E’ morto Vitaliano Trevisan. Ripubblichiamo la bella video-intervista realizzata in occasione del Festival Comodamente 2011 a Vittorio Veneto.
Oltre al dolore per la scomparsa dello scrittore, drammaturgo e anche attore (come non ricordare Primo Amore di Garrone), avvenuta in modo drammatico, perdiamo una figura capace di raccontare la vita della ‘piccola patria’ Italica con realismo e vividezza. La durezza con cui ha raccontato quel Veneto che ‘il lavoro lo ha nel sangue’ lascia il segno e ci offre una dettagliata carta d’identità, un profilo storico-sociale tanto autentico quanto impietoso di ordinaria meschinità. “Se vuoi la bicicletta, devi avere i soldi, e se vuoi i soldi te li devi guadagnare”. Questa frase del padre è ciò che lo accompagnerà per tutta la vita e che, anche quando il successo arriverà, lascerà sempre un po’ di amaro in bocca. “…Perché trovo sempre un lavoro?, mi dicevo, perché non mi lasciano andare alla deriva in pace? Diventare un barbone. Una delle possibilità che contemplavo. Che contemplo tuttora. Poi non ho il coraggio.”Ora che Vitaliano Trevisan ci ha lasciato, ci resta il suo mondo di personaggi ipersensibili, allucinati, stralunati, borderline sull’orlo della psicosi e perciò capaci più degli altri di cogliere le dissonanze, le contraddizioni, la violenza, i mutamenti anche più impercettibili della realtà; e le sue parole, autentiche,“Me ne vado, lascio per sempre alle mie spalle tutto questo schifo cattolico democratico artigiano industriale. Lascio per sempre questo disgustoso buco di provincia, pieno solo di persone ottuse pericolose e pericolosamente malvagie”.
CITAZIONI
Vitaliano Trevisan, I quindicimila passi. Un resoconto, Einaudi, 2002
Vitaliano Trevisan Works, Einaudi, Torino 2016
Vitaliano Trevisan, Tristissimi giardini (Laterza, 2010)