“Tutto sua madre” di Guillaume Gallienne
Breve commento di Gina Ferrara Mori
Ho visto finalmente il film “Tutto sua madre” e ho letto la recensione che ne ha fatto Rossella Valdrè condividendola e apprezzandola.
Desidero aggiungervi due mie considerazioni:
1) nel film i “divani”, è vero un po’ ridicolizzati, possono esser pensati come tempi non inutili, ma tempi senza risultati (come succede nelle esperienze di analisi con pazienti molto difficili da raggiungere) che raccontano prove sperimentate dal paziente di pensare su di sé, di distendersi, di essere ascoltato anche senza essere capito; forse tempi preparatori agli insight futuri?
2) è evidente quanto sia stato determinante nel travaglio identitario dell’adolescente Guillaume la presenza del personaggio-padre, quella che emerge con la visione di pezzi dei loro rapporti determinanti le intense traumatizzazioni ed i conseguenti vuoti dissociativi.
La ricerca psicoanalitica sulla funzione paterna oggi è molto ricca di apporti e questo film ci dà una versione illuminante, non solo delle “oppressioni materne”, ma anche di quelle paterne che le rinforzano, spesso precludendo le vie d’uscita dalla elaborazione del trauma (non nel finale di questa drammatica storia).
Giugno 2014