“So this is the strong sex. Early women in psychoanalysis”.
Mostra al Freud Museum di Londra, 29 Novembre 2017- 4 Febbraio 2018
A cura di Maria Grazia Vassallo
“Così questo è il sesso forte.” : sembra che Emma Eckstein, ironicamente, un giorno abbia salutato Freud con queste parole. Emma, di famiglia socialista e in seguito attivista del movimento femminile internazionale, fu una delle prime pazienti ‘isteriche’ di Freud, in terapia con lui verso la fine degli anni ’90 dell’ottocento, proprio agli albori della definizione della teoria e del metodo psicoanalitico il cui simbolico atto di nascita è la pubblicazione dell’ “Interpretazione dei sogni” nel 1900. E come accadde per Emma, molte delle pazienti di Freud divennero a loro volta analiste.
Il Freud Museum di Londra, che promuove una ricca attività culturale di incontri e iniziative indirizzate ad un vasto pubblico, è anche solito aprire i suoi spazi sia per mostre di arte contemporanea su temi in qualche modo connessi con la psicoanalisi, sia per mostre di carattere più storico –documentaristico che approfondiscono momenti o figure della storia del movimento psicoanalitico. La mostra londinese- precedentemente allestita nella casa museo di Freud a Vienna- presenta sei figure di donne analiste che fecero parte del primissimo gruppo che si formò intorno a Freud, e per l’occasione il museo ha anche aperto i propri archivi rendendo possibile accedere all’epistolario di Freud con alcune di loro. Peraltro, nonostante le sue teorie sull’invidia del pene e sullo sviluppo sessuale femminile fondato sul monismo sessuale fallico, va ricordato che il padre della psicoanalisi aprì le porte del suo movimento anche a discepoli ed allievi di sesso femminile, di cui apprezzava particolarmente capacità e intuizioni. Anzi, nell’ultimo decennio della sua vita, dopo la scoperta negli anni ‘30 della fase pre-edipica femminile, Freud si rese conto che il “continente nero” dello sviluppo psicosessuale femminile era tutto da esplorare, e si rivolse alle colleghe donne lasciando loro il compito di ripensare la teoria della femminilità.
Questa mostra di Londra si focalizza comunque solo su alcune di loro, e ne valorizza a più livelli l’importanza per il nascente movimento psicoanalitico. Non solo ne segnala i contributi scientifici -e le intuizioni, le anticipazioni teoriche di alcune di esse- ma valorizza anche l’ impegno pionieristico di queste donne libere e coraggiose che, accanto ai colleghi uomini, molto fecero per la diffusione della psicoanalisi a livello internazionale: ad Anna Freud si deve lo sviluppo della disciplina in Inghilterra, a Helen Deutsch il diffondersi negli USA, Sabine Spielrein portò la nuova disciplina in Svizzera e in Russia, Lou Andreas- Salomè in Germania e Marie Bonaparte in Francia. Ma non c’è solo questo. La mostra mette in prospettiva le loro biografie e il loro lavoro sullo sfondo del contesto socioculturale e politico dell’epoca, per sottolineare anche il potenziale emancipatorio della psicoanalisi nella loro esperienza di donne in una società dominata dall’ideologia patriarcale. Ne risultano ritratti di donne che rivendicano per sè la capacità di ‘pensare’, di essere parte attiva del mondo che le circonda e tese a promuovere trasformazioni e avanzamenti su temi quali l’infanzia, la maternità, la sessualità femminile e i diritti delle donne.
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