Introduzione: dati scaturiti dalla ricerca “Minori stranieri: fragilità e percorsi di crescita in una ricerca multi metodo” (nota 1)
In ambito culturale, sociale, psicologico, diagnostico e terapeutico, si deve tenere conto quotidianamente del processo di profonda trasformazione che coinvolge tutti noi, soprattutto per quanto concerne la formazione dell’identità dei soggetti in crescita; ciò ha generato nuove mappe etno – culturali e l’esigenza di individuare altri percorsi nell’ambito della psicologia dell’età evolutiva: i nuovi linguaggi pongono questioni importanti ed urgenti (nota 2).
La complessa rete di comunicazioni verbali e non verbali che normalmente avvengono fra gli individui, ha creato nuovi linguaggi in tempi relativamente brevi, ciò ha generato una vera e propria perturbazione culturale, dando adito a nuove mappe di comunicazione, determinando un continuo cambiamento del tessuto sociale e ponendo nuove questioni sull’identità dei minori che sono i soggetti coinvolti più direttamente in queste dinamiche: bambini e ragazzi migranti.
Le variabili da studiare e valutare, per poter individuare percorsi e strategie che aiutino i singoli ed il gruppo ad affrontare questa emergenza sociale, sono complesse e numerose; è necessario cercare di sfruttare le risorse vitali presenti nel campo per ostacolare processi di cristallizzazione o, peggio, il volgersi in energie negative, generate dall’emarginazione e dall’isolamento sociale.
Per un coretto sfruttamento delle risorse individuali e dei gruppi di varia provenienza etnica, dovremmo accedere ad un carattere dinamico del fenomeno immigrazione, che consenta una corretta ed autentica integrazione, evitando sia l’emarginazione sia l’assimilazione, scongiurando il pericolo di marginalizzazione – ghettizzazione, dei gruppi e degli individui.
L’adattamento del migrante al nuovo ambiente sociale è una questione che tocca equilibri delicati che implicano, fra l’altro, i processi di acculturazione e quindi: famiglia, legami affettivi, lavoro, qualità del pensiero, capacità relazionali.
La psicoanalisi, per le potenzialità intrinseche nel saper rilevare i processi emotivi e relazionali profondi degli individui e dei gruppi, rappresenta un fondamentale punto di riferimento per lo studio in questo ambito che consente di individuare nel campo specifico d’interazione sociale, i movimenti dell’inconscio collettivo, quindi la potenziale capacità di accettazione profonda, introiettiva e non adesiva del paese ospitante, le potenzialità d’integrazione consentite dalla cultura, dall’etnia e soprattutto dalla storia personale ed emotiva dell’immigrato e del gruppo dal quale proviene.
Durante gli approfondimenti della ricerca, abbiamo rilevato che l’evoluzione e la crescita dei minori è molto condizionata dal progetto di vita che, consciamente o inconsciamente, mettono in campo i genitori:
*insediamento a tempo determinato: con un progetto provvisorio, a tempo determinato, la maggior parte delle volte, volto al raggiungimento del benessere economico per poi tornare al paese di origine
*Insediamento permanente: fermarsi definitivamente nel paese che accoglie.
* Indeterminatezza, in attesa di eventi: trovare un lavoro sicuro, ricongiungersi con tutti i componenti del nucleo familiare ed altro ancora… poi si vedrà!
Un dato saliente, degno di nota, è generato dal fatto che, forse in seguito allo sradicamento ed alla lontananza da affetti e legami del paese di origine, le famiglie hanno spesso una conformazione piuttosto originale .
Possiamo incontrare bambini che vivono in famiglie che hanno una composizione molto articolata, dove si trovano a convivere e condividere con “ fratelli” che hanno genitori diversi dai propri, come ad esempio i figli dei nuovi compagni dei genitori o quelli nati dalle nuove unioni.
Queste situazioni variegate possono essere confusive per il minore che non abbia ancora gli strumenti per comprendere la propria storia e quella della famiglia, specialmente quando non gli sia stato mai chiaramente spiegato “chi sia chi”.
Spesso i disegni dei bambini rappresentano bene il vissuto profondo della mancanza di collegamento fra i vari componenti della famiglia, come ad esempio famiglie rappresentate nei disegni come frutti, tutti diversi e ben distanziati l’uno dall’altro. Un “campo” delle relazioni familiari così delineato, può segnalare la mancanza di legami profondi e sicuri, tali da consentire una serena evoluzione, ma segnalano invece senso di estraneità e confusione.
“La storia emotiva e concreta del minore” è fondamentale e variabile, per esempio se il bambino è nato nel paese di origine e si è trasferito con la famiglia, se è nato nel paese ospitante come prima o seconda generazione o se vi è stata una permanenza più o meno lunga nel paese di origine, con distacco o meno dai genitori e/o da chi l’ha accudito nei primi anni di vita. Questa particolare situazione, frequente nei minori migranti, comporta uno sconvolgimento nella storia emotiva di bambini e ragazzi per il distacco da figure di riferimento affettivo che hanno svolto, a volte per anni, il ruolo di genitori. Il riconvertimento dell’immagine dei genitori naturali che, lontani per molti anni, spesso erano vissuti soltanto come portatori di benessere economico, idealizzati, a volte rivestiti da un alone magico, è molto faticoso.
A proposito di sradicamento, è interessante notare che, somministrando il test dell’albero, molti di questi bambini disegnano alberi senza alcun appoggio, “per aria”; questi alberi hanno le radici molto in vista, fuori dal terreno, segnalando come si sentano sradicati e disorientati, “scollegati” rispetto ad una realtà che vivono come indecifrabile.
