Cultura e Società

Chiedimi come sto. Gli Studenti al tempo della Pandemia. Ricerca CGIL

7/11/22
Tante percosse da mamma e papà, genitori fragili. R. Rizzitelli e M. Galeota 1

parole chiave: adolescenza; psicoanalisi; malessere; noia; disperazione; solitudine

Chiedimi come sto

Gli Studenti al tempo della Pandemia

Ricerca CGIL

La ricerca è stata realizzata da Ires Emilia-Romagna e Alta Scuola Spi-Cgil per conto di Spi-Cgil Nazionale, Rete degli Studenti Medi, Unione degli Universitari, e in particolare curata da Davide Dazzi e Assunta Ingenito (Ricercatori Ires Emilia-Romagna)

Dalla Redazione (Anna Migliozzi)

Il 20 Novembre è la Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, fatta dai bambini e per i bambini, i quali ancora oggi, nonostante le buone intenzioni, vedono negati i loro diritti ad assistenza sanitaria, nutrizione, istruzione e protezione adeguati. 

Quest’anno, dopo due anni di pandemia (Covid-19), la giornata è dedicata alla salute mentale e il benessere psicosociale. Si tratta di un ambito fondamentale per contrastare gli effetti della pandemia, ripensare ad un futuro migliore e garantire la base della capacità umana di pensare, provare sensazioni, imparare, lavorare e instaurare relazioni profonde e significative.

Per questo abbiamo voluto, pubblicare i risultati di una pregevole ricerca condotta dall’Ires Emilia-Romagna e Alta Scuola Spi-CGIL per conto di Spi-CGIL Nazionale, rete degli studenti Medi, e in particolare curata da D. Dazzi e A. Ingenito (Ricercatori Ires Emilia-Romagna) in quanto offre una finestra sul mondo degli Adolescenti e gli esiti prodotti sulla loro vita dalla Pandemia. In particolare, la ricerca si interroga sugli effetti dell’isolamento, “… proprio nella fase della vita in cui risulta centrale la socialità, l’esplorazione nei confronti dell’esterno e la ricerca di autonomia e di relazioni significative al di fuori della propria famiglia di origine. Inoltre, i più giovani si sono dovuti confrontare con la trasformazione, e talvolta la chiusura, dei propri spazi educativi e di socializzazione.”

In particolare, la ricerca ha indagato il rapporto tra studenti e scuola/università, e, oltre al profilo socio-anagrafico, L’orientamento valoriale e identitario degli studenti; Le criticità e gli aspetti positivi vissuti durante il periodo della Dad; Gli effetti dell’emergenza sanitaria in termini di salute mentale; Gli effetti sulle preoccupazioni e sulle aspettative per il futuro.

La metodologia utilizzata è stata qualitative e quantitative. Ha previsto, infatti, la costruzione di un questionario di indagine, preceduto da alcune interviste a figure psicologiche e da due focus group con studenti delle scuole medie superiori e universitari, al fine di ascoltare direttamente la voce degli studenti e co-costruire il questionario attraverso una metodologia partecipata. Successivamente, il questionario è stato diffuso via web attraverso i canali di comunicazione della Rete degli studenti medi e dell’Unione degli Universitari nel periodo compreso tra il 22 febbraio e il 27 marzo 2022. In circa un mese di diffusione, l’indagine ha intercettato circa 30mila studenti.

Un primo aspetto è stato quello di capire chi fossero gli studenti intercettati. Le dimensioni prese in esame sono state, Profilo anagrafico e scolastico/universitario, Profilo familiare, Bullismo e discriminazioni

Un secondo aspetto è quello dell’Identità e valori e ha avuto come obiettivo di investigare la dimensione identitaria e valoriale degli studenti e, dall’altro, di costruire profili attraverso cui leggere la distribuzione delle risposte nelle altre sezioni tematiche. Le dimensioni indagate sono state, Valori e profili identitari, Dimensione fiduciaria, Visione generazionale e intergenerazionale

Un terzo aspetto è stato quello della Visione generazionale e intergenerazionale. In particolare la sezione Gli adulti attraverso gli occhi degli studenti, è densa di spunti che meriterebbero un’attenta riflessione. In particolare, sembra emergere che, “…Riconoscono agli adulti il senso di responsabilità (69% li valutano “abbastanza” o “molto” responsabili) ma non accompagnata dalla stessa determinazione (45%) che invece viene riconosciuta alla generazione dei giovani (74%). Inoltre, gli studenti guardano generalmente agli adulti come una generazione infelice e non sincera (pag. 26).”

La sezione Didattica a distanza tra criticità e punti di forza. Anche qui, le informazioni raccolte sono materia di considerazioni attente. Infatti, “…le criticità maggiormente vissute sono state quelle relative allo stato emotivo-psicologico: la noia (75,7%), la fatica nello stare tante ore davanti allo schermo (69%) e la demotivazione (66,9%). Seguono in termini di diffusione gli stati d’animo relativo all’ansia (58,6%) e al senso di solitudine (57%), il disagio nel vedere la propria immagine riflessa nello schermo (47%), le difficoltà di natura relazionale nell’interagire con gli insegnanti e compagni di classe (46%) e nell’organizzare gruppi di studio con altri compagni (41,1%) (pag.28)”.  La Didattica a Distanza è stata anche esplorata dal punto di vista degli eventuali Benefici vissuti, dove si è potuto capire che la Dad ha anche rappresentato maggior tempo a disposizione per lo studio (51%), maggiore facilità nel copiare alle verifiche/esami (50,2%) e maggiore comodità/flessibilità nel seguire le lezioni (43,6%). La DAD ha previsto ulteriori approfondimenti (pag.30-38).

