Cultura e Società

Solidarietà all’Ucraina. Lettera di una collega dello Ukrainian Psychoanalytic Study Group

17/09/22
Solidarietà all'Ucraina. Lettera di una collega dello Ukrainian Psychoanalytic Study Group. Commento di P. Montagner

Anselm KIEFER 2009

Parole chiave: Guerra; Psicoanalisi; Freud;

Riceviamo dai rappresentanti IPSO Italia, Alex Fortunato, Valentina Palvarini , Erminia Savino e Paola Solano, le parole forti, dolorose e cariche di vita inviateci da una collega, candidata dello Ukrainian Psychoanalytic  Study Group, che raccontano a più livelli la sua esperienza personale a testimonianza dello stato d’animo di chi è rimasto nel Paese e riesce a vivere nella guerra.

A seguire un commento di Patrizia Montagner, referente per l’Esecutivo nel Gruppo PER

“Dear Colleagues. I found the time and energy to write you a few words from Ukraine. I apologize for the mistakes in the language, I use a translator to save time. I remember and thank this group for the support you have provided since the beginning of the war – in chat and in private messages, with kind words, actions and financial assistance.

Time has passed, for 8 months now Ukraine has been under the blow of a terrorist attack from Ukraine. I know that most countries at the moment are covering the situation in Ukraine quite correctly (except, of course, Russia and the pro-Russian media, which continue to “destroy the Nazis”). So I wanted to give you an emotional message. We are very tired. The pain we face every day is on the edge of what is possible. Analysts are grateful for psychological defenses (which in peacetime we might be more confronted with). However, for the time being it is necessary to psychologically survive and defend one’s right to life, subjectivity and the triumph of life over death and destruction.

You know that in recent days Russia has been attacking the infrastructure of Ukraine and there are problems with electricity and water throughout the country. However, like the entire war that has begun, it shows that the Russians do not know the Ukrainians at all and measure them by themselves. If they knew us a little, they would understand that terror only angers us and makes us want to fight and get rid of the enemy, and not to surrender. And we are shocked by the ideas in Europe that you need to give in to a terrorist (as if after that he will become white and fluffy) … Ukraine knows that it will win. From the very beginning, because we are fighting for our lives, on our territory and for our freedom and the right to independence. The latest successes of our soldiers bring us closer to victory, but how painful it is that after each victory and the liberation of the territory of Ukraine, we see Bucha in every village … Mass graves of civilians, bound hands of the military and shots in the head from behind, graves of entire families, sexual violence … Every victory opens pain. All I think about is how crazy this is going on. For what? How can this be in the 21st century? How do we treat our wounds, who survived?

I am grateful to my colleagues who help refugees, help with supervision, psychotherapy discounts, conduct various seminars so that we can help our people in hot pursuit.

It’s not easy for me, because now I can’t join my colleagues and help, since I’m on maternity leave now.

My story of being pregnant and escaping from Kharkiv to a safer place in central Ukraine resulted in an emergency C-section at 30 weeks… I don’t know what it would have been like if I had spent my pregnancy in the park, walking and dreaming about the future? Instead of the loss of a house, basements, air raids and horror stories of murder stories of my people. No one will answer me, and I will remain with this question. But what is important and what gives faith in the future is the thirst for life. Which I saw in my little son, in an incubator, weighing 1500 kg ….. It was very hard for me, but the support from relatives, colleagues from all over the world and the progress of my son filled me with faith that the world still has a future (even if it is on the verge of a nuclear war, the world has the power to see the destruction and stop it).

Today I came from a walk with my son, we spent 2 hours walking in the autumn park. Ostap (this is the name of the son, in honor of the Ukrainian Cossacks – warriors known for their courage and independence) laughs a lot, loves to eat breasts, very inquisitive at his 2 months (or 4 months from the moment of birth). And I really want to take him home to Kharkov. Which stands despite the daily shelling from the territory of Russia.

I apologize for my verbosity, but while the baby is sleeping, I can write to you.