Questo è importante soprattutto per i bambini nati nel paese di origine e ricongiunti ai genitori dopo qualche anno, “Mamma e papà” erano ruoli introiettati rispetto ai nonni, erano loro le figure di riferimento affettivo più importanti, perché avevano svolto le funzioni genitoriali; accade spesso che, anche dopo anni di permanenza nel nuovo paese, soffrano ancora per il distacco .
Quando il ricongiungimento ed il trasferimento avvengono in età puberale/adolescenziale, questi ragazzi possono trovarsi a vivere una realtà completamente diversa da quella immaginata e frequentemente idealizzata: pensavano di lavorare e, dal loro punto di vista, vengono invece “ri – bambinizzati” e mandati a scuola. Quello che per la cultura del paese che li accoglie rappresenta una risorsa, genera invece cogenti frustrazioni, disorientamento rispetto a progetti e sogni coltivati nel paese di origine.
Nella vita extra-familiare, soprattutto a scuola, troviamo bambini che si vergognano della lingua originaria, anche se frequentemente imparano l’italiano più velocemente dei genitori. Vi sono casi di mutacismo elettivo, generato dal rifiuto nei confronti della lingua madre o di caratteristiche legate alla loro etnia e ad un generalizzato “sentirsi diversi”
Accade che, quando i genitori vanno a prenderli a scuola, cerchino di dileguarsi velocemente, vergognandosi che parlino nel loro idioma di fronte agli insegnanti, ai compagni ed ai loro genitori.
In particolare, a questo proposito, mi ha colpita una bambina che ha rappresentato la sua famiglia con tutti i componenti con una croce sulla bocca.
E’ possibile anche un appiattimento della personalità del bambino, che potrebbe manifestarsi con “innamoramenti” verso nuclei familiari del paese ospitante. Nell’approfondimento della conoscenza di situazioni di questo tipo emerge che, ciò che attrae il minore, è il tipo di rapporto affettuoso tra genitore e figlio che il bambino osserva e che spesso è diverso da quello che ha con il proprio genitore. Non si tratta quindi di “sposare” la cultura italiana ma di poter ricevere “cure” emotive ed affettive espansive e adeguate ai suoi bisogni relazionali.
Un altro elemento da tenere in considerazione, riguarda le situazioni nelle quali Il rigido mantenimento di usi e costumi originari, solo nella sfera privata, può portare ad una pericolosa scissione nella mente dei bambini, che faticano a tenere insieme modalità contrastanti fra la famiglia ed il mondo esterno. Il nucleo familiare può assumere caratteristiche comportamentali che fondono o confondono o estremamente rigide, che mantengono usi e costumi originari con modalità che mostrano elementi di durezza.
Per contro, l’annullamento massiccio degli usi e costumi del paese d’origine, per adottare in toto quelli del paese ospitante, possono generare sradicamento e soppressione della cultura di base, con un evidente danno alle persone che devono, in questo modo, rinnegare parti importanti di sé, questo può portare facilmente ad un appiattimento della personalità.
In entrambi i casi i bambini mostrano serie difficoltà personali e, ovviamente, di integrazione .
In età adolescenziale, le difficoltà emergono in maniera esponenziale, soprattutto quando i ragazzi si avvicinano alla maggiore età e non possono pensare di essere italiani perché, a quel punto, dopo essere stati inseriti nel tessuto sociale per tanto tempo, non avranno diritto ad una stabilizzazione permanente nel nostro paese da tutti i punti di vista. Molti di loro hanno mostrato veri e propri stati depressivi, generati dall’instabilità della loro identità sociale.
Obiettivi e responsabilità
L’obiettivo per raggiungere uno sviluppo psicologico e della personalità sano ed equilibrato, dovrebbe essere basato sulla “fusione fra culture”, espressione di autentica integrazione di elementi afferenti, con acquisizione profonda e sufficientemente consapevole di ciò che si è introiettato; ciò porterebbe ad un arricchimento, duttilità ed adattabilità delle persone coinvolte, in particolare per ciò che riguarda i soggetti in evoluzione.
Aiutare a distinguere e a gestire le diverse afferenze, accedendo alla possibilità di discutere su questi temi, per la realizzazione di una vera e profonda “regolazione dei sistemi di riferimento valoriale” rende le persone consapevoli ed equilibrate .
Per contro, gli inserimenti maldestri e non consapevoli, possono generare:
- costrizione diretta o indiretta generante frustrazione, aggressività e rabbia
- affaticamento eccessivo, per la ricerca di una negoziazione interna ed esterna con conseguente stress, generato dalla fatica del dover continuamente cercare di mettere insieme elementi a volte molto diversi e poco comprensibili.
In questi casi, possono entrare in campo variabili che andrebbero invece accuratamente evitate: irrigidimenti e circuiti nevrotici che portano alla frattura del dialogo autentico e profondo ed al fallimento del progetto d’integrazione.
Nota 1: “Problematiche e risorse nella formazione dell’identità del minore di origine straniera – Nuovi orizzonti nella formazione della personalità dei minori. Studio ed approfondimento sui percorsi di crescita e di integrazione”. Ricerca triennale scaturita dalla collaborazione fra il patronato UTALUIL, l’Università degli studi di Genova, Dipartimento Scienze della formazione, Cattedra Psicologia relazioni familiari, Prof.ssa L.Migliorini. La scrivente ha svolto funzioni di coordinamento e consulente psicoanalista esperta di bambini e adolescenti.
Nota 2: la complessa rete di comunicazioni verbali e non-verbali che avvengono fra gli individui, ha dato adito a nuove mappe comunicazionali.