Gino Zucchini, medico, psichiatra e psicoanalista con funzioni di training della SPI, ci ha lasciati il primo di maggio 2020. E’ stato una presenza appassionata nell’istituzione pubblica e negli sviluppi della psichiatria e della psicoanalisi bolognese e nazionale. Nella Società Psicoanalitica Italiana si è distinto quale membro della Commissione Deontologica, redattore della Rivista di Psicoanalisi e di Psiche e come docente dell’Istituto Nazionale del Training per oltre trent’ anni.
Nato a Finale Emilia nel 1935, si era presto trasferito a Bologna acquisendo una cultura umanistica che integrava alla sapienza medica e psicoanalitica e che lo rendeva un relatore stimato nei dibattiti pubblici e nel dialogo tra la psicoanalisi e le altre discipline. A questo proposito, ha dato il nome, cresciuto ed accompagnato fino all’ultima riunione il Gruppo Psiche-Dike del Centro Psicoanalitico di Bologna.
Il suo ultimo libro “Res loquens. Di memorie, incontri, occasioni, di psichiatria e psicoanalisi” (Guaraldi, 2014) raccoglie alcuni suoi ultimi scritti e contiene riferimenti ai suoi concetti originali, tra cui quello di “apparato figurale”, le “parole-contenitori di significato” e il “cosoma”. Tra queste pagine, vi possiamo leggere parole che ci confortano anche nel commiato da lui:
“La memoria è compagna del dolore. Sempre. Il motivo è banale (e perciò trascurato): la memoria è sempre un cimitero, cosi’ come il cimitero è monumento (=ammonimento) alla memoria degli umani. Anche quando i contenuti di memoria, i ricordi, siano felici, è pur fatale che i giorni, i mesi, gli anni dell’ieri siano inattingibili dall’esperienza percettuale in atto. Così i ricordi sono il solo risarcimento per gli oggetti perduti alla percezione”.
(a cura di Laura Ravaioli)