie e della clinica di matrice Kleiniana.
Di respiro internazionale Anna mantenne costanti contatti e scambi di vedute con colleghi svizzeri e in particolare in Spagna con iniziative nel campo dell’infantile che la portarono a incontrare lo storico gruppo del Pelouro operante in Galizia, organizzato da Juan Llauder e Teresa Ubeira Santoro.
Anna Baruzzi arricchiva la Psicoanalisi con elementi che spaziavano dai suoi giovanili studi sulla percezione, alle teorie relazionali fondate sulla costruzione interattiva di piani comunicazionali affettivo-cognitivi, non ultimo, pur non essendo la sua specificità, si mostrava interessata ad informazioni sul funzionamento del cervello, grazie anche alla comunicazione con il fratello Agostino Baruzzi, cui era molto legata, professore ordinario di Neurologia della facoltà di Medicina dell’Università di Bologna.
Oltre a dedicare la maggior parte delle sue energie alla Psicoanalisi del Bambino e dell’Adolescente e alle organizzazioni della Tavistock di cui fu rilevante figura a Bologna, sviluppò uno specifico interesse alla Psicoanalisi di Gruppo, come già accennato, nel modello proposto da W.R. Bion, introdotto in Italia da F. Corrao.
In questo ambito va riconosciuta ad Anna Baruzzi una funzione pionieristica e di avvio dell’uso sperimentale di tecniche psicoterapeutiche psicoanalitiche di gruppo applicate ai bambini, adattando opportunamente i modelli della mente e del funzionamento gruppale di Bion e le successive elaborazioni in questo ambito promosse da Francesco Corrao. e aprendone la strada di ricerca a successivi sviluppi.
Intensa fu la sua partecipazione attiva all’interno della SPI soprattutto negli anni ‘80 e ‘90. Acquisita la funzione di Didatta (AFT), fu Vice-Presidente dell’Esecutivo nazionale, membro del Direttivo della Rivista e membro della costituita prima Commissione per l’Analisi del Bambino e dell’Adolescente insieme ad Andreina Robutti, Mauro Morra, Adda Corti, Lina Clementis e Anna Maria Galdo. Successivamente per alcuni anni fu anche Segretario della Commissione della Qualifica e l’Associatura.
All’inizio degli anni 90 inoltre, insieme a un gruppo di colleghi analisti, appassionati alla ricerca sui gruppi, partecipò alla fondazione dell’Istituto Italiano di Psicoanalisi di Gruppo (IIPG), contribuendovi con originali angolazioni teorico cliniche e di modellizzazione.
Fu curatrice e traduttrice di noti scritti psicoanalitici (di W.R.Bion, di D.Meltzer, di J. Chasseguet Smirgel, e di altri autori). Ebbe rapporti di ricerca e di intensa amicizia con Parthenope Bion Talamo, con cui collaborò in diverse iniziative editoriali, mantenendo una affettuosa e ricambiata amicizia con la figlia Alessandra.
Impossibile scindere il suo spessore psicoanalitico dalle caratteristiche implicite alla sua personalità. Le sue relazioni, terapeutiche, didattiche e amicali erano intrise e avvenivano all’interno di un campo psichico caratterizzato da intensa attenzione empatica e intuitiva, interesse verso l’altro e partecipazione emozionale. Era generosa e lealmente aperta nei rapporti personali, libera da preconcetti e formule precostituite, insofferente delle falsificazioni, aperta alla immaginazione e ai “pensieri selvaggi” a cui teneva moltissimo.
Tra gli eventi che voglio ricordare, la presenza e la partecipazione organizzativa dell’originale convegno Paranoia-Metanoia nel 1999 a Comacchio, al quale, su suo invito prese parte anche Meltzer. L’organizzazione a Roma nel 1988 dell’incontro col gruppo dei terapeuti della Comunità spagnola El Pelouro, già citata, innovativa nello studio e nella cura dei bambini psicotici, trattati attraverso un modello di inclusione e condivisione integrale della vita di comunità tra bambini e terapeuti.
Anche nelle ultime fasi della vita di Anna Baruzzi, ho avuto modo di rinnovare quei dialoghi che era capace di donare ai suoi interlocutori con quel suo particolare, eppure delicato tocco psichico, rimanendo colpito dal fatto che, pur afflitta da sofferenze, era sempre lucida e profonda, positiva e sacerdotessa di una funzione creativa, a cui istintivamente attribuirei, in una accezione forte, il nome di speranza.
