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ARIA – Mostra di T. Saraceno, Palazzo Strozzi, Firenze, prorogata fino al 1° Novembre 2020
(A cura di Maria Grazia Vassallo)
A volte, la visionarietà di alcuni artisti è profetica. Così appare questo progetto artistico di Tomàs Saraceno, le cui straordinarie istallazioni sensoriali e immersive sono di nuovo aperte al pubblico di Palazzo Strozzi fino al primo Novembre, dopo la chiusura a pochi giorni dall’inaugurazione a causa del lockdown. Una mostra programmata e pensata molto prima della pandemia da Covid19, una ulteriore tappa del percorso di ricerca dell’artista argentino che da anni è impegnato in un lavoro creativo che coniuga arte scienza e dimensione sociale, emozionandoci e meravigliandoci con la fragile e poetica bellezza dei suoi lavori, e sollecitando al contempo una riflessione su questioni quali l’emergenza ambientale, l’inquinamento, i limiti di un rapporto predatorio con la natura. Tutte preoccupazioni, queste, che ci appaiono adesso ancora più urgenti, dopo lo tsunami dell’emergenza sanitaria che ha sconvolto le nostre esistenze facendoci sentire minacciati, in ogni parte del mondo, dal contatto con l’altro da noi il cui respiro può potenzialmente diventare veicolo di un contagio mortale. ‘ Aria’ è il titolo della mostra di Saraceno: aria come elemento della natura prezioso e indispensabile per la sopravvivenza dell’umanità, ma anche come respiro del mondo minacciato da troppi elementi tossici ed inquinanti introdotti dall’uomo, che rischiano di soffocare lo sviluppo stesso della vita sulla nostra Terra.
C’è un’opera, ’Particular Matter(s). Jam Session’, che lo stesso Saraceno illustra in un video postato sul sito del museo. L’artista ha creato un dispositivo “…basato su un fascio di luce che illumina ciò che fluttua nell’aria. Ci sono milioni e milioni di particelle che si muovono e il loro movimento è influenzato da come ci muoviamo. Se, per esempio, parlo molto vicino… potete vedere molte più particelle rilasciate nell’aria”. Ma non solo ce le mostra, le particelle; Saraceno ha ‘sonorizzato’ il movimento, per cui ce le fa anche udire: “…Ogni volta che mi muovo più velocemente, sentirete il suono con una frequenza maggiore. E’ questo bip bip bip…Se ci muoviamo più lentamente, le particelle producono un suono diverso. Questo è un modo per sonorizzare il modo in cui ci muoviamo sulla terra o il movimento delle particelle nell’aria. Questo significa che se in questo momento dobbiamo muoverci più lentamente, il suono sarebbe diverso e le particelle si muoverebbero più lentamente…’.
L’invito è a riflettere su come i nostri movimenti e le nostre azioni influenzino ciò che ci sta intorno, su come tutto risulti connesso e sia necessario sintonizzarsi e armonizzarsi con le molteplici forme di vita e con i loro cicli e ritmi di esistenza. L’invito è ad agire in modo più solidale e responsabile, a pensare a modelli di sviluppo sostenibile che tengano conto delle ibride interconnessioni tra diversi sistemi in cui siamo tutti immersi. Rallentare la folle corsa dell’homo sapiens a sentirsi padrone del mondo. Mi è venuta in mente la poesia che Mariangela Gualtieri ha scritto nei primi giorni di lockdown, dal titolo ‘ Nove marzo duemilaventi’:
“Questo ti voglio dire
ci dovevamo fermare.
Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti
ch’era troppo furioso
il nostro fare. Stare dentro le cose.
Tutti fuori di noi.
Agitare ogni ora – farla fruttare.
Ci dovevamo fermare
e non ci riuscivamo.
Andava fatto insieme.
Rallentare la corsa.
Ma non ci riuscivamo.
Non c’era sforzo umano
che ci potesse bloccare.
E poiché questo
era desiderio tacito comune
come un inconscio volere-
forse la specie nostra ha ubbidito
slacciato le catene che tengono blindato
Il nostro seme. Aperto
le fessure più segrete
e fatto entrare .
Forse per questo dopo c’è stato un salto
di specie – dal pipistrello a noi.
Qualcosa in noi ha voluto spalancare.
Forse, non so.
…………
………….”
Saraceno ci guida dunque a guardare il mondo e a pensarlo in un modo diverso, con la consapevolezza di cosa comporta la nostra esistenza rispetto agli altri e al pianeta che condividiamo con le altre specie viventi. Pensare in termini di ecosistemi come reti di relazioni, in cui ogni specie vivente si evolve in stretta e reciproca relazione con le altre e ci si può salvare solo tutti insieme. In tal senso, la tela di ragno è una potente metafora che ricorre in molti suoi lavori; come l’artista ha dichiarato in una intervista, rappresenta una passione/ossessione presente in lui sin dall’infanzia, da quando il piccolo Tomàs trascorreva in soffitta ore ed ore ad osservare affascinato le enormi ragnatele- sottili ma molto resistenti- che quei piccoli animali erano in grado di tessere, e si chiedeva stupito se erano i ragni a vivere nella sua casa o lui a vivere nella loro.
L’Antropocene deve cedere il passo all ’Aereocene – secondo la definizione di Saraceno –, ed entrando nel cortile di Palazzo Strozzi che ospita l’istallazione site- specif ‘Thermodynamic Costellation’ ci troviamo davanti quasi alla rappresentazione plastica di questa affermazione. Nel bellissimo cortile rinascimentale, elegante espressione architettonica di una concezione che poneva l’uomo al centro dell’universo e a misura di ogni cosa, il visitatore si trova ad ammirare stupito ed incantato tre gigantesche sfere aeree che occupano il centro di quello spazio, ondeggiando sospese come palloncini sul punto di librarsi nell’aria e riflettendo sulla loro superficie specchiante archi, colonnati, finestre e pezzi di cielo in una fantasmagoria di mutevoli prospettive.
Il percorso interno al palazzo, è scandito da un susseguirsi di sale sia chiare e luminose – che ospitano forme leggeri e trasparenti, aggregati di bolle, complessi sistemi geometrici irregolari che a volte ospitano piante che si nutrono d’aria – sia sale abbuiate dove predomina il mondo dei ragni e delle loro ragnatele esaltate da fasci di luce per metterne in risalto l’argenteo tracciato, come fosse la mappa geografica di uno sconosciuto universo di cui dobbiamo imparare a sentirci parte.
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