Giuliano Scabia
Ricordo di Giuliano Scabia (1935 – 2021)
Alberto Schön
Molti lo ricorderanno come una persona sorridente, un creativo versatile, poeta, romanziere, attore, regista, camminatore dall’Etna all’Appennino, docente al Dams, con il dono angelico di non essere mai commerciale e di esprimersi in modo personale.
Nato a Padova nel 1935 e qui laureato in Filosofia, vissuto a Venezia, poi a Firenze, ha scritto numerosi testi per il teatro e anche per la musica di Luigi Nono e Carlo de Pirro. E’ più noto per essere stato, io credo, il maggior progettista di Marco Cavallo, il monumentale cavallo blu costruito nell’Ospedale Psichiatrico di Trieste, quello di Franco Basaglia, e uscito in testa ai pazienti “liberati”.
E’ noto anche per la serie di quattro romanzi di “Nane Oca”, storia di Giovanni Oca alla ricerca del momòn, e di Lorenzo e Cecilia, Lettere a un lupo e molto altro.
Il teatro lo ha fatto spesso “camminante” per l’Appennino, per boschi con alberi e animali, in villaggi, in casa, a volte perfino in teatro
Pochi esempi. Per Giuliano la gallina, emblema di Padova, ha un ammirevole “portamento da modella alla moda sfilante”. E poi può capitare di ascoltare i poeti che stanno sugli alberi e dicono i nomi delle cose:
“I veri poeti passperduti
pichetepùl, rari ma rari
a coltivar giardino. Put pe tut.
Och è bello spartire le parole
e diventano perle.”
“Quando le amiche fate e l’Uomo Selvatico vengono a vedere come sta la notte” Giuliano è lì in piazza dei Frutti che aspetta e ascolta le storie.
Fuori dalla città ci sono i Grèbani, i Ronchi Palù. Da un lato i Colli Euganei con le Acque Sguaratòne (vuol dire con la puzza solforosa), che sono curative. Chi leggerà i romanzi, sentirà storie appassionanti, grande musica, incontrerà le Muse e tanti personaggi e alla fine conoscerà il vero momòn.
Fra le tante sue avventure, Giuliano ci ha appassionato anche a Lavarone, partecipando a un paio di congressi e coinvolgendoci nei suoi sogni