Parole chiave: fato, caso, tradimento, coppia, eros
Autore: Amedeo Falci
Titolo: “Un colpo di fortuna (Coup de Chance)”
Dati sul film: regia di Woody Allen. GB, Francia, 2023. 99 min.
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=eDn4ON1dUYg&ab_channel=LuckyRed
Genere: romantico, thriller.
IL CASO E (È) IL FATO
[Warning: qualche spoiler]
Primo tempo. L’amore sboccia. Lei e lui, ex- compagni di scuola, si incontrano per puro caso a Parigi. Lui confessa di averla sempre amata. Lei ha qualche esitazione, perché è sposata, ma poi ci sta. Secondo tempo: le cose si complicano.
Non è nuovo nella filmografia di Woody Allen il tema del caso, del ‘coup de chance’ che titola, appunto, questo suo ultimo cinquantesimo film. Occorre forse distinguere, nella sua estesa produzione, tra gli interventi del fato e del destino, e il ruolo del puro caso. In opere come Scoop (2006), Blue Jasmine (2013), Irrational Man (2015), Café Society (2016), La ruota delle meraviglie (2017), Un giorno di pioggia a New York (2019), certamente vi è l’intervento della mera casualità.
Sarebbe interessante analizzare quanto Woody Allen intenda riferirsi al dominio di una pura casualità, fuori da qualsiasi predestinazione, oppure se intenda riferirsi ad un’altra forma misconosciuta, eppure erompente, di fato o destino.
Tento di abbreviare rispetto alle discordanti opinioni sulla sovrapposizione o differenziazione dei termini di ’fato’ e ‘destino’. Il termine ‘fato’ [fatum, partic. pass. da fari, dire, parlare] ha una spessa ascendenza storica e filosofica nel mondo classico antico. Mentre ‘destino’, anch’esso termine di origine latina, ha più modernamente sostituito, nell’uso corrente della lingua italiana, il termine precedente. Qui farò riferimento a ‘fato/destino’ come un concetto unitario.
Se nell’accezione latina fatum è, per l’appunto, quanto è stato detto, stabilito al di sopra, al di là dell’uomo — nella filosofia greca il concetto di ‘fato/destino’ è reso come μοῖρα εἱμαρμένη, ‘moira eimarmene’ [mi scuso per l’approssimativa resa in lingua italiana], vale a dire la parte che a noi umani spetta, sia come volere delle divinità sia come imperscrutabili leggi della natura. In ogni caso, questa nozione di ‘fato/destino’ è intrisa di quell’insieme di necessità, causalità e regolarità che dirige gli eventi terreni, e da cui è impossibile sfuggire.
Queste concezioni di ‘fato’ smontano non poco l’idea di una casualità ab-soluta da qualsiasi vincolo esterno ed interno. Non solo filosoficamente, ma anche nelle concezioni filmiche di Allen. Il quale si è ben posto certamente altrove il problema del caso che decide, ma anche della scelta e del libero arbitrio, e quindi della riflessione morale. Ricorderei, in proposito, Crimini e misfatti (1989), Sogni e delitti (2007), Blue Jasmine, Match Point (2005), La ruota delle meraviglie, in cui i personaggi si confrontano con il caso, ma anche con le proprie irredimibili colpe.
Se il fato è rileggibile come un dare ordine alla natura e alle azioni umane, in quest’ultimo Woody Allen il caso appare come un ‘caso/fato’ che solo in parte scombina l’asse prefissato della vita. Interviene a turbare il determinismo dell’ordine matrimoniale borghese di Fanny/de Laâge e di Jean/Poupaud. Ma questo caso è anche leggibile come un altro determinismo fatale che interferisce con il primo fato. È stato casuale, ma anche destinale, che Fanny incontrasse Alain/Schneider. Si aspettavano dai tempi della scuola. Era scritto. Come in ogni trama narrativa romantica che si rispetti, direbbe Eco, l’amore folle degli amanti è sempre apparentemente prodotto dal caso (Paolo e Francesca per dirne uno), ma ognuno di essi pensa che il loro incontro fosse scritto da sempre. Così come sono casuali — ma anche destinali — il ritrovamento del manoscritto nel cassetto segreto, ed il risolutivo colpo di scena finale. Paradossi logici: il vero, ultimo ‘fato’ non è forse un ‘fato’ segreto e sconosciuto che si traveste da caso?
Anche se lo stesso Allen ha citato la vicinanzatematica di Un colpo di fortuna a Match Point (alcune parti della trama lo ricordano) i due film appaiono nettamente diversi per la loro posizione di fronte alla questione morale. Match point, uno dei più complessi e ‘filosofici’ (e grandi) film di Allen, è centrato appunto sull’incalcolabile e casuale ‘scelta’ della pallina di cadere da un lato o dall’altro della rete, ma anche sulle dostoevskijiane conseguenze morali della scelta di uccidere (chiedere a Raskolnikov).
Un colpo di fortuna, in realtà, presenta estremamente diluite tutte queste precedenti riflessioni del regista sulla casualità della vita e delle scelte umane, sulle conseguenze morali o sui vantaggi/svantaggi del male.
Che ne è dunque del Woody Allen psychoanalytically friendly che ha dedicato, simpaticamente, tanta filmografia alle nevrosi del vivere, dell’amare, della sessualità, ai conflitti interiori, e, sia pure ironicamente, alle sofferenze psichiche? In quest’opera, che sembra un addio ai grandi temi della psicoanalisi, i personaggi del film appaiono come marionette appiattite e strapazzate tra determinismo del loro ‘fato’ e irruzioni del caso.
Tutto è cosi amabilmente aggraziato e leggero, troppo leggero persino, in questo film. Vediamolo pure come omaggio ad una grande geniale personalità del cinema. Ma non pensiamo di ritrovare il Woody Allen dei film precedentemente citati. Il nostro amato ottantenne gratta stancamente dal fondo del barile delle sue precedenti (brillanti) idee, senza riuscire in una vera dark comedy. Poco accurata la direzione degli attori: il personaggio del marito, ad es., passa senza mediazioni dall’essere un fessacchiotto infantile che gioca con i trenini, ad un uomo tragico tradito negli affetti, ad un caricaturale ridicolo marito geloso, ad un furbo affarista senza scrupoli.
Ed infine, concludendo, dopo tanta psicoanalisi, dopo tanto rappresentare, sia pure ironicamente, inconscio, desideri, pulsioni ed amabili nevrosi, allora a governarci è solo il caso? (o si tratta di un altro nome del ‘fato’?)
Dicembre 2023