Cultura e Società

“Le elezioni si vincono con le erezioni” di C. Buoncristiani e T. Romani

3/02/25
"Le elezioni si vincono con le erezioni" di C. Buoncristiani e T. Romani 1

M. CATTELAN 2019

Parole chiave: Psicoanalisi, Freud, Disagio nella civiltà, Trump

Le elezioni si vincono con le erezioni.

Una riflessione sul populismo.

di C. Buoncristiani e T. Romani

Parole chiave Psicoanalisi Freud Disagio nella civiltà Trump

Cade un aereo.

Il Presidente Trump a poche ore dall’incidente sostiene che tale tragedia sia stata causata dalle politiche di inclusività del precedente presidente degli Stati Uniti Biden.

Fino a qualche anno fa se avessimo ascoltato questa notizia tragica in televisione avremmo tutti atteso le ricerche della “scatola nera”. Ve la ricordate la scatola nera?

Ma che cos’è esattamente la “scatola nera” negli aerei? La scatola nera è in realtà composta da due dispositivi distinti: il registratore dei dati di volo e il registratore delle conversazioni in cabina di pilotaggio. Strumenti progettati per resistere a condizioni estreme, come impatti violenti e alte temperature, fondamentali per comprendere le cause di un incidente aereo, perché forniscono informazioni cruciali per le indagini sugli incidenti.

Dati oggettivi insomma. Utili per ricostruire la verità dei fatti. O almeno l’unica verità validata secondo ragione.

L’intervento di Trump, invece, arriva a stabilire un nesso di causa effetto secondo un criterio di verità molto particolare. Eviteremo la semplificazione di attribuire a Trump un uso degli eventi da ciarlatano e grande imbonitore. Ci sembra invece euristicamente efficace trattare il suo atteggiamento anti-scientifico, negazionista e accusatorio con il metodo che useremmo per un lapsus o un atto mancato: prendere le mosse da quanto appare una discontinuità del discorso sociale per risalire alle cause di un fenomeno psichico molto più ampio e complesso.

Cercheremo dunque di riflettere per una via contro-intuitiva su populismo e sovranismo chiedendoci come questi stili siano in rapporto con il concetto di libertà e di soggetto autonomo della modernità. Un’analisi genealogica li rivelerà, infatti, imparentati addirittura con quanto sembrerebbe agli antipodi e cioè con i presupposti dell’uomo dell’Illuminismo e con la dinastia dei filosofi politici. Noteremo anche quanto la stessa psicoanalisi, condivida questa tradizione, vi partecipi e allo stesso tempo ne sia modificata muovendosi sulla stessa onda lunga che sta producendo un diverso funzionamento psichico.

In Italia, non abbiamo ancora del tutto metabolizzato che le masse popolari si stavano mobilitando per ribellarsi a una “Casta” che già è cambiato tutto. Con un po’ di cinismo, si potrebbe dire che un personaggio come Beppe Grippo abbia trasformato il movimentismo un tempo di sinistra dei “No Tav” nel populismo dei “No Vax”.  Ma questo ormai è un populismo già vecchio.

Oggi accanto a Trump, che usa il metodo dei “Vaffa” in versione deluxe, troviamo gli uomini più ricchi del mondo, miliardari tra cui per altro c’è anche lui.  Matrimonio contro natura tra populismo, tecnocrazia e sovranismo.

Come è possibile? Ci facciamo aiutare da Rocco Ronchi (2024) che nel suo ultimo lavoro si interroga proprio sulla genealogia di populismo e sovranismo.  

Queste due posizioni politiche hanno una medesima radice. Ma anche molto in comune con la democrazia. Tanto che nessuno di questi tre orientamenti mette in discussione la sovranità del popolo, che anzi ne rappresenta il nucleo centrale, il cuore. Come poi articolino diversamente il concetto di popolo è tutto da vedere. Basti dire che populismo e sovranismo chiamano in causa il soggetto libero in una sorta di revisione post moderna. La libertà di questo soggetto è concepita all’interno dell’orizzonte dell’azione.

