di Gianluigi Monniello
"Il momento cruciale è
quando si comincia ad intravedere la via su cui condurre il paziente. Quando mi
portano un bambino […], io non so mai qual è la prima domanda che gli farò. Lo
guardo, lo saluto, magari gli faccio fare un momento di ginnastica e poi mi
viene in mente la prima domanda; scendo così al suo livello di comunicazione,
con umiltà […], mentre in me c’ è uno sdoppiamento: un io che osserva e un io
che conversa […], a volte è un attimo, altre volte è un fatto sofferto, altre
volte ancora è una ricerca" (Bollea, 2003).
Giovanni
Bollea è stato creatore e fondatore della Neuropsichiatria Infantile
(NPI) in Italia. In particolare, per noi psicoanalisti, il suo grande merito,
tra gli altri, è di aver fatto fiorire, nel nostro paese, la psicoanalisi
dell’infanzia e dell’adolescenza, già da tempi ormai lontani. Infatti, nella
Scuola di Specializzazione in NPI (organizzata a partire dal 1960, in accordo
con i due Direttori lo psichiatra Mario Gozzano e il pediatra Gino Frontali),
alle conoscenze mediche, neurologiche e psichiatriche ha affiancato da subito
quelle psicodinamiche. Così un gran numero di neuropsichiatri infantili ha
compiuto la propria formazione svolgendo l’analisi personale. Tanti di loro
sono divenuti psicoanalisti della Società Psicoanalitica Italiana (SPI).
La Cattedra Universitaria di NPI a Roma è stata
istituita nel 1965, sulla scia della tradizione italiana di Maria Montessori,
Giuseppe Montesano e Sante De Sanctis, grazie al suo intenso e caparbio impegno
di molti anni. La storica sede di via dei Sabelli 108 è stata inaugurata nel 1967 nel quartiere San
Lorenzo, proprio dove prima sorgeva il carcere minorile, gravemente danneggiato
nel bombardamento americano del 19 luglio 1943. Vi morirono una quarantina di
ragazzi. Dopo la guerra tale sede era stata rilevata dall’ONMI (Opera Nazionale
Maternità e Infanzia). Il valore simbolico delle origini è sempre stato
riconosciuto da Giovanni Bollea e ha sostenuto la storia successiva
dell’istituzione da lui fondata.
Giovanni Bollea era nato a Cigliano Vercellese,
il 5 dicembre 1913.
Laureato a Torino nel 1938, dal 1939 fu allievo,
presso la Clinica delle Malattie Nervose e Mentali dell’Università di Roma, di
Ugo Cerletti e dal 1951 di Mario Gozzano, che succedette al primo.
Nel 1948 ha avviato il primo Centro Medico Psico
Pedagogico (CMPP) con Adriano Ossicini, in via Angelo Emo. Il CMPP era formato
da medici, psichiatri, psicologi e assistenti sociali. Tale équipe
multidisciplinare facilitava la costruzione del processo diagnostico sotto
forma di diagnosi pluridimensionale e ha rappresentato l’ossatura dei Servizi
Materno Infantili italiani per molti anni.
Nel 1953 ha ripubblicato, con una nuova veste,
l’antica rivista di psichiatria infantile italiana Infanzia Anormale
fondata da G. Ferreri (1907-1925) e diretta in un secondo tempo da Sante De
Sanctis e Eugenio Medea (1928-1930). Mantenne la Direzione della rivista,
divenuta Neuropsichiatria Infantile nel 1969 e poi dal 1984 Psichiatria
dell’infanzia e dell’adolescenza, fino al 1995. Nei suoi primi anni hanno
fatto parte della Redazione, oltre agli psicoanalisti suoi allievi, altri
Colleghi della SPI, quali Marcella Balconi, Maria Elvira Berrini, Busnelli,
Renata Gaddini De Benedetti, Anna Maria Galdo, Anna Maria Muratori, Adriano
Sollini, Scarinci, Tommaso Senise, Tolentino, Carlo Traversa.
