“Trasporto eccezionale” è il titolo della mostra personale dell’artista Eva Marisaldi al PAC di Milano, che si inserisce all’interno della programmazione annuale dedicata alla valorizzazione dell’arte contemporanea italiana.
L’esposizione, curata da Diego Sileo, propone una quarantina di opere che abbracciano la carriera dell’artista dai suoi inizi fino ai giorni nostri, tra cui alcuni lavori appositamente creati (site specific) per gli spazi del padiglione.
Eva Marisaldi è un’artista internazionale a cui sono state dedicate esposizioni personali al MART di Rovereto (2005), al MAMCO di Ginevra (2002), al Centro Nazionale per le Arti Contemporanee di Roma (2002), alla GAM di Torino (2002), alla GAM di Bologna (1999). Nata nel 1966, nel pieno fermento artistico dell’arte contemporanea italiana, vive e lavora a Bologna ed è conosciuta per i suoi lavori poliedrici e la sua ricerca condotta sempre sul filo del disincanto.
Il titolo della mostra “Trasporto Eccezionale” si riferisce ad un affacciarsi verso mondi giocosi e poetici creati dall’artista e che prendono spunto dalla vita quotidiana come viaggi, oggetti, esperienze.
Un trasporto ma anche trasformazione, che prende vita attraverso modalità espressive ed artistiche diverse, accomunate dall’ironia e dal gioco scherzoso.
L’artista nel suo linguaggio creativo sperimenta diversi media: dall’installazione cinetica, al video, al rilievo industriale, alla scultura, al disegno.
Tra le opere cinetiche, ad accogliere il visitatore della mostra è Welcome (2018). Formata da una serie di tre nastri di danza ritmica azionati da bracci meccanici, sembra dare il benvenuto ed invitare gli spettatori ad entrare.
La modalità espressiva cinetica, rimanda sicuramente ai giochi dell’infanzia ma anche alle ricerche artistiche degli anni ‘60, in cui è nata l’artista e le neo avanguardie riflettevano sul concetto di spazio e coinvolgimento degli spettatori nell’opera d’arte.
Proseguendo la visita, Gestein-Gestalt (2012), è un divertente video in cui una serie di piccole pietre mimano i campionati olimpici, il tutto ammantato da un alone retrò che lascia spazio a diverse suggestioni.
Questo lavoro in particolare mi ha colpito ed ha trasformato il mio percepire all’interno della mostra, trasportandomi forse più di tutti, verso una dimensione fantasiosa e giocosa, che sembra essere l’intento dell’artista.
In queste opere si possono cogliere molto bene le assonanze tra l’atto creativo dell’artista e ciò che avviene nella stanza dello psicoanalista infantile, che attraverso il gioco crea assieme al bambino nuovi mondi e nuove dimensioni dell’esperienza, usando forme narrative diverse (disegno, composizioni, collage, gesti performativi, creazione di storie).
All’interno dell’esposizione il pubblico è portato al coinvolgimento attivo con le opere, sentendosi immerso all’interno di uno spazio che dal punto di vista psicoanalitico si potrebbe definire quasi transizionale.
Sicuramente è una mostra accattivante e fruibile sia per gli adulti che per i più piccoli, in cui passare piacevoli momenti, in un contesto come quello del PAC, intimo ma allo stesso tempo aperto, con le sue grandi vetrate verso il parco e I Sette Savi di Melotti, in sintonia con l’esperienza che questa mostra cerca di evocare.