Cultura e Società

Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza

19/03/15

di Roy Andersson, Svezia 2014, 100’ 

Trailer: 

Commento di Ambra Cusin

Nella pubblicità dicevano che si trattava di un film esilarante…. Il trailer prometteva bene…. Ha anche vinto il Leone d’oro a Venezia 2014. Sono andata a vederlo per trascorrere una serata serena in buona compagnia…

Il film invece è un test per misurare il grado di perversione umana. Se si ride tutto il film bisogna porsi qualche dubbio sulle proprie capacità di sperimentare senso di colpa.

Al fondo mi è sembrato un gran bel film, profondo e perturbante, come l’ “inquietante enigma che ci abita” ( Bertogna e Cusin 2010, Transmedia, Gorizia ) che fa pensare come l’umanità possa contenere in Sé gradi di orrore e humor diversi molto ben amalgamati assieme.

Il film ha al fondo un unico colore tra il verde pisello e il gialletto “cucina del convento” anni cinquanta. Un colore che non cambia mai, uno sfondo su cui varie storie si intrecciano. A momenti si viene travolti dalla noia e poi improvvisamente un particolare ci risveglia facendoci ridere, ma anche spaventandoci. È un inno all’egocentrismo, all’indifferenza, ma soprattutto una raccolta di frasi tremendamente banali che certamente ognuno di noi ha detto. Viste in una luce che ci farà vergognare di noi stessi. Surreale e gelido nel suo humor che gioca sui paradossi: due venditori cercano di commerciare i loro prodotti “per far divertire la gente” con una faccia da TSO (trattamento sanitario obbligatorio) per depressione. “I denti da vampiro vanno sempre molto… Questi sono extra lunghi… Poi abbiamo la risata per le feste in casa o in ufficio (si sente una risata ossessivamente ripetitiva tipo quelle dei telefilm americani per adolescenti contenuta in un sacchettino minuto) … Infine la maschera di zio Dentone…”. Tutti oggetti che non fanno ridere nessuno e vengono venduti in ambienti altrettanto tristi come a dirci che oggi c’è ben poco da ridere… Guerre in ogni dove, truffe miliardarie al fisco… Arrivismo, competizione cinica e altre amenità…

Ma certamente il momento veramente esilarante è quando in un bar anni cinquanta, sempre giallino verde pisello, entrano i due venditori mentre qualcuno parla al cellulare e improvvisamente arriva un’armata a cavallo, di un’epoca passata non ben specificata (scopro poi in un commento su internet che si tratta del XVIII secolo e il re è re Carlo XII di Svezia) che caccia tutte le donne dal bar a frustate e colpisce con durezza chi gioca d’azzardo alle macchinine…! (penso che già su questo, in un cineforum,  si potrebbe discutere ore). La scena è totalmente onirica…ma se la guardate con attenzione, oltre a farvi ridere, vi fa riflettere… Sull’esistenza umana appunto.

Ma quando, nella sezione homo sapiens, vediamo una donna totalmente indifferente che parla al cordless mentre una scimmia viene torturata durante un esperimento “scientifico” (sic!), ci chiediamo che cosa stiamo guardando!! Io non ci ho dormito la notte per l’angoscia e l’orrore, più che per la tortura, l’orrore era per l’indifferenza umana, per quel senso di ovvietà che impedisce di pensare di cui parla Amati Sas in molti dei suoi scritti. Meno male che poi la mia mente ha ripreso a funzionare grazie al pensiero di una persona che conosco la quale, per professione, anima immagini statiche.  Ho potuto rendermi conto così che il tutto era una splendida, tecnologicamente parlando, montatura. Mi sono rilassata.

Il resto lo lascio a voi.

È un film certamente di nicchia, ma che non va perduto perché è un gioiellino che non ci risparmia niente. Se stiamo precipitando nell’indifferenza verso tutte le brutalità che ci aggrediscono ogni giorno tramite i social e  i media, questo film aiuta a svegliarsi.

Se vi addormentate sappiate che è una difesa!

Febbraio 2015

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

"The Substance" di C. Fargeat. Recensione di A. Buonanno

Leggi tutto

"Berlinguer. La grande ambizione" di A. Segre. Recensione di R. Valdrè

Leggi tutto