In Giovanni Bollea l’impegno sociale e civile è
sempre stato in primo piano. La sua attenzione alla vita politica lo ha legato,
attraverso grandi amicizie, tra gli altri, a figure quali Pietro Ingrao e Lucio
Lombardo Radice, esponenti di rilievo del Partito Comunista Italiano e quali il
Presidente Sandro Pertini e la moglie Carla Voltolina.
La sua notorietà nazionale e internazionale di
clinico e di ricercatore è stata ineguagliabile. Già dagli anni della
formazione era stato a Losanna, poi a Parigi da Georges Heuyer e Henry Ey, quindi a Londra. Moltissimi i riconoscimenti
ricevuti. I suoi 90 anni sono stati celebrati in Campidoglio per iniziativa del
sindaco Walter Veltroni. Nel 2007 è stato insignito dal Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano della onorificenza di Cavaliere di Gran Croce
Ordine al Merito della Repubblica Italiana. L’ultimo saluto è stato la
commovente e intensa cerimonia in Campidoglio, a due giorni dalla sua morte,
avvenuta il 6 febbraio 2011, alla presenza della seconda moglie Marika, dei
figli Ernesto, Maria Rosa, Daniele, dei nipoti, dei pronipoti, delle diverse
generazioni dei suoi allievi e delle massime autorità del Comune e dello Stato.
In questa occasione molte parole sono state spese a sostegno della
straordinaria impresa di Giovanni Bollea e dell’importanza di una sua
continuità. Non possiamo che sperare in quanto pubblicamente proferito, perché
la sua NPI vive tempi piuttosto grami e non resta molto di quanto era stato
conseguito.
Alla base della grande e lunghissima attività e
influenza della figura di Giovanni Bollea c’è stato il sicuro convincimento che
il prendersi cura dei soggetti più
deboli e più svantaggiati, cioè i bambini con ritardo mentale, o come preferiva
chiamarli i disabili gravi, costituiva la chiave di volta di ogni capacità
terapeutica. La loro osservazione, il riconoscimento delle loro specifiche
difficoltà e l’enorme importanza della qualità dell’ambiente di cura nel senso
più ampio, fisico, psicologico e culturale, ha fatto sì che il neuropsichiatra
infantile fosse uno specialista della salute mentale del tutto unico. Il
modello di Bollea era bio-psico-sociale-culturale.
La conoscenza della propria equazione personale
rappresentava, per lui, il fattore terapeutico essenziale per favorire il
processo evolutivo e maturativo del bambino in difficoltà. Proprio per questo
chiedeva agli amici psicoanalisti di fare in modo che i suoi specialisti "potessero
fare un’analisi a metà prezzo, perché era una cosa necessaria". Spesso
ricordava di aver lavorato con Franco Fornari, perché la psicoanalisi entrasse
nell’università. Giovanni Bollea era molto vicino alla psicoanalisi, pur non
avendo mai fatto parte della SPI. I suoi interlocutori, i suoi referenti sono
stati però tanti grandi psicoanalisti, primo fra tutti Nicola Perrotti, con il
quale avviò una analisi personale nel 1952.
La psicoanalisi attiva l’ha lasciata ad altri. I
tempi dell’esplorazione del profondo, l’emergenza dell’inconscio erano per lui
non tanto un interminabile fluire quanto momenti da prendere al volo per
orientare l’intervento, far convergere le forze psichiche verso le potenzialità
evolutive del soggetto, che restavano bloccate o rallentate. In particolare il
figlio maggiore, Ernesto Bollea, psicoanalista AFT, ha ereditato e poi espresso
attraverso il suo impegno psicoanalitico in ambito universitario e nella SPI,
tutta la passione e l’attenzione alla psicoanalisi del padre Giovanni.
