Cultura e Società

Mario Mieli. L’uccello del paradiso. L. Scarlini intervistato da A. Migliozzi

31/05/23
Mario Mieli. L’uccello del paradiso. L. Scarlini intervistato da A. Migliozzi

MARIO MIELI

Parole chiave M.Mieli, E.Fachinelli, Psicoanalisi, Transgenderismo, Omosessualità

Mario Mieli

L. Scarlini L’uccello del paradiso, 2020 ed. Fandango libri

L’uccello del Paradiso

(1952-1983)

L. Scarlini intervistato da A. Migliozzi

Mario Mieli è stato il primo intellettuale e performer queer. Nella sua breve esistenza, visse soltanto 31 anni, ha continuamente messo in discussione le identità, sfidato lo scandalo, rifuggito le posizioni di comodo. Abbiamo dialogato L.Scarlini che su Mieli ha scritto un libro, L’uccello del paradiso (2020)” per le edizioni Fandango.

Mario Mieli negli ultimi anni è stato raccontato spesso come personaggio dell’eccesso, o come martire del pensiero queer. E’ il momento di presentarlo come una figura intellettuale rilevante degli anni ’70. Un pensatore che insieme ad altri, penso a Penna, Pasolini ha tentato di svecchiare un paese bigotto, omofobo e razzista, incapace di tollerare la libertà sessuale. Tu affermi che,” La sua idea principale è quella per cui ogni persona ha dentro di sé tutte le identità sessuali, in una libera transessualità che è stata censurata e criminalizzata nei secoli.”  

Chi è stato Mario Mieli ?

Mario Mieli è stato un intellettuale ed un performer, unione già non molto consueta nel panorama Italiano. Negli anni 70, ha dato vita a numerose esperienze che trattavano della condizione omosessuale ma, più in generale, del desiderio. Amava il travestimento e la provocazione, morto assai giovane decidendo di togliersi la vita dopo aver compiuto il suo unico romanzo autobiografico. Il risveglio dei Faraoni, di cui poi volle bloccarne l’uscita, presso Einaudi nel 1981, è un’opera meravigliosa, ribalda, straordinaria che racconta il vissuto estremo degli anni 70 in Italia e in altre parte dell’Europa. Mieli è senz’altro la figura che più ha fatto riflettere, ha ricevuto condanne da parte dei ‘benpensanti’ quando pubblicò, nel 1978, le sue riflessioni in, Elementi di critica omosessuale, che usci presso Einaudi.

E’ un saggio con elementi autobiografici, che derivavano dalla sua tesi di Laurea in Filosofia Morale, in cui definiva l’omosessualità, la Transessualità come luoghi del desiderio e della bellezza. Non c’era più qualcosa da rivendicare, come nelle prime esperienze del movimento omosessuale in Italia ad esempio il Fuori a cui aveva partecipato, ma la necessità di raccontare questa esperienza come paradigma della Bellezza.

Fu anche star teatrale, con grande successo di pubblico a Milano e altrove.

Negli ultimi anni, dopo esperienze personali e amori infelici, ebbe un rifiuto del suo impegno e, prima della decisione di togliersi la vita, fece numerosi viaggi in Oriente, dove numerosi agitatori trovano poi un luogo, una casa dove potersi incontrare infine con il proprio altro sé stesso.

Ci sono molti documenti sul web, ad esempio in occasione dell’uscita del libro, Elementi di critica omosessuale, in cui si presenta en travesti all’intervistato di N.Garrone; c’è la famosa andata in tuta da operaio e tacchi a spillo all’Alfa Romeo con domande assai indiscrete sulla sessualità, che fecero sensazione presso pubblico operaio. In quell’epoca, l’omofobia era all’ordine del giorno, gli omocidi altrettanto. Mieli ha sparigliato le carte con la sua capacità di offrire un’analisi politica, filosofica, sociale estremamente acuta ma incarnandosi in quello che giustamente E. Fachinelli chiama, l’uccello del paradiso, una creatura della seduzione che si incarnava nelle sue performance, in solitaria.