Trump d’altronde è giusto l’ultimo di una lunga serie di politici che si fa gran vanto di agire e trovare soluzioni immediate. In venti giorni risolvo la crisi in Ucraina…

L’azione, ricorda Ronchi, è stata la cifra del fascismo storico, che oggi si configura come prototipo dei suoi due upgrade contemporanei. Gli ultimi modelli sembra siano caratterizzati infatti da una certa insofferenza rispetto al sapere. Agire e non riflettere. Libertà anziché lunghi e noiosi ragionamenti.

Questo senso di allergia è riconducibile all’ignoranza o piuttosto ha delle origini più complesse? Pensiamo, seguendo ancora Ronchi, che le origini andrebbero indagate all’interno dello stesso Illuminismo di matrice kantiana. Quello, insomma, dell’uomo che esce dallo stato di minorità, che ha il coraggio di servirsi della sua stessa ragione. “Minorità è l’incapacità di servirsi della propria intelligenza senza la guida di un altro”. Sapere aude!

In questi passaggi si percepisce chiaramente come per Kant c’è tutta una ribellione ad uno stato di dipendenza, una minore età rispetto alla quale la ragione si configura come la misura dell’uomo autonomo che si libera dell’autorità. Qualche tempo prima questa operazione, o una molto simile, l’aveva tentata Lutero.

Era forse prevedibile che l’accordo tra libertà e ragione si incrinasse fino a spezzarsi? La libertà oggi è arma usata contro la ragione: questa è percepita come intollerabile limite, atteggiamento snob da radical chic, tanto più invisa da una pubblica piazza come la Rete, dove sempre più spesso l’autorità della scienza è contestata attraverso una teoria della cospirazione che considera “sospetto” il sapere degli “esperti”: la scienza come strumento dei “poteri occulti”.

Affermare che 2 + 2 = 5 oggi non è una frase da prendere alla leggera. È sempre più rivendicato pubblicamente il diritto del cittadino a non sottomettersi alla logica e ad affermare il potere sovrano della sua volontà.

“Non c’è nulla sopra di me”.

Non sono invenzioni della modernità, ma qualcosa che attraversa la nostra storia ed arriva fino ad oggi. Basti pensare all’opera di Max Stirner (1844), L’unico e la sua proprietà. Nelle osterie di Berlino e Königsberg, dove si andavano definendo la destra e la sinistra post-hegeliane, questo insegnante di storia e letteratura, amico di Engels che ne fece un bel ritratto, teorizzava un radicale anarco individualismo nichilista. E Stirner è solo uno dei possibili riferimenti per capire la genealogia di questi fenomeni. Oggi amplificati dal megafono dei social.

In questa logica l’errore diventa una figura della libertà. Qualcosa che non si sottomette. Il suo corollario è che dunque non esistono fatti, ma solo interpretazioni. Non nel senso nietzscheano (e psicoanalitico) per cui anche le interpretazioni sono fatti. Ma nel senso più grossolano e banale che ciascuno vanta il diritto di fare come gli pare. Diritto sacrosanto della casa delle libertà.

Una verità si fonda sul fatto di essere una mia convinzione. Il passaggio logico successivo è che quindi la fondatezza è del tutto irrilevante.

L’aereo è caduto perché gli alieni ci hanno mandato un messaggio che il governo ci tiene nascosto. È caduto perché le lobby gay degli aeroporti hanno hackerato il sistema. Perché i cognitivisti del Wisconsin volevano impedire l’insediamento del nuovo esecutivo della Società Psicoanalitica Italiana.

Che questa sia l’epoca dell’Abgrund, dell’abisso, della mancanza di fondamento, ce lo diceva anche  Heidegger.