I suoi primi allievi psicoanalisti, siamo nel
1958, sono stati Adda Corti e Benedetto Bartoleschi. Quest’ultimo già da tempo
si recava a Parigi per sviluppare la sua formazione di psicoanalista infantile
con Serge Lebovici. Bollea incoraggiò Pierandrea Lussana e Adda Corti ad andare
in Inghilterra per conoscere la psicoanalisi infantile presso la Tavistock
Clinic (Cancrini, 2007). Il contatto con l’Inghilterra e la psicoanalisi
britannica si ampliò anche in seguito ad un suo soggiorno da lui definito "terapeutico",
con contatti con Mauro Morra, Donald Meltzer e Amedeo Limentani. Ne scaturì la
conoscenza con Andreas Giannakoulas che, dopo il lavoro di Eugenio e Renata
Gaddini, a partire dal 1972, diffuse a Roma, proprio presso la NPI, il pensiero
e l’opera di Donald Winnicott (Algini, 2007). L’incontro di Giannakoulas con
Adriano Giannotti, che dal 1965 aveva avviato la carriera universitaria che lo
porterà ad essere Professore Ordinario di NPI nel 1986, dette il via ad un
significativo lavoro scientifico di ricerca e, nel 1976, al primo Corso
Quadriennale di formazione psicoanalitica per psicoterapeuti dell’età
evolutiva, aperto a medici e psicologi. I primi docenti sono stati Adriano
Giannotti, Andreas Giannakoulas, Giuliana De Astis, Eleonora Fe’ D’Ostiani,
Salvatore Grimaldi, Arnaldo Novelletto. Tale esperienza di formazione, interna
all’Istituto di NPI dette vita nel 1981 all’Associazione per lo Sviluppo delle
Scienze Neuropsichiatriche dell’Età Evolutiva (ASNE). I promotori furono, fra
gli altri, Pietro Benedetti, Gastone Mazzei, Paola Natali, Marinella Rosano. Il
primo Presidente dell’ASNE fu Giovanni Bollea, a cui subentrò nel 1994
Salvatore Grimaldi (Lanza, 2007). Dopo la morte di Adriano Giannotti (1994),
Arnaldo Novelletto, al quale Bollea aveva affidato fin dai primi anni ’60
l’adolescenza, decide di dedicarsi esclusivamente agli adolescenti e fonda, con
altri Colleghi esperti in psicoanalisi infantile e dell’adolescenza,
l’Associazione Romana di Psicoterapia dell’Adolescenza (ARPAd).
La visione clinica di Giovanni Bollea poneva al
primo posto il funzionamento psichico della madre e la qualità del suo rapporto
con il figlio. Diceva che un obiettivo da perseguire era di arrivare "a far
sorridere le madri". In questo era ben sintonizzato con Arnold Searles (1979)
che ha parlato "di un impulso innato essenzialmente psicoterapeutico", in
particolare operante nel bambino che, prima di tutto, ha bisogno di far star
bene la propria madre, così che ella possa aiutarlo a crescere psichicamente.
Presso l’Istituto di NPI di via dei Sabelli 108
tanti sono stati gli ambiti di intervento e di cura, affidati ai suoi primi
collaboratori, tutti maestri nel loro campo: la riabilitazione motoria a
partire dalle paralisi cerebrali infantili (Marinella Rosano); la cura dell’epilessia
e delle patologie neuromuscolari (Pietro Benedetti, Direttore della II Cattedra
di NPI; Paola Bernabei, Direttore di tale Cattedra fino al 2009; Vincenzo
Guidetti, Professore Ordinario di NPI ); la valutazione psicodiagnostica,
testologica e proiettiva (Roberto Mayer, Gastone Mazzei, Giulia De Giorgis); la
Psichiatria Sociale e l’ambito dell’igiene mentale (Luigi Frighi, Direttore
della Cattedra di Igiene Mentale, e con lui Paola Carbone); l’approfondimento
del funzionamento cognitivo e la neuropsicologia a partire dal ritardo mentale
(Gabriel Levi, Direttore della III Cattedra di NPI); la psicoanalisi
dell’infanzia con lo studio dell’autismo, la psicopatologia e la psicoanalisi
dell’adolescenza (Arnaldo Novelletto, uno dei primi e amati allievi di Bollea,
che però per alcuni anni si è allontanato dalla vita universitaria, per
dedicarsi esclusivamente alla psicoanalisi, salvo poi rientrare per un breve
periodo a via dei Sabelli; Adriano Giannotti che, invece, è succeduto a Bollea,
a al quale, a distanza di anni dalla sua morte prematura, è succeduta Teresa
Jole Carratelli, in pensione dal 2010).