Nel tuo libro, L’uccello del paradiso (Fandango, 2020), ripercorri la sua avventura personale e politica e affermi che avrebbe sicuramente preferito essere considerato una figura transessuale che ha dato vita, a dispetto della memoria controversa che ne abbiamo oggi, ai fantasmi del desiderio che prima erano repressi e cancellati. Invece oggi lo possiamo considerare come il maggior intellettuale queer che avesse agito in Italia. Ci puoi aiutare a capire meglio cosa intendi?

Quando racconta la sua visione, Mario Mieli diventa Maria, quindi non solo di omosessualità si tratta ma anche di transessualità o pansessualità, della necessità di uscire dalla trappola del patriarcato in una chiave che sia la più ampia e omnicomprensiva possibile. Letteralmente, offre una rappresentazione di sé nel mondo estremamente complessa che parte dal battuage notturno, rischiosissimo, alla necessità di andare nelle manifestazioni a farsi vedere. Mieli vuole essere visto.

Mieli ha dato uno scatto in più a questo mondo mettendo al centro la presenza di una identità che è dialogica, disturbante e che attacca con forza, e non si nasconde, sia i luoghi del patriarcato sia i luoghi comuni del movimento omosessuale con lampi straordinari del tipo, “Cosa vorranno ottenere quando faranno la famigliola, essere accettati?” L’accettazione non è il punto, il punto è la realizzazione del proprio desiderio.

Vorrei citare Paul Preciado il quale afferma che oggi è tutto molto diverso e il calvario della psichiatria, le difficoltà per ottenere un documento d’identità, i desideri e i timori di chi si cerca al di fuori della griglia binaria prestabilita, sembrano meno difficili. Cosa avrebbe pensato Mieli a questo proposito, avrebbe sottoscritto questa posizione?

Preciado si riferisce al vero e proprio calvario che le persone transessuali hanno dovuto affrontare. E’ chiaro che i pionieri hanno dovuto sopportare e hanno spesso difficoltà a vedere realizzati i propri sogni. Mieli era provocatorio, contestatario anche con il movimento omosessuale e molte posizioni che il movimento omosessuale ora ama, di affermazione, di determinazioni onomastiche, lo avrebbero irritato. Ma prima dell’AIDS, ha deciso di togliersi la vita e non ha voluto vedere qualcosa che ha annunciato con chiara profezia nelle sue opere.

Direttamente collegata a questo, come tu ricordi, a proposito di transessualità, Mieli scrive, “chiamerò transessualità la disposizione erotica polimorfa e ‘indifferenziata’ infantile che la società reprime e che, nella vita adulta, ogni essere umano reca in sé allo stato di latenza, oppure confinata negli abissi dell’inconscio sotto il giogo della rimozione”.

Per Mieli, la transessualità è la realizzazione del desiderio. Molti sono i riferimenti ad un elemento culturale centrale che è, Alice nel Paese delle Meraviglie, per antonomasia perversa e polimorfa che diventa, nella sua visione, anche un Alice Transessuale. Vi è la polimorfia, termine che arriva dal libro di Deleuze, Logica del Senso in cui Alice nel paese delle Meraviglie diventa il modo nuovo di concepire la cultura della generazione che si afferma tra gli anni 60/70, durante la contestazione. Mieli porta in primo piano tutto ciò che è considerato negativo dalla società maschile, ad esempio un uomo che ha tratti femminili che viene stigmatizzato o posto al margine. 

Cosa intendeva portare in evidenza attraverso “…L’effeminatezza, l’androginia per la prima volta sono portate nel suo pensiero come bandiera, dichiarazione sacrale di una necessità di incarnare un ruolo antitetico al maschilismo in voga.”

Androginia sacra è un tema caro al 900, da Jung, a Evola, a tutti coloro che hanno trattato il sacro si sono incontrati con androginia sacra. Mieli assume l’effeminatezza come bandiera, non da nascondere ma la pone in primo piano.

