Autore: Elisabetta Marchiori
Titolo: Miss Marx
Dati sul film: regia di Susanna Nicchiarelli, Italia, Belgio, 2020, 107’, in concorso
Genere: biografico, drammatico
Con “Nico, 1988” – Miglior Film della Sezione Orizzonti alla 74esima Mostra del Cinema – Susanna Nicchiarelli ha raccontato gli ultimi anni travagliati e la tragica fine, a quarantanove anni, della bellissima e disperata Christa Päffgen, detta Nico, icona della musica rock degli anni ’70 e protagonista della beat generation. Ebbe un figlio, mai riconosciuto, da Alain Delon, con gravi problemi psichiatrici e istinti suicidi.
Con “Miss Marx” – in concorso in questa 77esima edizione e nella rosa dei vincitori – la regista fa un balzo indietro nel tempo, a metà del 1800, portando in scena il ritratto e la vita di una donna importante per l’epoca: Eleanor Marx, soprannominata Tussy, sestogenita di Karl Marx, l’unica inglese per diritto di nascita.
Tussy è stata una militante socialista, attivista per il movimento delle donne e nella lotta contro il lavoro minorile, oltre che traduttrice, morta suicida a quarantatrè anni. Non ebbe figli da quella sua relazione passionale e infelice con il socialista Edward Avelling, che sperperò tutte le loro finanze e la tradì ripetutamente.
La Nicchiarelli ha scelto per i due ruoli a attrici con tratti simili, di grande espressività, e una fisicità potente, Trine Dhyrom per Nico e Romola Garai per Tussy, rendendole protagoniste assolute, circondate da personaggi secondari cui dà – forse intenzionalmente – poco spazio e poca profondità.
Quello che la Nicchiarelli mette in luce è che i conflitti profondi, la lotta tra le istanze psichiche, la vulnerabilità affettiva conseguente alle esperienze precoci della vita, l’assenza o l’invasiva presenza delle figure genitoriali di riferimento sono questioni senza tempo, che riguardano l’essere umano e l’inconscio personale e collettivo, con le infinite sfumature che il tempo in cui si vive può dare.
“Miss Marx” è un film in costume dall’impianto tradizionale, che forse tende a scivolare nel melodramma, ma ha guizzi di originalità, oltre che una sorprendente colonna sonora che mescola pezzi classici, eseguiti in chiave contemporanea dal gruppo Gatto Ciliegia, e canzoni dei Dowtown Boys, band punk rock americana. La fluidità della narrazione è interrotta da immagini di repertorio e dalla lettura di frammenti tratti da scritti di Eleanor e del padre, che indicano uno studio approfondito sull’epoca, sulle biografie e sulle opere dei Marx.
La Nicchiarelli è capace di fare film di respiro internazionale, capacità più unica che rara nel nostro panorama registico, ed è un peccato che, forse un po’ come le sue eroine, il suo anelito all’originalità, all’uscita dagli schemi, insomma, alla libertà, sembri rimanere talvolta imbrigliato in un eccesso di razionalità, forse di idealizzazione.