L’elenco dei Colleghi psicoanalisti che, come
frequentatori a vario titolo, hanno orbitato intorno a via dei Sabelli e a
Giovanni Bollea è interminabile. Ne cito perciò solo un certo numero, in
aggiunta a quelli già citati, scusandomi con coloro che non sono nominati:
Francesco Agosta, Massimo Ammaniti, Carlo Brutti, Milena Cappabianca, Riccardo
Chiarelli, Raffaele Ciufo, Fiorella Del Pidio, Alessio Filippi, Gianfranco
Giordo, Salvatore Grimaldi, Elisabetta Gozzano, Cinzia Lucantoni, Gilberto
Maccari, Giovanna Mazzoncini, Anna Maria Nicolò, Roberto Rossi, Rosa Spagnolo.
Ci sono poi i Professori Aggregati di NPI Flavia Capozzi, Gianluigi Monniello,
Ugo Sabatello e Enzo Sechi Professore Associato di NPI, ora a L’Aquila.
Fra gli junghiani c’è Paolo Aite, Bollea è stato
il primo a pubblicare un libro di Jung, nel 1942, per la casa editrice Einaudi,
Il problema dell’inconscio nella psicologia moderna (Ardizzone, 2001),
fra i terapisti familiari ci sono Carmine Saccu e Maurizio Andolfi, fra gli
psichiatri che hanno lavorato a lungo per una psichiatria psicodinamica nei
servizi territoriali Fausto Antonucci, Fernando Save, Pino Vetrone, Massimo
Cuzzolaro, gli ultimi due anche docenti universitari.
Di Giovanni Bollea vanno ricordate le capacità
organizzative veramente straordinarie. Sapeva investire di responsabilità tutti
coloro che lavoravano con lui, sanitari, ausiliari, amministrativi. Era in
grado di essere il referente per molti, nella clinica neurologica e
psichiatrica, nella riabilitazione psicomotoria, nella psicoterapia del bambino
e dell’adolescente, nell’editoria scientifica, nell’organizzazione e nella
manutenzione della "casa" di via dei Sabelli 108. Indicativa è, per quanto
riguarda gli Allievi più rappresentativi, la considerazione che aveva per
ciascuno di loro e la cura con cui aveva individuato e ritagliato, per ognuno,
uno specifico ambito di ricerca, così che tutti avessero la loro visibilità. Così
il Compendio di psichiatria dell’età evolutiva (1980) è a cura del Prof.
Giovanni Bollea e dei suoi Collaboratori.
L’altra sua grande intuizione è stata quella di
rendere partecipi alla vita clinica e istituzionale gli psicologi clinici.