Un capitolo a parte merita la Sezione sulla Salute mentale, nel quale si è cercato di,  Analizzare le reazioni emotive e comportamentali degli studenti nel corso della pandemia e al rientro a scuola; Indagare l’accentuazione o l’insorgenza di disturbi nel comportamento o eventuali abusi nel corso del periodo pandemico; Verificare la diffusione, conoscenza e accessibilità dei servizi di supporto psicologico a scuola; Raccogliere informazioni su come gli studenti vorrebbero lo stesso servizio di supporto psicologico.

Proprio quest’ultimo aspetto, il supporto alla propria salute mentale, ha messo in luce come, “…appare quantomai opportuno evidenziare come per chi è vittima di più forme di bullismo e discriminazione e per chi, nella pandemia, ha vissuto e continua a vivere più forti criticità emotive e di salute mentale, il livello di consapevolezza cresca ma soprattutto perché a salire è la quota di chi afferma che nella propria scuola/università non esistono servizi di supporto psicologico. Dove più alto è il bisogno, più forte è la voce critica per la assenza di forme di supporto psicologico.

La ricerca, attraverso la voce dei partecipanti ha tentato di definire le caratteristiche portanti del Servizio Psicologico, che deve essere,

 “… accessibile a tutti. L’accessibilità viene declinata sia come apertura continuata del servizio anche al termine delle lezioni sia come capillarità di accesso, ovvero la presenza del servizio in più punti della struttura scolastica/universitaria (soprattutto per le strutture universitarie);  Per essere accessibile il servizio deve essere gratuito e coperto dalla fiscalità generale o dopo un iniziale numero di incontri, comunque gratuiti, garantire il proseguimento a costi contenuti e calmierati;  Il numero di incontri con la figura dello psicologo non deve essere limitato ma deve essere previsto un percorso continuativo nel tempo per riuscire a creare un rapporto di fiducia e ascolto e avere lo spazio temporale per lo sviluppo di eventuali terapie;”

Il terapeuta dovrà essere, “…“competente” e “professionale” ma anche “serio” e “disponibile” e capace di ascoltare, leggere, riconoscere e interpretare le problematiche delle giovani generazioni. Nel servizio scolastico devono quindi essere impegnate figure di riconosciuta professionalità e con un bagaglio di esperienze costruito anche sulle nuove frontiere dei disturbi delle giovani generazioni; Per riuscire a vincere le resistenze e lo stigma sociale spesso associato al servizio psicologico, la scuola dovrebbe accompagnare l’attivazione di tale servizio con una campagna di comunicazione specifica e un orientamento al percorso psicologico anche durante le ore di lezioni e di didattica. In diversi casi, si propone di prevedere degli incontri con cadenza regolare in cui un esperto interviene nelle ore di lezione e di didattica per spiegare le finalità e l’organizzazione del servizio di supporto psicologico a scuola/università;

Il servizio, inoltre, dovrà essere “accogliente” e “discreto” nel senso di essere organizzato in ambienti dedicati e organizzati per l’ascolto e capaci di garantire la riservatezza/anonimato degli studenti. Sul tema della privacy, strettamente legato anche all’accessibilità, un ampio numero di studenti richiede che il servizio di supporto psicologico possa essere attivato anche senza il consenso dei genitori;  

Il servizio non deve, inoltre, occuparsi di temi/problematiche solamente afferenti allo studio ma deve essere “inclusivo” abbracciando tutte le tensioni della sfera privata/personale; In ultimo, si sottolinea spesso come il servizio di supporto psicologico debba prevedere sia modalità di incontro individuale che incontri di gruppo sperimentando anche soluzioni ibride e, preferibilmente, debba svolgersi in presenza (pag. 50-52).

Lasciamo alla lettura personale ulteriori considerazioni non senza però evidenziare come, tra le conclusioni emerga la necessità da parte degli studenti di, “…di riflessioni sul tema della salute mentale, e in particolare in relazione alla necessità di strutturare percorsi di supporto psicologico per rispondere alle difficoltà emerse e acuitesi durante la pandemia, che condizionano sia lo stato d’animo con cui si vive il presente che la visione con cui si guarda al futuro, in termini di paura e di sfiducia.


Commento di Paola Ferri

Presentiamo una ricerca curata dal Cgil, che ha monitorato lo stato di malessere presente tra le giovani generazioni. Il campione considerato è notevole ( circa 30000n studenti) e le risposte non lasciano molti dubbi sul disagio percepito in modo sostanziale e diffuso tra i ragazzi delle scuole superiori e gli universitari, con particolare acuzie nel
periodo della DAD, quindi durante la pandemia.
I dati precisi sono riportati qui sotto, e la necessità della figura di uno psicologo di riferimento è ampiamente descritta da Anna Migliozzi. A me preme portare all’attenzione alcuni dati significativi, utili per chi fa la nostra professione confermati da chi lavora all’interno delle strutture ospedaliere, in particolare le Neuropsichiatrie Infantili. Qui abbiamo assistito a un ampio aumento dei ricoveri, essenzialmente per comportamenti suicidari e/o autolesionistici, e disturbi alimentari gravi …

leggi tutto il commento di Paola Ferri alla Ricerca della CGIL Chiedimi come sto. Gli Studenti al tempo della Pandemia

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