Cultura e Società

La depressione in età evolutiva

4/04/17

Maria Naccari Carlizzi – Renata Rizzitelli

Uno stato depressivo può insorgere anche fin dai primi giorni di vita, può essere causato da sofferenze fisiche ma, soprattutto, dalla mancanza di relazione e di cure adeguate.

In questi ultimi anni capita sempre più spesso di vedere nei nostri studi bambini da 0 a 10 anni  che, come accade per gli adulti, si sono ammalati, generando grande sofferenza in loro stessi e nella famiglia.

Gli stati depressivi più frequenti sono i meno gravi ma ugualmente molto insidiosi perché – proprio come accade per l’adulto che, a causa di tale patologia, subisce cambiamenti della personalità – possono incidere sulla formazione del carattere del bambino, condizionando in modo esponenziale la sua vita e la futura personalità.

Per questi motivi è importante poter effettuare una diagnosi precoce ed avviare, il più tempestivamente possibile, un sostegno terapeutico sia per il bambino che per i genitori.

La famiglia nucleare e le condizioni di vita, soprattutto nelle grandi città, ne sono spesso la causa senza trascurare che, quando i bambini sono un po’ più grandi, l’esposizione ai mezzi telematici, ai video giochi e alla falsa socializzazione nel mondo virtuale dei social network, aggravano questi aspetti, perché costringono i bambini ad un’innaturale immobilità e sono fonte di grande isolamento emotivo, rispetto ai genitori e, soprattutto, rispetto ai coetanei.

La depressione infantile é spesso “reattiva” perché la causa può essere di origine traumatica, per esempio: la morte di un nonno, la separazione fra i genitori, un trasloco, la nascita di un fratello…  Il bambino può non esserne consapevole, né essere capace di verbalizzare il proprio disagio e/o le sensazioni o i malesseri corporei che lo esprimono perché talvolta, soprattutto nella prima infanzia, può percepirli solo a livello inconscio ma non riuscire a rappresentarli e, soprattutto, a comunicarli con le parole.

La depressione infantile può manifestarsi con sintomi fra i più diversi, apatia e difficoltà a provare piacere; dalla difficoltà ad addormentarsi all’insonnia vera e propria, incubi, mancanza di iniziativa, stanchezza immotivata, algie agli arti, cefalea, frequenti febbri sine materia, comportamenti regressivi anacronistici per l’età, disappetenza che può sconfinare in anoressia vera e propria, bulimia, rifiuto di inghiottire cibo solido, disimpegno scolastico, mutismo elettivo, disturbi dell’attenzione, introversione, facilità al pianto, fobie varie, iperattività motoria, aggressività…

A volte i genitori attendono troppo tempo prima di chiedere consiglio, annoverando i comportamenti “strani” a semplici capricci; ciò che differenzia i sintomi dai cosiddetti capricci è il perdurare dei segnali di disagio.

Ad un occhio esperto, la scarsa “sana” vitalità di questi bambini colpisce immediatamente, così come lo sguardo “appannato”, del tutto paragonabile a quello dell’adulto depresso: questi segnali di malessere sono accompagnati da difficoltà ad accedere al pensiero ed al gioco simbolico.

I  bambini sofferenti a causa di uno stato depressivo trasmettono un grande senso di solitudine e, ciò che apparirebbe strano ma di fatto non lo è, in poco tempo stabiliscono con il terapeuta un buon legame, generato dalla possibilità di avere a disposizione un adulto che dedica uno spazio di tempo e soprattutto uno spazio mentale per giocare con loro. La prima causa di depressione infantile è infatti la solitudine, che spesso sconfina nel maltrattamento psicologico dovuto a carenze relazionali o alla difficoltà dei genitori di elaborare le proprie emozioni che in questo modo colonizzano e invadono la mente dei figli, con conseguenze e danni sulla strutturazione del sè del bambino.

Il naturale bisogno di relazione, costantemente frustrato, a volte per il ricorso a mezzi meccanici usati come baby-sitter, sono una delle cause principali di depressione in età evolutiva ma non dimentichiamo che le problematiche legate alla crisi economica ed alle condizioni di vita dell’adulto, l’istabilità lavorativa o la perdita del lavoro dei genitori, creano negli adulti sfiducia nel futuro, scoraggiamento, fatica di esistere con evidente ricaduta sui piccoli.

Durante le sedute con questi bambini compaiono spesso contenuti legati alla morte, alla distruzione, alla mancanza di speranza e/o di una soluzione qualsiasi che possa risolvere situazioni intricate (espresse con disegni o con il gioco), tipiche del vissuto depressivo, che si presenta, seppur con contenuti  adeguati all’età,  con modalità tutto comparabili a quelle dell’adulto.

Nei bambini un po’ più grandi non è difficile sentire parlare di suicidio e, molte volte, nel caso la depressione sia stata scatenata dalla morte di una persona che rappresentava un forte riferimento affettivo, si può sentire il bambino affermare che vorrebbe morire per togliersi da tutto e raggiungere la persona amata che è venuta a mancare.

Nei bambini più piccoli è frequente, negli stati depressivi, il riscontro di una eccessiva facilità agli incidenti, alle cadute apparentemente occasionali, alla perdita della capacità di prendersi cura di sè, che rivelano il fallimento della capacità materna di protezione del bambino, riflesso nella sua stessa crescita.

Come si può individuare una depressione infantile?

Un ruolo importantissimo viene svolto dal pediatra e dalla scuola che, a volte, può essere la causa della depressione stessa, per esempio quando il bambino non riesce a raggiungere le tappe che i compagni invece superano con agilità, oppure nel caso di disturbi dell’apprendimento non riconosciuti (es. dislessia, disgrafia, discalculia od altro) o, semplicemente, quando ha difficoltà visive non ancora diagnosticate. Il pediatra è molto importante perché può effettuare una diagnosi differenziale fra malattia somatica, che a volte porta a depressione, e malattia psichica, i cui sintomi in età evolutiva possono manifestarsi anche attraverso il corpo.

Infine, la depressione infantile può essere spesso curata, anche nei casi nei quali è stata scatenata da malattia somatica. La psicoterapia e la psicoanalisi infantile che comprende anche, a seconda delle situazioni, vari interventi psicoterapici con i genitori, sono tra gli strumenti più efficaci per ottenere risultati migliorativi della qualità della vita psichica, a breve ed a lungo termine.

Vedi anche:

Mastella M. (2017). Per una diagnosi interattiva in età evolutiva. Giornata Nazionale di Ricerca “They are people”. Roma, 28 genn 2017

M. Mastella: “Il bambino a rischio autistico: timore che ‘uccide’ o che apre alla speranza? Primi interventi con la famiglia, le strutture educative, i pediatri

Teicher M.H. & Samson J.A. (2016). Annual Research Review: Enduring neurobiological effects of childhood abuse and neglect. J.Child Psychol. Psychiatry, 57,3:267
 

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