Queste manifestazioni attuali di libertà assoluta intercettano politiche ultraliberiste. Di per sé, la libertà anche assoluta, non sarebbe istanza di destra. Anzi. L’anarchia come movimento storico ce lo testimonia. Lo stesso Stirner, di cui abbiamo accennato poco sopra, può essere letto “a sinistra”. Tale legame invece crea una figura nuova che potremmo chiamare, con Rocco Ronchi, anarco-capitalismo.

È grazie a questa semiosfera che Trump può dirsi contemporaneamente condannato e dunque perseguitato, Presidente della nazione più potente al mondo, ma dalla parte degli “uneducated”, con la pancia del paese e insieme con i ricchi tecnocrati della Silicon Valley.

All’anarco capitalismo oggi si dovrebbe contrapporre, nell’arco parlamentare, il riformismo. Il riformismo è l’unica strategia che sia rimasta alla democrazia. Tra l’altro pensare il reale come processo, come divenire, come oggi scienza e filosofia suggeriscono, non dovrebbe voler dire abbracciare il riformismo come paradigma del reale?

Le cose non stanno per niente così.

Non c’è figura politica più odiata oggi del riformista e per dei motivi che sono legati a quelle dosi di frustrazione che il negoziare, necessario a ogni strategia di trasformazione, porta con sé. Perché quello che fa il riformista è mediare, smorzare i toni, gli entusiasmi, modulare insomma le intensità. È il contrario dello stato di eccezione che conferma il potere del sovrano e lo intensifica. Sovrano sempre molto popolare ed eccitante.

In democrazia, dice Ronchi, si hanno piccoli piaceri e non si gode mai.

Il godimento, d’altronde, anche nella letteratura psicoanalitica e filosofica, la jouissance, è un significante che ha stravinto.

Ma non parliamo del piacere cui allude l’Enjoy sulla lattina di Coca Cola, questo è stato ormai superato da shot di pulsione di morte, da cocktail di piacere-dolore-trasgressione che fanno sentire vivi. Come nei film horror.

D’altronde i fascisti si eccitavano con l’eccitazione del Duce, che diceva loro di andare a morire in guerra. Perché, diciamo la verità, come ci ha insegnato W. Reich, e prima di lui Freud, “Dio ci si arrapa con i marines”, per dirla con il maggiore Hartman in Full metal jacket, di Stanley Kubrik.

Davanti allo spettacolo di Trump-Musk non c’è democrazia che tiene.

Il nodo dirimente che rende vincente questa concezione della libertà e che la sposta a destra sta, ancora una volta, nell’economia; economia non nel senso materialista e marxista di una causa sempre da cercare nelle strutture economiche e nei flussi di capitale. Qui i flussi danno vita “concreta e incarnata” a quella che è stata la creazione più originale del liberalismo ottocentesco, l’homo oeconomicus: accumulatore, orientato al consumo e ad un godimento che non considera altri che se stesso. Una sorta di volontà di potenza che diviene “volontà di possesso”. Un tipo del genere ci farebbe immaginare una condizione di smarginatezza e sostanziale ingovernabilità, invece il dato più importante, anche per la psicoanalisi, è che un uomo così non c’è bisogno di governarlo, non c’è nessuna esigenza di reprimerlo: è infatti perfettamente in linea con le richieste del mondo contemporaneo in questa fase di turbo-capitalismo, basta scrollare una bacheca di Instagram o TikTok.

Da questo possiamo trarre una riflessione psicoanalitica: iniziamo a riflettere su come i tradizionali meccanismi di difesa, strutture portanti dello psichico – stiamo pensando alla rimozione secondaria – oggi non siano più necessari.

Il tessuto psicosociale, la semiosfera (Bifo, 2022), dentro la quale tutti noi siamo avvitati, non richiede (non investe) più la rimozione per come ha fin qui operato. Si potrebbe arrivare a dire che la rimozione anzi è anti economica in quanto rimuovere il proprio desiderio e sublimarlo, spostarlo, negoziarlo, come sembrava fosse richiesto all’uomo novecentesco, oggi è giusto un intralcio per il libero mercato. E questo fin dentro la stanza d’analisi.