Thank you for support. We are moving towards victory. If you have the opportunity, then our colleague Piotr Garmisch, an IPA analyst is still at the forefront, saving the lives of our fighters and needs financial support for medicines.

5523 2458 0058 0795 Card Number

Pay Pal

garmish.petr@gmail.com

And I want to share the song that I sing these days and cry. This is a modern Ukrainian group that wrote a song about how we experience the loss of our home.

Hugging you.

Kate

Another clip for the song with documentary video. 

Poltava, Ukraine, 11th Oct 2022”

Siamo grati alla collega candidata ucraina di averci inviato questa lettera, che ci consente di avvicinarci e di condividere la paura, l’orrore, il dolore, la rabbia e l’odio che la guerra sta causando ci aiuta a stare un po’ più vicino a lei e agli Ucraini tutti.

La guerra è un evento traumatico e quello che la collega racconta sembra impensabile. Dobbiamo essere tutti aiutati a pensare. Abbiamo bisogno di sapere, di comprendere, trovare parole per dire quello che succede fuori e dentro le persone in guerra e di fronte alla guerra. Questa lettera ci aiuta.

Abbiamo bisogno di senso noi, che ci interroghiamo continuamente di fronte a questo dramma immane, e ne ha bisogno chi lo vive direttamente. Crediamo che sia possibile fare un pensiero su questo soltanto se lo si fa insieme.

Desideriamo che la nostra collega senta la nostra partecipazione, percepisca che condividiamo concretamente ed emotivamente quello che sta vivendo.

È proprio da questo desiderio di condivisione, e dalla necessità di fare concretamente qualcosa che è nato il Progetto INSIEME PA3OM che stiamo attuando. Il Gruppo PER (Psicoanalisti Europei per I Rifugiati) e la comunità tutta della SPI si trovano ad incontrare profughi ucraini, fuggiti dalla guerra, che vivono situazioni psichiche di grande sofferenza e mostrano evidenti segni di traumi  psichici subiti.

Abbiamo costruito un Progetto che stiamo attuando usando gli strumenti che il sapere psicoanalitico ci consente.

Si tratta di un Progetto che vede la partecipazione della Società Psicoanalitica Italiana, insieme con Esarcato Apostolico per I fedeli cattolici Ucraini di rito bizantino residenti in Italia, Centro Alfredo Rampi Onlus e Alto commissariato delle Nazioni Unite per I Rifugiati (UNHCR).

 Il nostro obbiettivo è quello di offrire un servizio di aiuto concreto, così come un supporto psichico e di peer support, al fine di contenere ed elaborare il trauma vissuto e quello in corso nei profughi ucraini fuggiti dalla guerra. I Partecipanti hanno dato avvio, per ora nelle città di Roma e Milano, ma presto anche in altre Sedi, ad un accordo per promuovere l’attuazione di iniziative finalizzate ad offrire supporto psichico e peer support alle persone ucraine in fuga dalla guerra e di sostenere gli operatori che, a vario titolo, collaborano a fornire tale supporto.

La collaborazione di diversi Enti allarga di molto le possibilità di operare tenendo conto delle particolari necessità di questo momento, di avvicinare i profughi nelle realtà locali dove vivono, di avere la collaborazione necessaria per i problemi di lingua che si presentano, di intervenire con le modalità più adatte a consentire un aiuto indirizzato alle problematiche così particolari di chi è profugo non per sua volontà, ma perché costretto da una realtà gravissima .

Sappiamo che il desiderio della maggior parte degli ucraini che ora ospitiamo è quello di tornare in Patria, poter ricostruire e riprendere la vita da dove è stata interrotta. Questo è una speranza che teniamo sempre presente.

Il sorriso del piccolo Ostap alla sua mamma, e il suo essere un bambino vitale e attivo, nonostante sia nato così piccino, sono una deliziosa immagine di speranza, che auguriamo alla collega ucraina di mantenere viva e attiva.

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