Aveva fortemente sostenuto la loro piena partecipazione alla vita della Società
Italiana di Neuropsichiatria Infantile (SINPI). La figura professionale di
Psicologo Clinico andava acquisendo sempre maggior rilievo nell’ambito della
salute mentale in Italia con le due Facoltà, prima quella di Padova, poi quella
di Roma. Così moltissimi Colleghi psicoanalisti sono cresciuti clinicamente
proprio in via dei Sabelli 108. Fra di essi i Professori Aggregati in NPI
Vincenzo Bonaminio, Adriana Maltese, Francesca Piperno, come Psicologi Clinici
Mariassunta Di Renzo, Teodosio Giacolini, Grazia Ciardulli e come frequentatori
a vario titolo Tito Baldini, Bachisio Carau, Paola Catarci, Angelique Costis,
Paolo Fabozzi, Andreina Fontana, Maria Grazie Fusacchia, Margherita
Laganopoulos, Daniela Lucarelli, Giovanna Montinari, Paola Marion, Eleonora
Natoli, Diana Norsa, Fabrizio Rocchetto, Livia Tabanelli. Sul finire della sua
carriera attiva universitaria tale linea fu battuta dalle altre componenti
della NPI, con esiti, a distanza di anni, non certo luminosi e positivi.
Senza dubbio i lutti prematuri di alcuni dei
suoi più stretti collaboratori (il giovanissimo Marco Lombardo Radice, Adriano
Giannotti) la perdita, nel corso degli anni, di tanti Colleghi oltre ad averlo
pesantemente addolorato, lasciandogli sulle spalle il peso della loro
scomparsa, non hanno reso possibile l’adeguato sviluppo, nel tempo, dei diversi
ambiti clinici e di ricerca da lui individuati.
Ha scritto due libri Le madri non sbagliano
mai (1995) e Genitori grandi maestri di felicità (2005), ambedue di
ampia divulgazione, nei quali con grande esperienza e saggezza Bollea esprime i
suoi convincimenti e le sue indicazioni per ben operare.
Ha diretto, coordinato, difeso fino all’ultimo
la Neuropsichiatria Infantile, sebbene fosse in pensione dal 1989, perché non
si perdesse la sua visione antica e saggia, la speranza di poter comunque
costruire e mantenere un progetto terapeutico anche nei casi più difficili e
dolorosi, quelli che lui chiamava "i disabili gravi".
Concludo con le parole dell’unico e ultimo
cattedratico, psicoanalista, ancora all’opera a via dei Sabelli 108, Gabriel
Levi: "Pensava che bisognasse saper lavorare con i genitori, dicendo loro la
verità, aiutandoli e facendosi aiutare da loro […]. Il sogno incompiuto di
Bollea è stato quello di fondare anche in Italia la Psichiatria dell’Infanzia e
dell’Adolescenza, ritenendo che ogni specialista della disciplina dovesse saper
praticare una psicoterapia semplice, economica e profonda (Levi, 7 febbraio
2011).
Bibliografia
Algini
M.L. (2007), Introduzione: sugli inizi della psicoanalisi infantile in Italia. Quaderni
di Psicoterapia Infantile, a cura di Maia Luisa Algini, 55, 5-16.
Ardizzone
I. (2001), Intervista al Professor Bollea sulla psicoterapia psicoanalitica
infantile. Quaderni di psicoterapia Infantile, a cura di Maria Luisa
Algini, 42, 287-295.
Bollea
G. (2003), 90 anni di futuro. Volume della Fondazione Child.
Cancrini
T. (2007), Come e perché è nato a Roma l’Osservatorio di psicoanalisi del
bambino e dell’adolescente. Quaderni di Psicoterapia Infantile, a cura
di Maia Luisa Algini, 55, 228-233.
Lanza
A.M. (2007), Adriano Giannotti. Quaderni di psicoterapia Infantile, a
cura di Maria Luisa Algini, 42, 72-82.
Levi
G. (2011), Comunicazione ai Colleghi e al personale della NPI, 7 febbraio 2011.
Ossicini
A. (2007), Un’esperienza che viene da lontano. Quaderni di Psicoterapia
Infantile, a cura di Maria Luisa Algini, 55, 17-30.
Searles H.F. (1979), Il
controtransfert. Torino:
Bollati Boringhieri, 1994.
Febbraio 2011