Alfonso Accursio
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Ho conosciuto Anna Baruzzi alla metà degli anni 80 durante le sue lezioni all’Università di Bologna e rimasi colpita dall’acutezza con cui applicava la tecnica psicoanalitica alla prima infanzia, dal rigore scientifico e dal rispetto con cui trattava la psicopatologia infantile e la sofferenza psichica nei bambini.
Erano anni di intenso dibattito scientifico sulle capacità innate della mente, sullo sviluppo della funzione simbolica, sull’importanza delle prime relazioni e la Psicoanalisi Infantile in Italia stentava a trovare un proprio riconoscimento. Anna ne era portavoce autorevole e appassionato che grazie alle sue capacità di ricezione, condivisione e trasmissione emotiva incrementava in me, come in molti altri suoi allievi, entusiasmo e passione per la Psicoanalisi Infantile che non si sono mai spenti.
Si deve ad Anna la fondazione della sede di Bologna della Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica per Bambini Adolescenti e Famiglie Modello Tavistock di cui è stata Direttore, Docente e Didatta fino a pochi giorni prima di lasciarci.
Collaborare con Anna per oltre un trentennio è stato fonte di un profondo affetto e sempre vivaci spunti di studio, ricerca e approfondimento. Grande conoscitrice delle caratteristiche della mente infantile, del metodo psicoanalitico e della sua importanza per la cura dei disturbi psichici in età evolutiva, è stata un vero mentore per tanti psicoterapeuti e psicoanalisti infantili.
Geniale è stato il suo contributo allo sviluppo di un modello di psicoterapia infantile di gruppo centrato sulle funzioni analitiche svolte dai terapeuti nel tollerare “il paradosso” al fine di promuovere nei piccoli pazienti integrazione psichica, sviluppo del Sé e funzione simbolica attraverso l’azione e l’esperienza emotiva esperita condivisa.
Anna sarà sempre parte del nostro patrimonio professionale e affettivo. Non la dimenticheremo mai.
Cinzia Guerra
Tra gli articoli significativi del suo pensiero i seguenti:
A. Baruzzi, F. Corrao: “Acting-out”: aspetti progressivi e regressivi. 1978 Rivista Psicoanal., 24(3):432-436
A. Baruzzi : *Studi sulla Creatività” – 1980 ed. Aulo Gaggi, Bologna
A. Baruzzi : Bion sull’esprimersi. 1981 Rivista di Psicoanalisi, 27(3-4):629-639
A. Baruzzi : Senso e Nonsenso: il gioco della comunicazione.
1981 Gruppo e Funzione Analitica, anno II, n.1 gen.1980–feb.1981
A. Baruzzi : Sul desiderio di sapere. 1985 Rivista di Psicoanalisi, 31(2):173-187
A. Baruzzi : Sul ritmo. 1985 Rivista di Psicoanalisi, 31(2):247-252
(Letto al sesto Congresso SPI Milano, 25-27 maggio 1984)
A. Baruzzi : Il gruppo, l’inanimato, la creatività. 1985 Gruppo e Funzione Analitica, anno VI, n. 1, Gen-Apr
A. Baruzzi : La fine dell’ analisi. 1987 Gruppo e Funzione Analitica, anno VIII, n. 3, Sett-Dic
A. Baruzzi : Presentazione a “El Pelouro”. 1988 Gruppo e Funzione Analitica, anno IX, n. 2, Mag-Ago
A. Baruzzi : Introduzione a D. Meltzer “La vita onirica. Una revisione della teoria e della tecnica psicoanalitica” 1989 Borla .
A. Baruzzi : Presentazione di Il lavoro con i gruppi di bambini.
1990 Gruppo e Funzione Analitica, anno XI, n. 1, Gen-Apr
A. Baruzzi : Presentazione a Inediti di Francesco Corrao. 1995 Koinos, anno XVI, n. 2 Lug-Dic
A. Baruzzi : Presentazione della sezione Infanzia e Adolescenza. 1996 Koinos, anno XVII, n. 1, Gen-Giu
A. Baruzzi : Ricordo di Parthenope Bion Talamo. 1997 Koinos, anno XVIII, n. 1-2, Gen-Dic
A.Baruzzi : Introduzione a “Paranoia ßà Metanoia”- Percorsi circolari del pensiero in gruppi e istituzioni.
2000 Koinos, anno XXI, n. 2, atti congresso Comacchio 15-17 ott. 1999