Direttamente collegato, è il tema della sessualità. Figura libera e provocatoria, Mieli ha fatto del sesso il suo linguaggio. Ma che ruolo ha svolto nella sua produzione di performer e teorico? cito dal tuo libro, “…Egli [Mieli] ha dichiarato sempre, con differenti parole e diversi gesti, l’intollerabile grandezza del corpo, poco prima che esso, nella stagione di piombo dell’Aids, venisse di fatto messo tra parentesi, e poi trasformato in oggetto di commercio…”

Il sesso negli anni 70, è la lingua di molti personaggi e Mieli considera il sesso sacro. Nel suo libro inedito, Il risveglio dei Faroni, ci sono molti riferimenti all’Egitto, alla cultura orientale. Vi è l’idea che la cultura occidentale, cristiana, non possa accogliere tutto questo desiderio. Non fu il solo ne parlarono anche altri.

A proposito degli psicoanalisti italiani, che Mieli detestava ribattezzandoli in blocco psiconazisti, cosa pensi del dialogo con Facchinelli con cui condivideva, “..la comune percezione dell’infanzia come epoca rivoluzionaria, senza limiti né freni” e  sulla cui rivista, Erba Voglio, scriveva. Ci racconti come nacque questa collaborazione.

Mieli assolutamente detestava gli psicoanalisti, in particolare Musatti quale immagine del patriarcato vaniloquente e in Statale lo contesto aspramente. Con Fachinelli, stanno insieme nella rivista Erba Voglio, psicoanalisi, cultura, strutturalismo, sociologia e molto altro. E il concetto di Mieli, in quanto l’erba voglio non sta solo nel giardino del re ma è ovunque, è con me; può stare al mio fianco e posso realizzare tutti i miei sogni per quanto gli altri li detestino.

In Elementi di critica omosessuale, Mieli definisce una figura di intellettuale estremo queer, che non rispetta alcuna regola, che non finge, né si nasconde, anzi che si offre alla vista, va in scena e si rappresenta, come mai era stato registrato prima nel territorio italico.

Mieli dalla Francia, in particolare M.Vittigue, militante lesbica, M.Foucault, mutua un’idea di intellettuale omosessuale militante e tutto questo si incarna nella sua fisicità magrissima ed elegante, capace di parlare. Mieli coniuga, in questo modo, la liberazione degli omosessuali alla sovversione del sistema capitalistico. Acuta e, per certi aspetti profetica, sarà la sua previsione della capacità del mercato di inglobare e mettere a profitto l’estetica gay.

Sempre in Elementi di critica omosessuale, tu affermi che Mieli porta avanti un tentativo di riscrivere la storia omosessuale, un po’ quello che sta facendo oggi K.Wiley con la storia dell’arte, ovvero apre , “una riflessione sulla cancellazione della memoria omosessuale da parte delle dittature e poi della maggioranza conservatrice e benpensante, aiutata specialmente dalla chiesa cattolica.”

Mieli vuole guardare i suoi, capire chi c’è stato prima di lui, capire il mondo che c’era prima di lui in epoca di completa omofobia, durante il fascismo e dopo. Per questo, va a cercare le origini mitologiche dell’esperienza omosessuale da Platone in poi, avendo una formazione filosofica, è a quel mondo che attinge per scrivere criticamente. Mieli è stato straordinario nell’indicare il ruolo della Chiesa Cattolica nel diffondere ‘le orripilanti terapie curative ‘ dell’omosessualità, soprattutto nel mondo a cui lui stesso apparteneva. La Chiesa, la Società tutte colpevoli contro una necessità prima e semplice, la realizzazione del proprio desiderio.

L’erba voglio: servitù e liberazione di massa (Archivio Primo Moroni)


BIBLIOGRAFIA 

Deleuze G, (1969) Logica del Senso, Feltrinelli 1975

Evola J. (1958) Metafisica del sesso, Mediterranee 1993

Fachinelli E., Erba Voglio.Servitù e liberazione di massa. Rivista di cultura, edizione bimestrale, 1971

Foucault M, Storia della sessualità, Feltrinelli 1975

Mieli M, Elementi di critica omosessuale, 1977 Feltrinelli

Mieli M, Il risveglio dei Faraoni, Dr edizioni 2004

Mieli M., La gaia critica, Feltrinelli universale economica 2021

Wittig M, L’Opoponoux, la Ricerca Letteraria, Einaudi 1966

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