Nel Nuovomondo i fiumi sono di latte e i palazzi hanno più di cento piani. “io non so nuotare, ma mi farei volentieri un bagno in un fiume di latte!” dice sognante Salvatore. Sono i racconti che i disperati si fanno nella stretta stiva della nave che attraverso il grande mare Oceano li porterà all’America; in sostanza una fantasia necessaria – forse semplicemente una bugia – che ti dia ragione per l’assurdo viaggio che ti strappa a ciò che era fino a quel momento la tua quotidianità. Pietro, da quel momento ha smesso di parlare ed esegue meccanicamente i compiti che a Ellis Island i funzionari gli impongono; Fortunata Mancuso, gli zigomi belli, scolpiti come il volto di Claudia Cardinale, che attacca tutto quello che viene da quel nuovo un mondo: “Chi siete vossia, domineiddio che potete decidere chi è buono e chi no!” Quel viaggio per lei non è una possibilità, ma una perdita: “Papà, nonna mi disse che vuole tornare a casa e vuole che noi restiamo qui!”. Nonostante si vada in America, il paese dei fiumi di latte e dei palazzi di 100 piani, partire non è facile: “Dobbiamo partire o restare? Che dobbiamo fare? Dacci un segno… noi aspettiamo qui”.
Per deciderlo, Salvatore e suo figlio vanno in penitenza fino al crocefisso sulla montagna e il segno saranno le fotografie in cui tutto è gigante: qualcosa a metà fra l’allucinosi e l’incubo. Psichiatri e psicoanalisti sanno che per cercare un Nuovomondo non basta che sia l’America dove tutto è incredibilmente enorme, ma il tuo mondo, quello da cui parti e che vuoi lasciare, deve essere inospitale, di pietra. Nel film il vecchio mondo non solo è di pietre secche e aguzze, ma è incredibilmente desertico; l’aria rarefatta ed incestuosa. Il Nuovomondo, quindi è l’apertura di nuovi spazi. Per questo verrà la paura: “l’immagine, quando verificata può essere disperante” (Yeats). Improvvisamente, nel film, si passa dal deserto della campagna siciliana all’aria affollata del porto da dove si parte per l’America: una scena bellissima e toccante separerà la folla che è a terra da quelli che sono assiepati sulla nave; la ripresa è dall’alto e da quel vertice, quelli che rimangono non si distinguono da quelli che partono finché la nave comincia a scostarsi, lenta, dalla banchina.
Il viaggio sul grande mare Oceano è bello. Ha fatto venire in mente l’atmosfera gialla e sudata degli ambienti di Querelle de Brest di Fassbinder (o, almeno per come io me la ricordo…): è la parte del film più sognante, forse perché il viaggio non è segnalato da alcuna nave, ma dagli ambienti angusti, dalla fatica per la sopravvivenza, dalla difficoltà di condividere contiguità intime e lo stesso mare che si pone sullo sfondo appare surreale, lontano dai personaggi che non guardano mai al mare, ma sono solo presi dalla meta. Non c’è neanche lo spazio per affetti e le storie d’amore sono scarne e solo necessarie: “La sign.na Luce mi ha guardato e tutti devono portare rispetto alla sign.na Luce!”. Salvatore avrà il tempo di prepararsi per il cambiamento imminente dove “noialtri bisogna andare all’America vestiti da principi”; lascia i suoi baffi alla barca nel mare oceano: “sembrate più giovane senza barba” gli dice Luce. Ma Salvatore si emoziona “”io sono ancora giovane!”
Elisa da alcuni mesi trovava difficile stare nella casa famiglia dove vive da molti anni. Era appena riuscita ad incontrare il figlio che non vedeva da 11 anni e che ora ne ha 19… c’era la possibilità che lui tornasse per alcuni giorni a trovarla a Roma: ma non è stato possibile… ci sono state delle difficoltà! Finché ha incontrato un nuovo uomo: “dottore, ho trovato l’uomo della mia vita!”. I tempi sono improvvisamente diventati veloci e per Elisa il cambiamento non poteva tollerare la scansione semplice dei processi: il cambiamento ha assunto la velocità della folgorazione. Per tenerla è stata ricoverata, ma è scappata con il suo uomo che qualche giorno fa ha minacciato tutto il servizio e neanche la polizia riusciva a fermarlo… Qual’è il Nuovomondo che sta cercando? Tutti noi sappiamo che sarà respinta da Ellis Island dove per lei tutto è ostile e Ellis Island è, per definizione, il primo grave crollo della eccitante fantasia che i fiumi di latte, come alle origini della vita, ti stiano apettando desiderosi di concedersi al tuo bisogno. A qualcuno dei miei colleghi che con me da 20 anni seguono Elisa ho confessato un dubbio in cui cerco di cogliere le possibili ragioni di un viaggio così pazzo e senza meta, dal fallimento sicuro. Anche Leonardo e Anna e Giuliana riconoscono che in questi ultimi anni Elisa era pronta per uscire dalla casa famiglia, ma la realtà delle istituzioni è stata per noi stessi più dura di quello che si può sostenere… Deve essere stato difficile anche per noi, forse perché – evidentemente – Elisa che esce dalla casa famiglia ha a che fare anche con la nostra vita… Forse Elisa deve aver sentito la nostra fatica (forse si tratta di delusione….) a poterla trattenere ad Ellis Island perché ad Ellis Island incontri gradualmente il Nuovomondo e la possibilità di incontrare tuo figlio che hai lasciato 15 anni fa, e puoi incontrare un uomo che si prenda cura di te anche se all’inizio non è innamorato:
“… Quanti anni avete, Salvatore Mancuso?”
