Giuliano Montaldo, 2011, Italia, 94 minuti
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Giudizio: **** 4/5
Genere: drammatico
Recensione: Un industriale che ha ereditato la sua azienda dal padre si trova in cattive acque a causa della scarsa vendibilità del suo prodotto. Le banche gli rifiutano ulteriori finanziamenti con umilianti modalità. La ricerca di partners internazionali sembra destinata a fallire..nessuno più crede nella possibilità di una soluzione.Ma il protagonista, un Favino molto ispirato, lotta strenuamente contro il fallimento, che comporterebbe il licenziamento delle maestranze, alcune delle quali conosce da quando era bambino. Potrebbe contare sugli aiuti della ricca suocera, ma il suo orgoglio glielo impedisce. La tensione e l’amarezza lo allontanano dalla moglie, ed anche il rapporto coniugale va in crisi. Debole e poco credibile è la descrizione delle reazioni della bella e brillante coniuge, architetto di successo. Non aiuta la non convincente recitazione dell’interprete (Carolina Crescentini)
Perché andare o meno a vedere il film?: nonostante i difetti, è un efficace descrizione di situazioni oggi all’ordine del giorno: la crisi economica e finanziaria con le sue implicazioni psicologiche. Bellissima l’ambientazione in una Torino livida, che riflette i sentimenti del protagonista.
Qual e’ lo specifico psicoanalitico: le ferite narcisistiche legate al confronto con una figura paterna idealizzata (mito del self made man) e con i pari: l’avvocato che dovrebbe fare l’interesse dell’azienda e pensa più a se stesso e soprattutto con la moglie, che non ha problemi né di denaro né di carriera. Anche la moglie stessa potrebbe aiutarlo economicamente, ma il marito, così come rifiuta il suo aiuto psicologico chiudendosi in se stesso rifiuta anche il suo aiuto materiale. Poiché si comprende che ne è molto innamorato, e geloso, il suo comportamento verso di lei fa pensare a forti difese nei confronti della dipendenza affettiva. La figura della suocera, poi, unico genitore vivente della coppia, descritta come avida, arida e materialista, potrebbe rappresentare una cattiva madre interna del protagonista, con cui rischia di confondersi anche l’amata moglie, e ciò spiegherebbe meglio la strenua difesa della propria autonomia contro la dipendenza.
Gennaio 2012