Avete presente quella variopinta sfilata di ospiti durante le puntate de La Zanzara di Cruciani? Il tizio col passamontagna in latex che racconta le sue pratiche di sesso estremo, tipo abbeverarsi al “succo di pediluvio” della padrona, il proprietario del canepardo, incrocio tra cane e leopardo, pornostar, onlyfanine, prostituti e clienti di prostituti, la donna con il clitoride di cinque centimetri, il nano vestito da Tarzan, feticisti di ogni genere. Non è uno scherzo e la Zanzara è una trasmissione molto attenta all’attualità, mentre Cruciani un’evoluzione di Maurizio Costanzo in salsa iper-moderna e appunto populista. Rende infatti codificabile uno spazio estremamente libertario non più appannaggio della sinistra.

A cosa serve la rimozione quando i contenuti inconsci sono “esplosi” nel tessuto sociale? Unheimleich dovunque (Bifo, 2022).

Cruciani, uomo di destra, oggettifica e spettacolarizza le diversità. Ci si potrebbe chiedere come mai l’operazione “a sinistra” di ampliare i diritti di soggettività molteplici rimane difficile da accettare anche nel nostro contesto istituzionale.

In questa nuova dimensione, la psicosfera a-venire, il processo di significazione è stato così accelerato fino al punto di esplodere. La relazione tra sfera inconscia e attività cosciente è rotta. I flussi mediatici proliferanti hanno invaso lo spazio dell’inconscio e al tempo stesso hanno permesso all’inconscio di circolare d’ovunque. Oggi il panorama nevrotico descritto da Freud ne Il disagio della civiltà deve essere sostituito. “Poiché l’esplosione psicotica di flussi di inconscio ha invaso lo spazio della politica, del discorso, dell’economia e del mediascape (Bifo, ivi p. 144)”.

In questo scenario a farla da padrone sono difese come la negazione e il disconoscimento, alla base delle teorie del complotto, come ci spiega Alenka Zupančič.

E’ pur vero, però, che l’ambiente in cui ci si muove, il tenore di vita che determina lo status sociale, rimane sempre ciò che definisce il limite delle mie possibilità. Un ricco è molto meno limitato di un povero. Quindi a lungo andare tutta questa eccitazione che non può essere rimossa, ma neanche sfogata da chi, povero economicamente, resta solo spettatore frustrato del godimento esibito dai ricchi, suscita angoscia: andrà dunque almeno in qualche modo repressa.

Infatti il potere politico che interviene a regolare quello economico sta subendo nell’ultimo periodo una forte virata repressiva. Vediamo il contesto sociale sempre più attraversato da spinte eccitanti e celebrative come da manganellate.

In ultima analisi questo nuovo modello di fascismo permette alle masse di “vivere l’annientamento come un godimento estetico di prim’ordine”. Sembra quindi che il turbocapitalismo sia riuscito a rendere sua alleata la classe dei lavoratori.

I nostri pazienti partecipano di questo mondo, la psicoanalisi sarà in grado di allearsi con dei mondi possibili alternativi?

Eppure anche l’edificio teorico della nostra disciplina, negli ultimi decenni, è alle prese con concetti quali processo, intensità, desiderio. Questi concetti, veri e propri schemi motori dell’attualità, come abbiamo dimostrato, hanno la stessa genealogia dei movimenti che attraversano il tessuto sociale. Non può che essere così, partecipiamo tutti dello stesso mondo.

Potrà la psicoanalisi essere quella semplice incrinatura del pensiero in grado di piegare l’intera società?

Bibliografia

Bifo Berardi. F. Il terzo inconscio. Nottetempo, Milano. 2022.

Freud, S. (1930). Il disagio della civiltà. Einaudi, Torino. 2010.

Ronchi R. Populismo/sovranismo. Castelvecchi, Roma. 2022.

Stirner M. (1945), L’Unico e la sua proprietà, Reclam, 1981

Zupančič, A.  Disconoscimento. Meltemi. Sesto san Giovanni. 2024.

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