“37…”
“Riconoscete la qui presente come vostra fidanzata?…”.
“Salvatore – confessa Luce – devo però dirle che non mi sposo con voi per amore!”
“Vossia non deve avere fretta, queste cose poi vengono…”.
Elisa non riesce più ad aspettare e forse deve aver sentito che anche noi non riusciamo più ad aspettare e, come purtroppo puntualmente accade in questi casi, Elisa si fa carico della nostra incapacità di tener fede a quello che forse in questi anni le abbiamo promesso e che ora non si vede: “dov’è l’America?” chiede Salvatore a Luce.
“E’ là.. non si vede per la nebbia…”
“Ma come sono questi vetri?”
“sono vetri orbi… forse da quelli su in alto si vede… saliamo.!” Da lì si vede qualcosa di impossibile:
“Ma sono quelli i palazzi?… sembrano delle torri…. Sono palazzi forse anche di 100 piani… ma come si sale?”
“dentro una scatola che ti porta sopra… Ma le bestie ci possono entrare?”
“… si certo anche le bestie…”
“Ma io non voglio la casa in alto… voglio la casa sulla terra…”
Salvatore è quello che è salito più in alto e forse per questo vede più lontano: “Io vorrei vivere in una casa in cielo…”
Il film è bello e parla della fatica dei sogni quando questi diventano percorsi. Forse la funzione dei sogni è quella di segnalarti una meta quando non si vede nemmeno, ma il destino del sogno, quando va bene, è di diventare una storia che si è nascosta in un sogno forse proprio perché è doloroso realizzare: “Ma noi siamo arrivati fin qui, per separarci? Io non capisco questo ragionamento!”. Salvatore Mancuso scopre solo quando sta per lasciare Ellis Island per andare all’America che realizzare un sogno significa separarsi: ora si capisce tutto il film! E’ sin dall’inizio che si fa fatica a lasciare la propria terra, le bestie. Prima di partire bisogna liberarsi dalle serpi che ti possiedono nel corpo e, infatti non sei tu a poter prendere la decisione: “dacci un segno… noi aspettiamo qui”. La stessa sig.na.Luce è uno strano oggetto: appartiene al Nuovomondo che, però viene a cercarti e ti viene incontro: “Vi chiedo scusa, Salvatore, volete sposarmi?… quando saremo ad Ellis Island dovrete venire a cercarmi e dire che siete il mio fidanzato…”. Forse per questo Salvatore comincierà a cambiare già da quando è sulla nave. Il film non lo dice, ma lo lascia intuire: Pietro e Fortunata Mancuso non sanno lasciare la propria terra e le bestie e le pietre della Sicilia e, pertanto, torneranno indietro perché solo quelli più capaci riescono a migrare (N. Losi, 2000).
Il passaggio all’America si compie nel sogno che prende forma per uno, mille personaggi che lasceranno la terra ed approderanno in nuovi luoghi. Che il passaggio si compie nel sogno e nel latte è una bella immagine che fa pensare ai cambiamenti quando diventano possibili.
Allora, sui titoli di coda che cominciano a scorrere ho pensato a Laura che da un po’ di tempo mi propone sogni in cui è in una piscina con tanti altri…. che prende lezioni da un maestro… Finalmente, attraverso la piscina sente di poter contattare gli altri… un liquido spesso caldo che ti tiene unito agli altri…Intanto, sullo schermo prima due, poi mille braccia nuotano in un mare di latte che ti fa entrare nel Nuovomondo. L’inquadratura li osserva sempre più dall’alto. Quegli uomini che nuotano lenti diventano sempre più numerosi, ma senpre più piccoli e il loro gesto è già diventato indistinguibile…
“Non basta che questa generazione abiti ora Brasilia,
deve anche abitarla in modo tale da lasciare qualcosa
che la renda un luogo ancora migliore per le generazioni
che l’abiteranno in futuro”
(Bion, 1975, 123)