Castelfranco Emilia, 15 giugno 2013
A cura di Luca Nicoli e Stefano Tugnoli
Cercheremo di porre l’accento sul carattere festoso del Festival della Psicoanalisi che si è svolto a Castelfranco Emilia il 15 giugno 2013. L’evento era la coda della quarta edizione della rassegna di conferenze divulgative “Freud e il mondo che cambia – Psicoanalisi e problemi della contemporaneità”, che, nel 2013, in cinque serate a cadenza quindicinale, ha visto un’ importante partecipazione di pubblico con una media di 120 persone a ogni incontro e con 250 persone all’evento speciale (www.freudeilmondochecambia.it).
Con il Festival siamo arrivati “lunghi”, come si dice, soprattutto per le inattese difficoltà burocratiche: questo certamente non ha giovato al battage pubblicitario necessario per iniziative del genere. L’atmosfera di sabato mattina, uno di quei sabati caldi e soleggiati che ogni sabotatore di referendum si augurerebbe, era speranzosa e piuttosto amichevole, con gli amici fuori a montare i gazebo per l’aperitivo, le prove audio del figlio del tecnico della biblioteca, in latenza e in vacanza, le foto da scattare per Spiweb.
In questo clima abbiamo presentato ai partecipanti (circa sessanta persone: giovani e anziani, colleghi ed ex pazienti curiosi, mamme con bambini) la nostra visione della SPI e del Centro di Bologna: una famiglia allargata oltre che una cornice di riferimenti teorici e clinici che ci accompagnano nella stanza di analisi al lavoro con i pazienti.
Marco Mastella, ospite d’onore dell’iniziativa, con il suo intervento sul “Diventare genitori”, ha offerto una testimonianza emozionata ed emozionante di vita e di psicoanalisi. Ripercorrendo esperienze personali e professionali, Mastella ha introdotto in modo appassionato il mistero e la complessità della genitorialità, intessendo clinica, pedagogia dell’ascolto e politiche dell’infanzia.
Dopo un breve ma interessato dibattito, due ragazze utenti della ONLUS “La Lucciola” hanno presentato l’osteria “La Lanterna di Diogene”, gestita insieme da ragazzi disabili e operatori, invitando i presenti all’aperitivo tenuto all’aperto.
Se “all’interno” si era parlato di funzioni materne, “all’esterno” è venuto il momento del discorso sulla paternità. In un vai e vieni di tigelline ai ciccioli e di prosecco, Giuseppe Gavioli, Violet Pietrantonio e Andrea Scardovi hanno dialogato in “tavola rotonda” con i presenti, tra nonni che parlavano dei padri di un tempo (quelli con la cinghia) e giovani che testimoniavano su stili educativi contemporanei molto diversi.Dal discorso su “paternità e regole” ci si è poi ritrovati a parlare di “regole del setting” e di approccio alla cura per confluire infine su riflessioni intorno alle possibilità di crescita emotiva offerte dall’esperienza analitica.
È difficile descrivere il susseguirsi di emozioni nel fare un brindisi con Caterina, una ragazza della Onlus nelle vesti di barista, ricevere i ringraziamenti di una partecipante affezionata dei seminari, secondo la quale “queste parole fanno bene al cuore”, e raccogliere un frammento del discorso di un collega che si riferiva al lettino che “fa sentire allo stesso tempo così lontani e così vicini”.La sovrapposizione di piani affettivi, il gioco fra rappresentazioni di sé differenti, personali e professionali, sono una sfida potente all’assetto interno dell’analista “che si mostra” in un setting cosí poco convenzionale come quello del festival. Riuscire a integrare questi aspetti, senza tradire la complessità della psicoanalisi e delle sue istituzioni – ben rappresentate nei poster che ne raccontavano la storia – e senza inibire il piacere nel godersi l’occasione come persone vive, può forse svolgere una duplice funzione: trasmettere ai non addetti ai lavori qualche assaggio dei prodotti della cucina psicoanalitica e costituire una possibilità di arricchimento per la nostra identità di analisti.