IL MIO PERSONALE RICORDO DI ADRIANO OSSICINI
Il 15 febbraio 2019 è venuto a mancare alla veneranda età di quasi 99 anni, il Professor Adriano Ossicini. Molti lo ricordano per il suo grande impegno civile e politico e per le battaglie parlamentari ed extraparlamentari per dare finalmente una regolamentazione ed una dignità alla professione dello psicologo.
Ma tutti lo ricordano soprattutto perché da partigiano e giovane medico all’ospedale Fatebenefratelli di Roma, salvò decine di ebrei dalle persecuzioni nazifasciste e dai campi di sterminio dopo il rastrellamento del Ghetto del 16 ottobre 1943. Per far ciò si inventò una malattia, il “morbo di K” , dall’iniziale del cognome di Kappler e Kesselring, i due famigerati gerarchi nazisti.
Invece il mio personalissimo ricordo del Professore è legato ai miei anni da studente universitario di Psicologia. Lo conobbi grazie al suo insegnamento di “Psicologia e Psicoanalisi nel primo dopoguerra”. Rimasi sin da subito affascinato dal suo modo di insegnare, dalla sua estrema umiltà e preparazione ed alla fine lo scelsi come relatore per la mia tesi. All’epoca non avevo ancora ben chiaro quale strada scegliere per il mio futuro ed in uno dei nostri innumerevoli incontri, nel suo studio a Via di Ripetta, mi disse:”se vuoi diventare uno psicoanalista, non puoi trovare meglio della Società Psicoanalitica Italiana”.
E fu così che iniziai la mia analisi personale e poi il mio training alla S.P.I. Parlare con lui era sempre un’esperienza incredibile, come quando mi raccontò che la moglie spesso si arrabbiava quando la domenica la lasciava sola per andare a fare le supervisioni con Musatti. O come quando il giorno del suo esame di associatura, era convinto che gli chiedessero di parlare dei suoi casi clinici, ed invece la Contessa Tomasi di Lampedusa lo interrogò dal pomeriggio fino all’una di notte sull’opera di Freud. Erano altri tempi, i tempi dei pionieri, e c’era un clima talmente familiare che la mattina dopo fu organizzato un piccolo rinfresco a casa del Marchese della Torretta per festeggiare il suo ingresso alla S.P.I.
Sentire queste storie, i racconti della sua analisi con Perrotti, della sua profonda amicizia con Matte Blanco, di cui mi fece appassionare, era per me, giovane laureando, uno stimolo continuo.
Lo ricorderò sempre così, come il giorno della mia laurea, in cui poco prima della discussione, mi vide agitato e mi chiese cosa avessi. Io gli risposi che ero teso e ansioso. Lui con quello sguardo sornione e irriverente mi spronò:” Ma lo vedi che sei proprio un tontolone! Forzaa, sei bravissimo e chiederò per te il massimo”. Mi diede un bel “buffetto” sulla guancia e la tensione svanì in un attimo…
Grazie di tutto, caro Prof.!
Dr. Alessio Testani, Psicoanalista S.P.I. ed I.P.A., membro del Centro di Psicoanalisi Romano