Maria Naccari-Carlizzi
“Danziamo intorno a un anello e supponiamo, ma il segreto siede nel mezzo e sa”
R.Frost ,1942, cit. da M.P.Bromberg, 2011
Giovanni, “di nuovo bravo” nella seduta-episodio sei, forse conosce questi versi …
Da lunedì tenta di riscattare il suo narcisismo sotto scacco in famiglia e con i pazienti, la parola “controllo”, infatti, ricorre nelle interpretazioni con Alice e Dario, quasi che, rispecchiandosi, stia parlando anche a se stesso come secondo paziente.
Alice si è rimessa dal reiterato T.S. ma non ha ripreso la scuola, ha mantenuto la promessa di non farsi del male. La sceneggiatura non accenna a come abbia contenuto l’angoscia nella sfera mentale nei momenti di solitudine e disperazione, in assenza di un’indispensabile rete protettiva, che prevenisse il rischio di ulteriori condotte autolesive, non risolvibili da subito all’interno di una buona seduta ma solo dopo un lungo lavoro terapeutico!
Nonostante le fragili capacità assuntive ed elaborative di Alice, sottolineate anche dalle lacune della mentalizzazione e dell’attività rappresentativa evidenti nella storia, le interpretazioni e gli interventi di Mari sono incalzanti, precisi, saturanti, il suo tono è però pacato. Quanta Verità Alice è in grado di tollerare davvero, metabolizzandola e che strumenti possiede per smaltire il peso del bagaglio che si porta dietro e che sta iniziando a percepire nella sua complessità? Giovanni, in questa seduta, la tiene saldamente ma l’eccessiva velocità del processo, forse dovuta alle necessità del format televisivo, suona un po’ artificiosa, fa venire in mente le semplificazioni su cinema e psicanalisi di “I misteri di un’anima” di Pabst, 1926 .
L’atmosfera si è bonificata rispetto a prima, da uno studio-bagno, dove l’intimità e la corporeità di Mari era più sovra-stimolante per un’adolescente di un’esplicita self-disclosure, si è passati allo scambio reciproco di sguardi carichi di variegate emozioni e posture mentre emergono in incognito, più significativi forse dei contenuti verbali, gli “elementi muti del setting” (la stanza luminosa del sogno), (Bleger1966), che inizia a farsi “ambiente”per accogliere Alice.
Dopo questa premessa, il sogno: Alice è in una stanza d’hotel con un serial killer, sta per succedere qualcosa di terribile a suo padre,.. lei è disperata per questo ma serena … con l’assassino.
Mari lo decodifica con le associazioni della ragazza e in venti minuti (!) la conduce alla progressiva dolorosa scoperta della sua Veritàquella “che già sa” (Grotstein 2009) con le sue implicazioni. Molti di noi, forse, avrebbero lasciato più tempo al processo per consentirle un percorso graduale più autonomo e più digeribile. L’esposizione massiva ad aspetti scissi della propria personalità ”può infatti” sia influenzare un processo di integrazione che produrre caos” (Barrows, 2007) .
Il segreto che siede nel mezzo, in passato fra Alice ed il padre e, nell’hic et nunc, fra Alice e Mari, è per dirla con Bromberg (2011), una “forma soggettiva di realtà incomunicabile”. Mari percepisce il bisogno della ragazza di comunicarlo e con i suoi interventi l’aiuta a dar voce al non detto. In breve: Alice a sette anni vive in un ambiente “senza limiti e regole”, una sorta di traumatismo diffuso. Non svela alla mamma di aver visto il padre-artista far l’amore con un’altra, perchè è catturata da un’alleanza inconscia con lui, che lei chiama telepatia, il comprendersi senza bisogno di parlare, una sorta di-patto narcisistico – (Kaes2007), che la induce a tacere su questo fatto e denegare la realtà. Alice rimane con la mamma che non riesce a proteggerla dall’ambiente abusante dal punto di vista psichico e, per dirla alla Racamier quasi “incestuale”, né a filtrare l’eccesso di eccitazione a cui è esposta. La madre, ignara dei tradimenti, è percepita dalla figlia come stupida. Alice si sente in colpa e non la guarda in faccia, (forse ha vergogna), ma non le svela l’antico segreto perchè spera ancora che i genitori tornino insieme. Proteggendo il padre assente, perde la madre che non l’ha aiutata a proteggersi da se stessa come, invece, le fa notare Mari, lui fa quando la ragazza lo mette ripetutamente alla prova. Alice riesce a percepire a questo punto la rabbia, prima negata, con il padre per la sua assenza.
Sono molti i modelli psicoanalitici cui fare riferimento. ”La presenza di un segreto determina un vuoto”nella psiche (Masud Khan 1979), un grumo psichico asimbolico. L’eccitazione prodotta dal contatto precoce con la visione della sessualità degli adulti e dalla mancanza del filtro della psiche materna causa carenze della rappresentazione e mentalizzazione, con una conseguente tendenza all’agire (vedi, anche D. Birksted-Breen 2009). Per questo Alice prima prova a trovare rifugio nella danza, che, come interpreta Mari-significa controllo-, poimette in atto il fantasma dell’abuso nel rapporto con Samuele e agisce i tentativi di suicidio. Solo la relazione terapeutica avviando l’integrazione delle sue esperienze traumatiche, la fa sentire, finalmente protetta e emotivamente Toccata. Alice conclude la seduta dicendo – … più controllo di qua dentro!-
Il percorso di Alice è appena all’inizio perchè il lavoro analitico, come sappiamo tutti, va al di là della mera interpretazione del segreto e continua … verso un futuro potenziale.
10-05-2013