Giuseppe Civitarese al Festival della Mente 2012 a Sarzana
L’edizione 2012 del Festival della Mente, che si è svolta a Sarzana dal 31 Agosto al 2 Settembre, anche quest’anno ha fatto incontrare nelle piazze, nei chiostri e negli scenografici spazi dell’antica fortezza della cittadina, artisti ed esperti di numerose discipline con un pubblico vivace e partecipativo, animato dal desiderio di conoscere e capire.
Mente e creatività, declinati da differenti prospettive e ambiti di esperienza, costituiscono il tema di fondo di questo festival, che attraverso conferenze, spettacoli e laboratori sempre affollatissimi, intende offrire al suo pubblico un accesso divulgativo ma qualificato a quanto si va producendo in varie officine di pensiero, siano esse l’arte visiva, la letteratura, la filosofia, le neuroscienze, la psicoanalisi, e tant’altro ancora, promuovendo curiosità e passione per la conoscenza.
“ In un momento di crisi è centrale ripartire dalla cultura”, ha dichiarato la direttrice del festival Giulia Cogoli. Non si può che concordare, e augurare un crescente e meritato successo ad iniziative di questo genere che si impegnano a diffondere cultura, e ne ribadiscono l’importanza e il valore anche come strumento di consapevolezza e trasformazione in grado di attivare negli individui e nella società risorse creative e nuove progettualità, tanto più necessarie – in un presente dagli incerti scenari socioeconomici – per far fronte alle difficoltà ed inquietudini personali e collettive.
In questo particolare contesto, particolarmente interessanti sono apparse alcune riflessioni sul sogno sviluppate da Giuseppe Civitarese, ospite SPI per la giornata di sabato: i sogni –ha detto – ci aiutano a “digerire” i problemi emotivi che ci accompagnano nella nostra quotidiana esistenza, e ha invitato a guardare ai sogni come a metafore dell’esperienza emotiva attuale, e della sempre presente potenzialità traumatica del reale. Durante il sonno –ha aggiunto Civitarese – le immagini oniriche ci pongono davanti al film notturno prodotto dalla nostra mente, che ripropone le esperienze che ci hanno attraversato facendole divenire più intimamente nostre, intessendole di significati emotivi e favorendo in tal modo una maggior integrazione e un miglior funzionamento psichico. Civitarese ha illustrato come alla classica concezione freudiana del sogno come appagamento mascherato di desiderio, la psicoanalisi contemporanea affianchi nuovi modelli che pongono maggiormente l’accento sui processi di autosimbolizzazione come caratteristica precipua del lavoro onirico. Lavoro di silenziosa digestione somatopsichica di stimoli, eventi, esperienze, attivo in un certo modo anche durante lo stato di veglia, pur se di questa attività diurna siamo solo raramente consapevoli.
La funzione autosimbolizzante, autopoietica, creativa e trasformativa della mente rende ragione del titolo scelto da Civitarese per la sua conferenza: “Usate i vostri colori! Sognare come funzione poetica della mente” – riecheggiando l’invito di Bion a “Get out your colours!”, ossia utilizzate tutti i cromatismi e le sfumature emotive per comprendere non solo razionalmente. Peraltro anche l’arte, come il sogno, fornisce contenitori per le nostre emozioni e ci aiuta a tollerarle e trasformarle; anche l’arte, come il sogno, dà accesso a oggetti simbolici che accolgono esperienze individuali e al contempo universali , in quanto proprie agli esseri umani; anche l’arte, come il sogno, chiama in causa la sensorialità, che è lo stesso medium attraverso cui l’inconscio non rimosso, l’inconscio non linguistico, veicola i suoi messaggi.
Parte dell’intervento di Civitarese è stato poi rivolto a come si lavora sul sogno in analisi. Alla formula classica di trasformare in conscio l’inconscio, l’analista contemporaneo aggiunge l’obiettivo di espandere la capacità creativa e autosimbolizzante del paziente; e allora il lavoro in seduta non è tanto “sul sogno”, bensì “con” il sogno ,e “con” il paziente, nel campo creato da due menti in relazione , ponendosi anche lui – l’analista – in una condizione d’ascolto “come in sogno” sia del materiale offerto dal paziente, sia degli affioramenti provenienti dalla propria mente in risonanza. Dunque analista che non opera con strumenti esclusivamente razionali una decifrazione del materiale del paziente, ma che si dispone ad accoglierlo dentro di sé in attesa che risuonino suggestioni in grado di orientarlo verso nuovi rilanci e aperture di senso.
I colleghi psicoanalisti che dovessero leggere questa breve nota ben conoscono tutta la complessità e densità teorica che sta dietro a un tale stringato e semplificato quadretto. E tuttavia, e assai meglio di me in questo report, parlando in modo semplice e chiaro, rinunciando a formule gergali , a sofisticate teorizzazioni poco comprensibili ai non addetti ai lavori, e “condendo” la sua relazione con brevissimi flash clinici ed aneddoti personali a mo’ di illuminanti esemplificazioni , Civitarese è riuscito a dare un’idea delle nuove prospettive psicoanalitiche sul sogno ad un pubblico numeroso e affascinato dall’argomento, un pubblico che ha ripagato lo sforzo dell’oratore di farsi capire ponendogli molte domande e tributandogli un caloroso applauso finale.
Maria Grazia Vassallo Torrigiani